di Stefania Giroletti
Seizethetime, in preparazione all’Otto marzo, ha pubblicato un podcast e un vademecum femministi. Oggi non si lavora, saremo in piazza a Padova. Lasciamo alle lettrici e ai lettori un approfondimento sul movimento femminista e transfemminista Non una di meno, che da sei anni ha cambiato, assieme a molte altre cose, anche il volto di questa giornata. NUDM Padova organizza per oggi, 8 marzo 2023, una giornata intera di sciopero. Per sapere come è organizzata la giornata leggi qui. NUDM Padova, inoltre, invita tutte a scendere in piazza anche l’11 marzo per rispondere alle posizioni antiabortiste del Comitato no 194. Ecco l’evento.
Non una di meno (NUDM) ha cambiato il volto delle piazze in Italia. È stata l’ondata transfemminista, fra il 2016 e il 2017, a ridare energia, gioia e rabbia alle mobilitazioni, fra pañuelos fucsia e il grido ricavato da un verso della poetessa argentina Susana Chávez: ni una mujer menos, ni una muerta más. Un simbolo e uno slogan che accomunano, che identificano la presenza di una comunità, di una rete che stringe le maglie per non lasciare nessuna alla deriva, per non far sentire nessuna sola. La comunità è la base della lotta, questo insegnano le piazze di NUDM, che non si sono intorpidite dopo gli anni di lockdown e pandemia e si preparano a riesplodere per questo 8 marzo 2023, inaugurando una simbolica primavera nell’inverno perenne delle nostre – e non solo nostre – istituzioni. È più che mai asfissiante, oggi, il vento del patriarcato, pesante come l’aria inquinata che respiriamo ogni giorno, malcelato da conquiste di facciata che non mutano le regole del sistema: femminicidi, discriminazioni, narrazioni tossiche sono all’ordine del giorno. Prendiamoci una boccata d’ossigeno scendendo in piazza, se possiamo, e ricordiamoci che l’aria buona esiste nelle pratiche e nelle lotte.
NUDM è un movimento transnazionale e contemporaneamente territoriale, in grado di declinare le proprie azioni nella specificità dei contesti in cui si trova ad operare. Questa duplice dimensione ci racconta di una battaglia che è la medesima, pur nelle sue sfaccettature, identificando quindi una condizione di violenza e discriminazione sistemica. NUDM nasce come movimento anticapitalista e denuncia – dall’Argentina, agli U.S.A, alla Polonia, all’Italia – il carattere strutturale della violenza di genere, a propria volta connaturata al modello patriarcale. L’ampiezza delle lotte di NUDM mira a potenziarsi assumendo un carattere intersezionale, in grado di mettere in luce le relazioni che intercorrono fra i vari livelli di oppressione, a partire da genere, razza e classe, con l’obiettivo di innescare un moto di liberazione complessivo e totale. Una liberazione, quindi, che ha poco a che fare con il femminismo liberale, proprio perché mette in discussione il quadro generale e non si limita a incentivare battaglie emancipatorie individuali e ben collocate nel solco dell’esistente (essere Presidente del Consiglio, essere una grande manager o imprenditrice).
La prima mobilitazione a Roma, in occasione del 25 novembre 2016, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, raccoglie il grido delle argentine in protesta per l’ennesimo femminicidio e porta in piazza 200.000 persone. La capitale si colora per la prima volta di fucsia: vari movimenti femministi e reti di collettivi queer si uniscono e danno vita al movimento femminista e transfemminista NUDM. Da quel momento sono due le date simbolo che NUDM ha collaborato a risignificare totalmente: una è appunto il 25 novembre, l’altra è l’8 marzo. Niente panchine rosse o mimose, ma piazze piene e arrabbiate.
In occasione dell’8 marzo 2017 è stato indetto da NUDM il primo sciopero globale transfemminista. Lo strumento dello sciopero è fondamentale nella pratica di NUDM e si declina contemporaneamente come vertenziale, sociale e politico: questi 8 marzo sono stati, nei fatti, gli unici veri scioperi politici in Italia da anni. Oltre a rendere le piazze una potenziale cassa di risonanza delle lotte delle lavoratrici, infatti, si puntano i riflettori sul lavoro riproduttivo, ossia quel lavoro spesso invisibilizzato (dentro o fuori casa) che invece è un ingrediente essenziale al successo del modello produttivo. Una sua interruzione provoca danni non irrilevanti al sistema, che estrae valore anche dalla cura. Per questo rendere palese l’esistenza di questo tipo di lavoro e denunciarne lo sfruttamento caratterizza in senso anticapitalista la lotta di NUDM. Lo sciopero dell’8 marzo è infine uno sciopero dai generi: vengono messi in discussione i ruoli di genere e viene smascherato e sottoposto a critica il modo in cui il sistema mette a profitto anche questa divisione fittizia e socialmente determinata. La piazza è dunque un invito a lottare per la creazione di una comunità differente, ricca di una consapevolezza che non è destinata a sfiorire in un giorno, ma che attraverso la sorellanza si fa perenne e si propaga di generazione in generazione.
