Intervista a Gianni Sbrogiò, Comitato 2SÍ Acqua Bene Comune Padova
Durante l’anno ormai passato si è parlato moltissimo di acqua, che ce ne fosse troppa o che non ce ne fosse; ma, tralasciando gli allagamenti e la siccità, a livello cittadino come siamo messi? Nel 2021, STT ha intervistato Gianni Sbrogiò del comitato 2SÍ Acqua Bene Comune Padova in occasione del decimo anniversario del referendum nazionale per l’Acqua Pubblica. Il grande successo referendario non aveva posto fine alla lotta sull’acqua, poiché la volontà popolare espressasi nelle urne è rimasta inascoltata e il referendum inapplicato. Pertanto, durante gli anni i comitati hanno continuato a scendere in piazza in difesa dell’acqua e della sua gestione pubblica, così, qui a Padova, nel 2019 viene fatta votare in consiglio comunale una delibera in linea con il referendum.
Sono passati quattro anni e gli attori in gioco sono sempre gli stessi, il comune, l’AcegasApsAmga Spa, il Consiglio di Bacino Bacchiglione (l’Ato che sovraintende al ciclo integrato dell’acqua nel territorio) e la cittadinanza padovana, ma la situazione come è cambiata? Questi non sono stati anni semplici, il Covid-19, la guerra in Ucraina, i mutamenti climatici, sono tutti elementi che hanno pesato a livello politico, ma anche in bolletta. Quindi in occasione del quarto anniversario della delibera Acqua Bene Comune abbiamo chiesto ancora una volta a Gianni Sbrogiò di provare a dirci a che punto siamo.
Per maggiori informazioni, rilanciamo l’incontro che si terrà in occasione del quarto anniversario della delibera Acqua Bene Comune.
Nel 2021 hai rilasciato un’intervista a STT in occasione del decimo anniversario del referendum Acqua bene comune. Sono passati pochi anni, ma densi di cambiamenti; per quanto riguarda l’acqua è cambiato qualcosa? I governi come si sono comportati?
La gestione del Sii [Servizio Idrico Integrato, N.d.R.] come bene comune ha avuto un grosso arretramento.
Nel 2011 col referendum avevamo bloccato il passaggio alla completa privatizzazione del settore idrico, ma negli anni successivi la privatizzazione strisciante è continuata attraverso la vendita delle quote da parte dei sindaci per fare cassa.
A livello nazionale la proposta di iniziativa popolare di gestione dell’acqua come un bene comune è stata affossata da tutti i governi succeduti dopo il referendum.
Oggi il decreto legislativo sulla concorrenza n. 201 del 23/12/2022 (riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica) del governo Meloni, peggiorando ancora di più il decreto delegato di Draghi, sancisce il divieto per le aziende speciali(organismo strumentale dell’ente locale approvato dal comune: non ha lo scopo di fare utili) di gestire i servizi pubblici a rete (servizi locali di interesse economico generale suscettibili di essere organizzati tramite reti strutturali), limita le gestioni in house (si ha quando le pubbliche amministrazioni realizzano tali attività attraverso i propri organismi, senza ricorrere al mercato) con l’obbligo di giustificare il mancato ricorso al mercato, con invio delle motivazioni all’Osservatorio nazionale sui servizi pubblici locali, introduce il limite dei 5 anni, sia pure derogabili, per la durata delle concessioni della gestione in house dei servizi a rete.
Di fronte a questo arretramento si sta vedendo di convincere le Regioni come la Puglia, contrarie a questo decreto, di ricorrere alla Corte Costituzionale.
Per quanto riguarda la tariffa il metodo tariffario in vigore è più favorevole ai gestori rispetto al vecchio in vigore prima del referendum.
E a Padova la situazione com’è?
A Padova la gestione di AcegasApsAmga Spa del gruppo Hera continua a fare utili sulla gestione dell’acqua.
I sindaci dei comuni gestiti, tra cui Padova è il più grande, continuano supinamente a votare SÌ ad ogni cosa che viene loro proposta. L’ultima è stata il 24 novembre 2022, quando hanno votato a favore del recupero a opera del gestore di parte del rimborso che ogni utente aveva ricevuto nel lontano 2012 per il periodo non coperto dal nuovo metodo tariffario post referendum, per un importo di € 924.654,00. Dopo 10 anni e in una situazione di aumento generalizzato delle bollette e della povertà relativa e assoluta della popolazione, i sindaci non hanno avuto il coraggio di votare no, chiedendo al gestore di rinunciare a questo recupero, visti gli enormi profitti e dividendi che ancora sta conseguendo sulla gestione dell’acqua. Contemporaneamente hanno detto sì all’aumento retroattivo dal 1° gennaio 2022 della tariffa del 3,7%.
Nel gennaio 2017 è stata depositata una proposta di delibera consiliare, votata poi nel 2019. Che cosa prevedeva?
