di Marco De Martin
Padova è la città universitaria per antonomasia nel nord-est: l’Università ha festeggiato nel 2022 gli 800 anni dalla sua fondazione, traguardo che i dirigenti celebrano insieme all’aumento considerevole di iscritti e iscritte per l’anno 2022/2023. Al contempo però la città vive anche la più grossa crisi abitativa della storia recente, confermata dai dati (una stanza singola costa in media 439 euro al mese, +40% rispetto al 2021) e da chiunque abbia cercato casa tra l’estate e l’autunno: trovare una stanza è diventata un’impresa infernale, che causa stress e sfinimento oltre al rischio di truffa da parte di finte agenzie immobiliari. Gli studenti sono una delle categorie che più soffrono questa situazione, e moltissimi hanno dovuto rinunciare a frequentare l’università.
In questo quadro desolante si inserisce la politica. Il governo Draghi tramite il Pnrr ha stanziato 960 milioni di euro per lo student housing con l’obiettivo di aumentare i posti letto disponibili nelle città universitarie e favorendo soprattutto il coinvolgimento di capitale privato, tramite una serie di agevolazioni tra le quali spicca un regime di tassazione simile a quello riservato all’edilizia sociale. A gennaio 2022 il Ministero dell’Università e della Ricerca ha pubblicato un primo bando da 467 milioni (di cui 300 provenienti dal Pnrr) che prevede il cofinanziamento fino al 75% per la realizzazione di alloggi e residenze. Uno stimolo economico in pieno stile Draghi che interpreta in termini di bandi e di competizione per le risorse l’accesso al diritto allo studio. Il governo Meloni non è da meno e dimostra come la destra, nonostante i veementi discorsi sulla sovranità economica e decisionale, una volta al potere sia fortemente allineata alle politiche economiche neoliberiste. A novembre viene infatti convertito in legge il dl 144/2022 che offre 660 milioni di euro del Pnrr agli investitori privati che forniscano posti letto per studenti. La legge è l’opposto di un intervento strutturale ed è un regalo alle imprese, che verranno pagate per ospitare studenti a tempo determinato (fino al 2026) e godranno di un regime fiscale generoso.
Sul piano cittadino la giunta Giordani si è distinta per una politica largamente permissiva nei confronti dei fondi d’investimento e dei grandi costruttori: negli ultimi anni sono stati concessi una serie di permessi per l’edificazione o la ristrutturazione di studentati privati caratterizzati da affitti proibitivi, che andranno a modificare lo spazio cittadino con forti ripercussioni sociali. Dai piani alti si scommette sul continuo aumento della popolazione studentesca, nonché dei flussi economici da essa generati, e si identifica nell’investitore privato una soluzione al problema degli spazi; tuttavia non si propone una soluzione al problema dei costi, poiché il privato può fornire le strutture ma non ha interesse a calmierare i prezzi. La presenza di nuovi studentati privati a Padova non solo non farà abbassare gli affitti delle case, ma verosimilmente contribuirà a una loro stabilizzazione verso l’alto.
Pesa come un macigno (ma non stupisce) l’atteggiamento indifferente della Regione Veneto, in mano alla Lega, che in più occasioni ha dimostrato di non credere nel diritto allo studio. L’ESU – Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario è l’ente pubblico incaricato dalla Regione di gestire residenze, mense, borse di studio e contributi per gli Erasmus; si tratta di un’azienda a tutti gli effetti, suddivisa nelle tre sedi di Padova, Venezia e Verona, nella quale i presidenti del CdA ricevono una nomina politica dal governo regionale. Il bilancio dell’ESU di Padova è in attivo, tuttavia le associazioni studentesche denunciano continuamente come i servizi messi in campo non siano lontanamente sufficienti a garantire alloggi, ristorazione e borse di studio agli studenti, migliaia dei quali pur avendo diritto alle agevolazioni ogni anno rimangono in balia del privato. L’esistenza di migliaia di studenti denominati “idonei non beneficiari” è un’ammissione implicita del disinteresse rispetto al diritto allo studio, traducibile come “hai i requisiti per ricevere le agevolazioni, ma non le otterrai perché i fondi non sono sufficienti per tutti”.