Oltre a questi due appuntamenti fissi, le ragioni di lotta si moltiplicano nel nostro paese in cui i reazionari vanno forte, e NUDM è uno fra gli attori imprescindibili: dalle mobilitazioni nel 2018 contro i decreti sicurezza di Salvini, alle proteste contro il ddl Pillon, alle battaglie per la salvaguardia del clima, alle manifestazioni contro la guerra o a quelle per un’istruzione e una formazione differenti. Una sola immagine, su tutte: 30 marzo 2019, congresso delle famiglie a Verona. Presenti, fra gli altri, Pillon, Fontana e (cucù) Meloni e Salvini. Il conciliabolo della reazione viene contestato da una marea fucsia di 100.000 persone. Verona, città nera, non è mai stata così bella e viva. I grigi signori del palazzo sono costretti a tapparsi la bocca. Oggi che quelle stesse forze sono ai vertici del potere a livello nazionale, la mobilitazione assume ancor di più un carattere d’urgenza. Bisogna costruire alternative sociali al modello redivivo di “dio, patria e famiglia”.
Nel campo della diffusione di pratiche NUDM ha creato le Consultorie, spazi di confronto e mutualismo femminista, che si strutturano in maniera differente a seconda delle esigenze dei territori in cui sorgono. A Padova, ad esempio, dove la carenza di spazi sociali è purtroppo strutturale, le Consultorie sono itineranti e si appoggiano agli spazi di collettivi e realtà presenti in città. Durante le Consultorie padovane si condividono informazioni e pratiche: si parla di salute (interruzione volontaria della gravidanza; malattie invisibilizzate come l’endometriosi o la neuropatia del pudendo e altre malattie non inserite nei livelli essenziali di assistenza); di violenza ostetrica e ginecologica; di genitorialità e maternità; di molestie sui luoghi di lavoro. Il dialogo serve a rompere il silenzio, l’imbarazzo e la paura, perforando quella sfera di isolamento che favorisce il perpetuarsi della violenza; si elaborano insieme delle strategie di autodifesa e si punta a ricercare una forma di solidarietà che rafforzi la resistenza. In altri territori, come a Torino, la Consultoria mette a disposizione anche un ambulatorio ginecologico per ovviare ai tempi lunghi del Sistema Sanitario Nazionale nei casi di urgenza; nelle Marche, dove è presente un solo ospedale senza obiettori di coscienza, è promotrice di una cassa mutua per rendere possibili spostamenti e visite private. Pur nella diversità delle pratiche, tutte le Consultorie condividono la critica al modello patriarcale, che si riverbera tanto nei discorsi quanto nelle forme di discriminazione materiali, e perseguono il medesimo obiettivo di creazione di comunità solidali.
NUDM è quindi presente e viva oltre le date del 25 novembre e dell’8 marzo. Le sue stesse modalità organizzative sono interessanti, in quanto rispecchiano le caratteristiche fondamentali del movimento e le sue finalità, che potremmo definire globali. NUDM, infatti, non è un collettivo, non è un partito, non ha una portavoce, un volto ufficiale. È un’assemblea aperta, alla quale le persone partecipano individualmente, al di là della militanza in altre organizzazioni o in nessuna, per mettere in comune alcune pratiche da rilanciare a prescindere da confini identitari. L’assemblea è quindi autonoma e sovrana: in assemblea si prendono le decisioni attraverso il metodo del consenso; di fronte al conflitto non si vota ma si cerca la mediazione. Se la forma è sostanza, queste note di struttura risultano particolarmente significative per tratteggiare l’ambizione universale della lotta e il suo carattere internazionale, che esula dalle dinamiche territoriali, pur necessitando di uno stretto dialogo con esse.Oggi è il sesto anno che NUDM organizza lo sciopero dell’8 marzo. Da sei anni a questa parte il concetto di femminismo ha acquisito una nuova e specifica forza, non malleabile, non trasfigurabile dal sistema, realmente e tenacemente alternativa. Continuiamo a lottare unite. Vivas nos queremos!