Il 23 ottobre 2017 il Comitato 2 SI Acqua Bene Comune di Padova deposita la proposta di deliberazione firmata da 916 cittadini e finalmente il 28 gennaio 2019 la delibera viene votata dal Consiglio comunale.
I quattro punti prevedono che:
- la fornitura d’acqua non deve essere sospesa nel caso di morosità delle utenze civili residenti e il quantitativo minimo vitale (50 litri a persona al giorno) deve sempre essere erogato;
- la bolletta deve diventare più equa, attraverso una tariffa con consumo pro-capite e non solo a scaglioni, per diminuire il costo per i nuclei familiari più numerosi, senza aumenti per le altre utenze civili residenti;
- le utenze civili residenti disagiate devono ricevere un contributo attraverso un fondo formato da una parte dell’utile dell’ente gestore;
- il Comune deve impiegare una parte della propria quota di dividendi Hera per completare la copertura delle bollette delle utenze disagiate.
I punti della delibera, in linea col referendum (non applicato) e la proposta di iniziativa popolare (bloccata in parlamento), mirano ad una gestione diversa del bene pubblico acqua, verso un modo più equo e più trasparente e che tende al pareggio di bilancio e non al profitto e ai dividendi.
La votazione della delibera del 2019 è stato un grande risultato politico, ma in che stato si trova oggi la delibera?
L’unanimità ottenuta nella votazione sparì subito dopo. L’assessore Micalizzi del Partito Democratico, presidente del Comitato Istituzionale dell’assemblea dei sindaci dell’Ato, che doveva sostenere la delibera, presso l’Ato e il gestore, delegò il compito alla Galani (assessora all’ambiente dal 2017 al 2022). Il tutto fu gestito in modo da non mettersi in contrasto con i regolamenti in vigore, che permettono la sospensione della fornitura senza il minimo dei 50 litri e il consumo pro-capite è calcolato solo per il consumo acqua e non per fognatura e depurazione; perciò i punti 1 e 2 sono stati abbandonati. Al gestore il punto 3 non fu neppure posto e il gestore nel 2020 si lavò le mani elargendo 20.000 euro una tantum. Il punto 4 il comune non l’ha applicato.
Il Comune, di fronte ai poteri forti come Hera, multiutility che gestisce l’acqua e i rifiuti attraverso AcegasApsAmga Spa e Hestambiente Srl, non difende l’interesse degli utenti, ma quello dei gestori. Teniamo presente che il Comune nel 2021 ha ricevuto 5.500.000 euro come dividendo e sembra gli stia più a cuore il dividendo piuttosto che i suoi cittadini, in special modo, quelli più deboli economicamente.
Tutto questo dimostra che far passare una delibera non significa vederla applicata e i cittadini, lo dimostra il referendum stesso, si trovano solo all’inizio della lotta, non alla fine.
Alla fine i soggetti coinvolti sono tre: il comune, l’AcegasApsAmga e i vari comitati popolari a tutela dell’acqua; come si muoveranno? Quali sono le tue previsioni per questo nuovo anno?
Le intenzioni future del Comune, del gestore e dell’Ato non cambieranno e i cittadini devono sapere che per ottenere quanto approvato con la delibera serviranno interrogazioni in consiglio comunale, esposti a chi di dovere e manifestazioni sotto palazzo Moroni.
Il Comune deve dirci quali passi ufficiali sono stati fatti verso l’Ato e AcegasApsAmga per applicare i punti 1-2-3; mentre relativamente al punto 4 deve dirci:
- quante sono le famiglie che hanno chiesto il Bonus Idrico Nazionale;
- quanti soldi sono stati assegnati, oltre al Bonus Idrico Nazionale, e a quante famiglie;
- a quante famiglie è stato pagato l’intero importo delle bollette e a quante famiglie è stato dato un contributo parziale;
- quante sono le utenze domestiche residenti che hanno avuto la sospensione/disattivazione per morosità.
Il Comune deve esigere dal gestore:
- la formazione stabile del fondo, come da punto 3 della delibera;
- la pubblicizzazione del bilancio del settore idrico integrato dei 12 comuni serviti da AcegasApsAmga (Cona, Abano T., Arzergrande, Brugine, Codevigo, Correzzola, Legnaro, Padova, Piove Di Sacco, Polverara, Pontelongo, S. Angelo Di Piove) da cui si potrà vedere quanto utile viene fatto sul bene comune acqua.
Il Comitato 2 SI Acqua Bene Comune non deve essere lasciato solo. In una situazione di forte inflazione, di aumento delle bollette, di aumento della povertà assoluta e relativa, il contenuto della delibera sull’acqua deve essere generalizzato alle altre bollette e all’affitto della casa. La morosità incolpevole deve essere salvaguardata.
È necessario fare rete tra i comitati esistenti a Padova. Agire autonomamente e colpire collettivamente.
1 thought on “Acqua, tra Bene Comune e Oro Blu”
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