di Alessandro Perrone
I “Giusti tra le Nazioni” furono i non ebrei che si spesero per salvare anche solo una persona dallo sterminio. Sono ricordati in tutto il mondo, in Israele come a Padova, dove il Giardino dei Giusti del Mondo riprende il concetto e lo estende ai giusti di tutti i genocidi.
Siamo stati allevati alla scuola del mai più e dello spirito critico. Poi improvvisamente abbiamo visto Netanyahu davanti al muro del pianto coi capi di stato europei usare il paradigma vittimario come arma di guerra. Nei giorni del fosforo bianco i tg blateravano di complessità mentre il righello diceva chiaramente che i petardi sparati da Hamas partivano da una striscia di terra lunga da Padova a Venezia. Non era complesso, era apartheid.
Da questa dissonanza tra i valori occidentali e l’ipocrisia di chi li brandisce è venuta fuori una generazione di militanti che cercano di ristabilire i confini semantici fra oppressi e oppressore. Questo lavoro vuole celebrare i nuovi giusti, raccontando frammenti delle proteste della primavera scorsa a Padova.
Lontano dalle esigenze di comunicazione dei giorni in cui ho scattato queste foto, pubblicarle adesso è un atto di memoria e un invito al focolaio, un augurio di buona lotta per un inverno caldo. Il fotoracconto è tematico e mescola la cronologia degli eventi, che trovate in didascalia: https://perro59.pixieset.com/igiusti/
Un approfondimento su quelle giornate lo trovate qui: https://www.seizethetime.it/boycot-israel-sulle-mobilitazioni-universitarie-a-padova/