Come già abbiamo scritto, il diritto all’abitare a Padova è sotto attacco. Una politica da un lato permissiva nei confronti dei grossi investitori privati e dall’altro restia ad investire nell’edilizia pubblica contribuirà ad impedire agli studenti delle classi popolari l’accesso alla più alta forma di istruzione, l’università, per l’impossibilità di permettersi un alloggio in città. Queste dinamiche, favorendo la tendenza generalizzata a un aumento dei prezzi immobiliari, facilitano il processo di turistificazione che sta trasformando Padova in una vetrina adatta solo a brevi soggiorni all’interno dei sempre più diffusi AirBnB, in un centro storico immacolato e luminoso contrapposto a quartieri e periferie cementificati e socialmente aridi, che subiscono ugualmente un aumento degli affitti. L’edilizia popolare e studentesca è la risposta più urgente: solo un intervento pubblico può generare alloggi economici indipendenti dall’ottica del profitto che permettano a cittadini e studenti di vivere la loro città.
Vediamo quali sono i progetti esistenti per la creazione di nuovi studentati privati, partendo da quelli che prevedono la costruzione di nuovi edifici.
LE RESIDENZE PRIVATE
Area ex Ifip in viale della Pace. Si tratta del terreno situato nei pressi della stazione dei treni, tra via Tommaseo e viale della Pace, dove sorgono la chiesa della Pace, il Palazzo di Giustizia e la Coop. Questo strategico appezzamento è stato acquistato dalla Industrie edili holding di Agostino Candeo e Alberto Romano Pedrina, azienda tra i principali attori immobiliari della città che si occupa di costruzione di appartamenti e uffici. L’investimento da 60 milioni di euro prevede l’innalzamento di due edifici da più di dieci piani, rispettivamente uno studentato e una casa di riposo per anziani. Il progetto è stato ridimensionato dal Piano Boeri, che ha costretto gli impresari a ridurre la cementificazione del 35%, e prevede un parco e una camminata ciclopedonale sopraelevata che collegherà l’area all’ex Piazzale Boschetti, ora parco Tito Livio. Il progetto ha attirato le critiche di Tutta Nostra La Città, che evidenzia come l’area subirà un’ulteriore cementificazione che andrà ad impermeabilizzare il terreno e contribuirà alla gentrificazione della zona, dato che non è chiaro se il parco sarà fruibile liberamente dai cittadini o se sarà presidiato da vigilanti. Lo studentato avrà 430 posti letto, verrà costruito entro due anni per poi essere ceduto a un fondo americano che a sua volta ne affiderà la gestione a un fondo austriaco specializzato.
Area Pp1 ex Gasometro in via Diego Valeri. Quest’area di 30.000 metri quadrati è la più ampia zona non edificata vicino al centro storico di Padova, e si trova di fronte all’area ex Ifip che abbiamo esaminato poco fa. Si tratta di un terreno caratterizzato da un suolo inquinato per via del suo precedente utilizzo come sito di produzione di gas per illuminazione e riscaldamento, e necessita quindi di una bonifica. In seguito alla dismissione dell’impianto per il gas l’area è rimasta in stato di abbandono, nonostante i diversi tentativi da parte dell’imprenditoria veneta di accaparrarsela per trasformarla in un distretto di lusso. L’ultimo capitolo di questa vicenda è l’acquisto da parte del fondo britannico Stonehill Building di 6.000mq di terreno (il pagamento, a rate, è ancora in corso e verrà completato a settembre 2023) che verrà destinato alla costruzione di uno studentato privato con 500 posti letto.
