Cantoras nocturnas. Musiche dal Sudamerica
Manca poco allo sciopero transfemminista dell’8 marzo, e quindi non potevamo farci e farvi mancare un episodio tutto al femminile del nostro podcast resistente, per l’occasione stabilizzatosi in un nuovo formato: un’ora di musica e parole accompagnate da un disco in sottofondo. Questa volta il nostro viaggio sonoro ci porta nell’America del Sud, dal Brasile alla Colombia, passando per Uruguay, Argentina, Perù, Bolivia e Venezuela, sulle orme di sette musiciste, anzi musiche, e una poetessa. Voci uniche di donne e composizioni ritrovate nei loro archivi dopo decenni, storie di lotta e fuga dalle dittature del continente, avventure anti-colonialiste tra radici africane e tradizioni caraibiche o andine: troverete questo e – come si suol dire – molto altro in questo episodio dedicato alle “cantatrici notturne”, tutte artiste che hanno abitato fieramente la metà in ombra del giorno.
Il titolo del podcast è un omaggio ad Alejandra Pizarnik (1936-1972). Trascriviamo di seguito la traduzione italiana della sua poesia Cantora nocturna, tratta dalla raccolta Extracción de la piedra de locura (1968):
Cantatrice notturna
Joe, macht die Musik von damals nacht…
Quella che morì del suo vestito azzurro sta cantando. Canta imbevuta di morte al sole della sua ebbrezza. Dentro la sua canzone c’è un vestito azzurro, c’è un cavallo bianco, c’è un cuore verde tatuato dagli echi dei battiti del suo cuore morto. Esposta a tutte le perdizioni, canta assieme a una bimba smarrita che è lei: il suo amuleto portafortuna. E malgrado la nebbia verde sulle labbra e il freddo grigio negli occhi, la sua voce corrode la distanza che si apre tra la sete e la mano che cerca il bicchiere. Lei canta.
a Olga Orozco
O bailan todas o no baila nadie.
Immagine di apertura: Leonor Fini, Due donne, litografia su carta, 1983.