| di Cecilia Beretta
7 marzo 2023. Vigilia dell’8 marzo. Veneto. Venezia. Sede del Consiglio Regionale, Palazzo Ferro Fini. Milena Cecchetto, consigliera regionale della Lega, accusa il compagno di coalizione Joe Formaggio, consigliere di Fratelli d’Italia, di molestie sessuali avvenute su un divanetto antistante alla sala, in una pausa. Lui sostiene che sia stata una ragazzata tra amici, ovviamente fraintesa dall’altra parte, lei che non sarebbe la prima volta che il consigliere sceriffo si prende certe libertà.
Ciò che ci interessa non è tanto sapere come andrà a finire questa faccenda salita con ragione agli onori della cronaca ma cosa significherà in termini più ampi per la Lega un episodio come questo, delineando alcuni scenari possibili. Di cui il più pessimista è, fuor di dubbio, il più probabile.
Joe Formaggio e Milena Cecchetto, inutilmente definiti dalla stampa l’elefante e la farfalla, sono entrambi vicentini, frizzanti, estroversi, determinati e di destra. Sono stati sindaci rispettivamente di Albettone e di Montecchio Maggiore e sono amici di lunga data.
In seguito a questo episodio i giornalisti sono accorsi nel raccontare e mettere alla berlina un personaggio che non ha bisogno di presentazioni come Joe Formaggio, anti rom, anti Gay Pride, pro armi, pro giustizia fai da te. Joe Formaggio è un personaggio politicamente e umanamente spregevole. Tuttavia vorremmo ricordare ai lettori una cosa: lo è sempre stato. Non c’è stato nessun esacerbarsi delle sue posizioni. E’ sempre stato un pistolero razzista e omofobo e ci avrebbe sinceramente stupito scoprire in lui una spiccata coscienza di genere. Ma allora perché tanto rumore? Perché è avvenuto all’interno del palazzo del Consiglio Regionale? Rispetto a una pacca sul culo, non è forse altrettanto violento un discorso in cui paragona gli omosessuali a dei cani? Forse questa volta ha sbagliato bersaglio. Ha pensato che sarebbe andata bene anche in questa occasione, perché lui è Joe Formaggio e nella sua percezione queste due esternazioni hanno lo stesso peso, rientrano perfettamente nell’esplosività del suo personaggio.
Salvo essere tra i primi ad invocare la castrazione chimica, se quella mano fosse appartenuta ad un uomo dalla pelle più scura della sua.
Milena Cecchetto, imprenditrice, rappresenta invece la destra urbana. Civile. La Lega che amministra i territori. Che non vuole casini, che lavora. La Lega che ha inventato Zaia, snaturando completamente quel partito che invocava la durezza del proprio arnese.
Un partito del passato che deve scomparire, costi quel che costi.
Anche per questo motivo si affannano subito i compagni di partito a sanzionare l’accaduto pur senza accusare in maniera diretta il potenziale molestatore, indicando una non ben precisata “perversa cultura anacronistica, che può esprimersi anche in atteggiamenti o attenzioni non richieste, solo in apparenza innocue, ma purtroppo ugualmente violente per chi le subisce”. Sono le parole del Presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti, imbarazzato per un atto isolato che getta cattiva luce su un luogo tanto attento alle pari opportunità come l’assemblea da lui presieduta.
E’ interessante notare come nella sua dichiarazione venga riesumata una della classiche strategie retoriche utilizzate nei confronti della violenza maschile sulle donne: è una cultura perversa quella che non rispetta il genere femminile e il variopinto Joe Formaggio è il perfetto esempio, rovescio politico del mostro femminicida, di questa deviazione dalla norma.
In questo modo si nega la presenza dilagante della violenza fisica, verbale e psicologica nei confronti del genere femminile, derubricandola e una pura perversione che deve essere curata, prima di tutto nei soggetti che ne sono gli isolati esponenti. Inoltre questa cultura, e anche questa non è una novità, è anacronistica. Non fa parte del nostro tempo e quindi, dal loro punto di vista, non richiede nessun intervento politico.
Joe Formaggio è l’elemento perfetto da espellere perché rappresenta un maschilismo tanto palese, tanto tradizionale, un maschilismo in salsa risi e bisi mantecato al suon di “che a piasa, che a tasa, che a staga casa” che fino a poco tempo fa era talmente insito alla regione del leone di San Marco da essere apertamente tollerato. Ma forse le cose stanno cambiando. Forse per il meglio. Forse solo in apparenza. Forse proprio per niente.
La reazione più spontanea, davanti ad un gesto di questa portata, ovviamente è rappresentata dalla sanzione. Qualche giorno di sospensione, praticamente la stessa punizione inflitta ad un calciatore che bestemmia a fondo campo. In questo caso, se il Consiglio Regionale apporrà il suo sigillo, la pena raggiungerà la sua massima durata, cinque giorni, e rappresenterà un primato in Veneto. Mai prima d’ora si era resa necessaria una misura tanto radicale, nonostante le dipendenti regionali da anni raccolgano battute sgradevoli e commenti infelici a loro indirizzati dall’altro sesso. Cecchetto, invece, sta giustamente valutando una denuncia per molestie sessuali, ha 90 giorni per decidere.
In una regione più simile ad una regione in cui vorremmo vivere Milena Cecchetto non si limiterebbe a denunciare ma utilizzerebbe il proprio potere politico per portare le questioni di genere all’ordine del giorno.
Lavorerebbe per la prevenzione di atteggiamenti come questo, affinché le profonde radici, da cui le discriminazioni e le violenze possono germinare, siano finalmente estirpate. Si impegnerebbe, in accordo con l’Assessora con delega alle Pari Opportunità Elena Donazzan, evidentemente troppo impegnata a combattere nemici invisibili come la teoria gender, a promuovere una seria educazione all’affettività nelle scuole.
Oppure nell’incrementare i fondi ai Centri Antiviolenza del territorio che sono sempre alla canna del gas, in difetto di personale, privi di case di fuga da offrire alle donne in difficoltà. Spingerebbe dei bandi o dei progetti che non siano solo dedicati alle imprenditrici o alle giovani startuppers, ma andrebbe oltre, finalmente rendendosi conto che, oltre che maggiormente discriminate, le donne povere, solitamente, sono ancora più povere degli uomini poveri.
Invece probabilmente andrà così: Joe Formaggio ammetterà la sconfitta del suo modello di politica, abbasserà le orecchie e deporrà gli speroni. Milena Cecchetto forse lo denuncerà, fortificherà la sua posizione in Consiglio e proporrà pene più severe per i molestatori, soprattutto se stranieri. Zaia resterà Presidente della Regione per sempre.
Altra ipotesi, paventata dai quotidiani locali, è che Elena Donazzan rinunci alla sua delega alle pari opportunità, tornando ad occupare un seggio di Fratelli d’Italia in consiglio e in tal modo innescando l’uscita di Joe Formaggio, l’ingestibile quasi impresentabile che rischia di macchiare indelebilmente il partito, ormai partito di governo apparentemente ripulito da ogni eccesso, nonché il primo e unico ad aver avuto una donna presidente.
L’unica buona notizia è che non c’è più posto per gente come Formaggio in questo scenario politico. Ma i nostalgici potranno continuare ad andare a pranzare nella sua trattoria di famiglia sui Colli Berici.
Joe Formaggio ad Albettone
2 thoughts on “Se la destra scopre il patriarcato”
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