Area ex Rizzato in via del Pescarotto. Molto meno discusso del precedente, questo appezzamento è situato tra il Fiore di Botta, sede del polo didattico di Biologia e Biomedicina, e il parco Europa. Precedentemente di proprietà del gruppo Rizzato Calzature, è stato acquistato per 10 milioni di euro dal gruppo Aspiag (del quale il sindaco Giordani era amministratore delegato negli anni 90), concessionario del marchio Despar per il nordest. Non è ancora chiara la destinazione dell’area, ma la destinazione più probabile sembra essere uno studentato universitario.
Per quanto riguarda invece i progetti di ristrutturazione di edifici esistenti da destinare all’edilizia studentesca, segnaliamo 5 progetti privati.
Ex provveditorato a Pontecorvo. È un edificio novecentesco quello di via Sanmicheli costituito da sei piani più uno interrato, antenato dell’odierno Ufficio scolastico regionale, nonché in passato meta di molte proteste di studenti e lavoratori precari della scuola, in quanto organo amministrativo con competenza su bandi, graduatorie e borse di studio. Di proprietà della Provincia fino al 2015, venne ceduto per 4,4 milioni di euro alla Cassa Depositi e Prestiti e infine acquistato a febbraio 2022 dal fondo immobiliare inglese Setha ltd per 4 milioni e 420 mila euro. Giordani e l’assessore Bressa descrivono il progetto come un esempio virtuoso di rigenerazione urbana, poiché il fondo londinese intende mantenere la struttura originale ristrutturando gli interni e l’esterno e fornendo alloggio a 130 studenti.
Ex cooperativa tipografica in via Fra Paolo Sarpi. Questo edificio abbandonato è stato acquistato a gennaio 2022 dal fondo francese Groupe Reside Etudes, con l’intento di farne uno studentato con 140 camere. Giordani in un post afferma che il progetto avrà un costo di circa 6 milioni di euro, sarà inaugurato entro l’estate 2024 ed è reso possibile da un accordo tra Comune e Università.
Ex convitto Sacro Cuore in via Belzoni. Situata in zona Portello e dunque estremamente appetibile per via del flusso continuo di studenti che attraversa la zona, questa struttura di proprietà della chiesa fungeva da orfanotrofio fino al 1943, anno in cui fu distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, per poi essere ricostruita e adibita a convitto femminile per studentesse. Nel 2019 una joint venture composta da due fondi d’investimento israeliani ha iniziato a mostrare interesse per l’edificio, ampio circa 10.000 metri quadrati, e nel 2021 la società ha concluso il pagamento di 20 milioni di euro. L’accordo con il Comune e l’università è di creare un campus universitario da 300 stanze, circa 400 posti letto, ma anche aule studio e spazi per i professori e per le lezioni universitarie (tra i quali la chiesa sconsacrata presente all’interno del complesso).
Hotel Abritto a Borgomagno. Il palazzo in stile liberty era sede di un albergo fino al 2005, poi è stato abbandonato. L’assessore all’edilizia privata Bressa si vanta di aver facilitato l’accordo tra i proprietari Andrea Buso e Claudio Giraldi (che restaureranno l’edificio con una spesa di 2,5 milioni di euro) e i futuri gestori Angelo Pellegrino e Massimo Piarulli di BedStudent, che si occuperanno del mobilio e del servizio. BedStudent è una società immobiliare che dalla sua nascita nel 2019 ha accumulato più di 250 stanze tra il centro e il quartiere Forcellini, che affitta in co-abitazione a un prezzo medio di 520 euro al mese. Entro il 2024 andranno ad aggiungersi i 120 posti letto in 70 stanze dell’ex Hotel Abritto alle porte dell’Arcella, al modico prezzo di 550 euro al mese. Questo non ha impedito a Sergio Giordani di esultare per questo ulteriore tassello di gentrificazione, che lui non esita a definire “il bene della nostra città”.
