Questo sabato Seize the week esce con un formato diverso. D’altra parte non è stata una settimana come le altre.
L’aumento dei contagi ha portato Conte a emanare, domenica, un decreto che, nella sua contraddittorietà, segna una stretta su alcune attività produttive. La reazione al DPCM è stata esplosiva: in tutta Italia, dopo mesi di apparente tranquillità, ci sono state manifestazioni, riot, rivolte spontanee e guidate, saccheggi. I giornali hanno dato un’interpretazione secca: colpa delle frange eversive di destra e sinistra, della mafia e degli ultras. Spesso tutti assieme. La realtà evidentemente è più complessa. Proviamo per adesso a far vedere cosa è accaduto in Veneto.
In generale, si possono distinguere piazze di tre tipi: fascisti; commercianti e imprenditori (a volte politicizzati a destra); sindacalismo di base. Alcune sono state convocate ufficialmente, molte altre – soprattutto quelle della destra estrema – attraverso messaggi fatti girare su chat private. Il focus, comunque, è in parti diverse sulla libertà e sul lavoro.
Scegliamo, fra le molte angolature possibili, di spendere due parole proprio su quest’ultimo versante. Il Veneto è la regione, l’abbiamo detto più volte, in cui è viva una concezione del sistema produttivo facilmente sintetizzabile: noialtri laoremo. Noi – gli operai, i padroni, chi lavora più ore di quelle che gli pagano, le partite IVA, chi è sempre disponibile – lavoriamo, nonostante qualsiasi condizione esterna. Ad esempio, nonostante il governo che vuole impedircelo.
Ci sarà forse un carattere locale, tant’è; ma è anche vero che una concezione del genere, corporativa, fa comodo a una parte: infatti, ovviamente, tutti lavorano ma qualcuno guadagna più degli altri e qualcun altro di meno. In piazza abbiamo visto datori di lavoro e dipendenti, uniti dalla stessa paura per una prospettiva non rosea.
D’altra parte chi è il nemico? Il governo e le sue misure di contrasto al virus. Non dimentichiamo però che il virus c’è e la conta dei morti si allunga giorno per giorno. Negare la situazione in sé assume tratti irrazionali sul breve periodo altrettanto pericolosi.
L’invito che facciamo a tutti i lettori è di lavorare per rompere questa prospettiva corporativa, la stessa che rende permeabili a destra queste proteste: c’è qualcuno che ha guadagnato molto, negli ultimi anni, e qualcun altro che ha lavorato molto. E ha fatto sacrifici. Ha abbassato la testa perché faceva il suo dovere. La crisi è arrivata e peggiorerà: se c’è un’alternativa all’unità contro il governo è quella di spingere in direzione di una redistribuzione attraverso un’ampia attivazione popolare.
Altrimenti, appena finita la crisi sanitaria, saremo in una situazione peggiore del 2011, in cui le parole responsabilità e spending review avranno il sapore del sangue. Al netto delle misure di contrasto, necessarie in quanto tali, quel che importa è come ne usciremo. Da una crisi si esce, come sempre, da destra o da sinistra.
Verona 25 ottobre. Sera
Dopo gli scontri di Napoli, Milano e Torino, in tutte le città d’Italia scoppiano varie proteste. La prima in ordine temporale in Veneto è a Verona. L’Arena, con oculatezza, afferma che “Si è trattato di proteste spontanee in una piazza Erbe stipata di gente anche nelle serate di questo fine settimana. Protagonisti, in particolare, una quarantina di giovani di estrema destra, ha acceso fumogeni e protestato al grido di libertà“.
Vicenza, 26 ottobre. Sera
Alle ore 18 diverse centinaia di persone si riuniscono in centro. Sono esercenti, commercianti, piccoli imprenditori; presenti esponenti di Fratelli d’Italia. Le parole d’ordine sono, come in tutti questi giorni, Libertà e “Non vogliamo la carità, vogliamo lavorare”.
Treviso, 26 ottobre. Sera
A Treviso, la sera stessa, manifestazione con caratteristiche simili. “Ve lo diciamo in coro / ridateci il lavoro”.
Verona 28 ottobre. Mattina.
La FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, lancia a Verona una manifestazione contro il DPCM, chiedendo sovvenzioni e sussidi per i commercianti che si vedono ridotti i giri di affari. La manifestazione si svolge in una delle zone rosse proclamate a Verona, ma è presente anche il sindaco che gira a stringere mani. Grande solidarietà della destra veronese, lo stesso Sboarina si propone come mediatore col governo.
Venezia 28 ottobre. Pomeriggio
Anche a Venezia manifestazione organizzata dalla FIPE, meno partecipata però che a Verona. Come nella città scaligera, i commercianti organizzano un sit-in culinario.
Padova 28 ottobre. Sera
Teste rasate a Padova come a Verona. Le destre e le curve della regione mettono in atto simultaneamente manifestazioni nelle città più grandi della regione, anche se con caratteristiche diverse. A Padova il gruppo di estrema destra Educazione Padovana sceglie la moderazione, proponendosi come voci di piccoli imprenditori e artigiani
Verona, 28 ottobre. Sera.
A Verona invece la manifestazione pacifica c’era già stata la mattina. La destra scaligera invece scende nuovamente in piazza poche ore dopo i commercianti. Scontri nelle strade del centro. L’Arena dichiara che in piazza si trovavano circa 2000 persone. Due ore di scontri. Da Verona ci parlano di ambienti della curva. Esponente di FN afferma: “Le piazze si infiammeranno, e questo è solo l’antipasto”.
Padova 29 ottobre. Sera
Una presidio partecipato, organizzato dall’ADL Cobas, chiede misure di sostegno per i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e della cultura, oltre che un piano realistico di gestione dell’emergenza sotto questo profilo. Presenti numerosi gruppi di movimento.
Anche a Vicenza nella serata si svolge un presidio simile.
Padova, 30 ottobre. Mattino
Manifestazione di Confesercenti. Numerose manifestazioni a Padova, della Confesercenti, delle palestre, dei lavoratori del teatro. L’amministrazione interviene ma crea malumori.
Venezia, 30 ottobre. Mattino
Manifestazione dei lavoratori e delle lavoratrici della Fenice organizzata da USB. Si protesta contro il ricorso al FIS e si chiedono misure urgenti per l’impiego nell’ambito della cultura e dello spettacolo. Buona partecipazione, sopra le attese del sindacato di base.
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