Kvartirnik. Memorie dal sottosuolo rock tra Leningrado e gli Urali
Continuando a viaggiare, almeno con la mente, stavolta esploreremo l’underground musicale sovietico degli anni ’80: un sottosuolo culturale non meno profondo e sfaccettato del ben piu’ noto sottosuolo dostoevskiano, anche se nel nostro caso San Pietroburgo si chiama Leningrado. Faremo la conoscenza di stravaganti musicisti outsider – agli antipodi rispetto alle rockstar occidentali – che assorbendo in modo onnivoro e asistematico trent’anni di musica europea ed americana arrivarono a dare forma a un loro stile, ibrido, a tratti strettamente imparentato con le sonorità di new wave e ska, punk e funk, a tratti unico e profondamente “russo”, non fosse altro che per l’affascinante lingua in cui si dà voce a cortili di periferia e notti in bianco per la gola secca, cucine fumose e aneliti di fuga corroborati da una fantasia visionaria e stralunata.
Либо танцуют все, либо никто.
Immagine d’apertura: Porta dell’appartamento di Boris Grebenschekov a Leningrado, 1989 (la scritta recita “Porta verso il Nirvana”).