di Michele Boato*
Nella seconda metà di maggio, si sono tenuti quattro incontri di un super-controllato “Dibattito Pubblico” (obbligatorio per legge) sul Master Plan 2023-2037 dell’aeroporto di Tessèra-Venezia.
Più di 20 associazioni, coordinate nel Forum per Mestre e Venezia (dai “Cittadini per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Venezia” all’Ecoistituto del Veneto, da Italia Nostra a Medici per l’Ambiente, CUB Trasporti, WWF, Medicina Democratica, ecc.) diventate 26 con l’adesione di Extinction Rebellion, hanno partecipato esprimendo, con precisi interventi sui vari temi, un nettissimo dissenso sui contenuti della proposta.
Riassumo qui i principali motivi di tale totale non condivisione delle scelte per il Piano di Sviluppo dell’aeroporto di Venezia.
Il dissenso più importante è sull’obbiettivo centrale dell’aumento dei movimenti/anno col quasi raddoppio dei passeggeri, dagli 11,5 milioni del 2019 ai 20,8 previsti per il non lontano 2037.
Da questo obiettivo di sviluppo, basato soprattutto sulla logica del profitto, conseguirebbero molteplici ricadute negative sulla Città di Venezia, sulla salute e la qualità della vita dei residenti dell’intero territorio comunale.
Abbiamo ricordato che sul sito internet, curato da Unesco, Venice and its Lagoon è esplicita la minaccia dell’iscrizione di Venezia nella Lista nera. Nel 2015 i Commissari inviati dall’Unesco si esprimevano così nel loro Rapporto: “La Missione è convinta che le strutture aeroportuali esistenti abbiano raggiunto la capacità di carico e il limite di compatibilità col mantenimento dei valori del patrimonio della Laguna, in particolare nei dintorni dell’aeroporto e del suo collegamento con la città di Venezia”.
L’interlocutore è la Save, proprietaria dell’aeroporto grazie a gentili quasi-regali delle quote di Regione e Comune ex co-proprietari e proponente del Master Plan. La società dovrebbe chiedersi, in un improbabile sussulto di responsabilità sociale, se un aeroporto, incastrato in una città – e non città qualsiasi, bensì VENEZIA con le sue riconosciute fragilità – possa sviluppare le proprie inquinanti attività commerciali senza limiti.
Per facilitarsi la risposta, Save potrebbe rileggersi il dettato dell’art. 41 della nostra Costituzione che tutti i cittadini italiani (imprenditori compresi) son tenuti a rispettare: “L’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Abbiamo poi elencate e sviscerate alcune conseguenze inevitabili dell’aumento dei voli e dei passeggeri, riservandoci più approfondite osservazioni sul testo finale del Piano, quando sarà valutato l’impatto ambientale e sanitario dell’opera:
1. L’aumento dei movimenti aerei (+ 48.000 sul 2019) sarà possibile solo aumentando la frequenza degli atterraggi/decolli- fino anche ad 1 movimento al minuto- possibile con l’uso in alternata delle due piste, entrambe abilitate al volo e di quasi pari lunghezza e ciò comporterà il raddoppio dei passeggeri movimentati (+ 10.000.000 sul 2019).
2. Raddoppierà l’impatto acustico e l’inquinamento dell’aria a scapito degli abitanti di Mestre nord, Isole laguna nord, Sestiere di Cannaregio a Venezia e dei paesi dell’intorno aeroportuale.
3. Un forte inquinamento a terra e in laguna, nell’area di decollo a nord dell’aeroporto e in quella di rullaggio, entrambe aree residenziali (nel Masterplan non sono previsti interventi di mitigazione, dato che “il rumore aumenta di poco” e “l’inquinamento dell’aria è sopportabile”).
4. Un ulteriore aumento dei parcheggi, dagli attuali 5.000 fino a 10.000, che dichiara un clamoroso fallimento dell’accesso in ferrovia, il quale va invece potenziato con la ferrovia regionale SFMR, con semplici adeguamenti; Creare grandi aree di parcheggio rappresenta una forte attrazione all’uso dell’auto privata, più che un disincentivo di tale uso, che il proponente dichiara invece a parole di voler perseguire.
5. Tale raddoppio inizierà a breve con l’abbattimento di 240 pini domestici e lecci cinquantennali, i quali vanno ad aggiungersi ai 3200 alberi della stessa età abbattute dal proponente nell’ultimo decennio.
6. Assenza della previsione di una pista ciclabile che colleghi l’aeroporto a Mestre.
7. Il raddoppio dei passeggeri comporta un forte aumento di turisti diretti a Venezia: se nel 2018 (da ricerca SAVE) su 5,7 milioni di passeggeri sbarcati 3,6 milioni si sono diretti a Venezia (il 63%), nel 2037, su 10,4 sbarcati, saranno 6,6 milioni quelli che andranno direttamente a Venezia: altri 3 milioni in più, con quale impatto per gli abitanti di Venezia? In una città che è già al collasso da turismo, invece di limitarlo e governarlo, si punta al suo raddoppio.
8. Il raddoppio dei turisti per Venezia comporta un ulteriore raddoppio del traffico di taxi acquei e relativi danni da moto ondoso sulle barene e sulle rive della città
9. Due “vertiporti” per droni con passeggeri comportano un’ulteriore invasione dello spazio lagunare.
10. L’assenza di qualsiasi valutazione sull’aumento del rischio di incidenti sia in fase di atterraggio (sorvolando le industrie ad alto rischio di Marghera) che di decollo su laguna nord e città di Venezia)
Per tutto questo sopra, le 26 Associazioni hanno dichiarato, anche con un sit-in in contrasto dell’incontro finale, che l’unico modo per evitare tali conseguenze negative su Venezia e i suoi abitanti sia stabilire un limite alle movimentazioni (mensile e annuale) degli aerei, come già stabilito per gli aeroporti di Ciampino e di Linate, ricordando che il Piano nazionale aeroportuale dell’ottobre 2022 non prevede assolutamente per Venezia il raddoppio dei passeggeri.
* Ecoistituto del Veneto – Forum per Mestre e Venezia