I proprietari di BedStudent inoltre si sono aggiudicati a fine 2020 l’appalto di gestione di tutta l’international housing dell’Università di Padova: UNIBEDS, “una sorta di Booking.com” per gli studenti internazionali intenzionati a studiare in città.
Due torri in piazza Giovanni XXIII a Padova Est. A dicembre 2022 il gruppo Finint Investments SGR ha dato vita al fondo immobiliare “Pitagora” tramite il quale ha acquistato le due torri di proprietà Intesa Sanpaolo, nelle quali intende ristrutturare i 57 mini appartamenti per realizzare 120 posti letto da destinare alla popolazione studentesca. Il fondo ha l’obiettivo di raccogliere 100 milioni di euro per la riconversione di vecchi immobili dismessi in alloggi per studenti, non solo a Padova ma anche in altre città dove sono presenti atenei con più di 15.000 studenti (qui il comunicato stampa).
I PROGETTI DI ESU
Concludiamo l’articolo con una panoramica sugli studentati pubblici gestiti dall’ESU: il sito di UniPD dichiara 1600 posti letto messi a disposizione degli studenti, di cui 230 riservati a studenti Erasmus, a cui se ne aggiungono altri 900 convenzionati in istituti privati senza scopo di lucro. Una cifra che pare ben poca cosa per un ateneo che ha superato i 70.000 iscritti proprio in quest’anno accademico. Questa carenza, insieme all’aumento del prezzo degli affitti, è stata al centro delle mobilitazioni studentesche di ottobre, durante le quali gli studenti sono scesi in piazza per chiedere alle istituzioni un incremento degli alloggi in strutture pubbliche. L’ESU di Padova è stata costretta ad attivarsi e ha predisposto a dicembre 149 nuovi posti letto tra Padova e Vicenza, un numero insufficiente rispetto ai 1300 studenti, definiti “idonei non assegnatari”, che rientrano nelle fasce Isee prestabilite ma che non vedranno nessuna agevolazione.
Collegio dei Comboniani in via di Verdara. Il progetto più rilevante, per il quale a maggio 2022 sono stati richiesti circa 5 milioni di euro al Pnrr, prevede la cessione per 30 anni all’ESU di questo edificio di proprietà dei padri Comboniani, che una volta ristrutturato diventerà uno studentato con 109 posti letto.
Residenza Galileo Galieli in via Magarotto. 93 posti letto in 41 appartamenti in questa residenza a Chiesanuova verranno sistemati e resi nuovamente disponibili.
Palazzine Inps in via Palestro. I giornali cittadini rilevano come Giordani abbia mediato tra l’Inps e l’ESU per convertire circa 70 appartamenti, attualmente sfitti, in una residenza studentesca con 280 posti. Sembra però che il progetto sia fallito e che gli appartamenti resteranno sfitti: un’occasione persa per aumentare la capienza degli studentati ESU del 20%.
Collegio Meneghetti in via Sant’Eufemia. L’università sembra intenzionata a ricavare 90 posti letto dalla ristrutturazione di questo edificio, che con un investimento di 10 milioni di euro diventerà uno degli studentati più costosi della città.
Casa dello Studente Fusinato in via Marzolo. L’edificio comunemente noto come mensa Marzolo è stato abbandonato nel 2009, occupato nel 2014 dal collettivo Gramigna e sgomberato nel 2019 per essere ristrutturato e destinato ad alloggi per gli studenti della Scuola Galileiana. I lavori sono cominciati a settembre 2021 con un investimento di 11 milioni di euro da parte del Ministero dell’università e della ricerca e porteranno alla creazione di 187 posti letto. L’evidente criticità di questo progetto riguarda la discrepanza tra la portata degli investimenti per una scuola di eccellenza che ammette solo 30 studenti all’anno e gli esigui investimenti diretti alla comune popolazione studentesca.
3 thoughts on “La città è di pochi. Il business degli studentati a Padova”
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