Oggi non riusciamo ad essere ironici. Vorremmo “afferrare la settimana” ma le notizie ci scivolano tra le mani. Un’amica ha perso due nonne per il Covid in questa seconda ondata. Erano entrambe in una RSA.
Alle famiglie che hanno subìto dei lutti a causa della pandemia arriva un telegramma firmato Luca Zaia: per un politico che ha fondato tutta la sua carriera politica sulla strategia comunicativa non poteva andare diversamente. È facile dire “condoglianze”. Difficile è dire “è colpa nostra”.
Anche l’amica di chi scrive ha ricevuto il telegramma, la macchina comunicativa funziona benissimo, anche per quelle persone che non erano utili allo sforzo produttivo del paese.
Che qualcuno sarebbe morto lo sapevano, l’hanno detto, lo sanno tuttora. E non fanno nulla per impedirlo.
Esclusivo – Troppi morti in Veneto si riempiono i container
Il disagio di 362 operatori sanitari dell’Ulss 7 “Servono risorse o non reggeremo a lungo”
Covid in Veneto, Aloi “Situazione drammatica. In sub intensiva muore il 40% dei pazienti”
Poi arriva la rabbia: Il Veneto teme un cedimento: “Ospedali al limite”. Zaia “Colpa della frangia consumista di incivili”
La rabbia non è diretta agli incivili, alle persone sedute ai tavolini dei bar, o in fila accalcate fuori da un negozio. Ma nei confronti di una classe politica totalmente deresponsabilizzata, il cui tono di voce sa restare arrogante e librarsi sullo sfacelo con una leggerezza che può provocare solo disgusto.
Il disgusto però è una sensazione repellente, che allontana. Noi invece vogliamo sporcarci le mani, per afferrare qualcosa che deve essere visto.
Iniziamo da questa frase: “la frangia consumista”. Frangia deriva dal lessico militare, la frangia è, per definizione, ridotta, sfilacciata, posta ad un estremo. Non rappresenta tutti i veneti, che sono brava gente e che “si sono meritati la zona gialla” come diceva Zaia fino a qualche settimana fa.
Incivili. Che cosa vuol dire veramente essere civili? Che cosa bisogna rispettare?
Zaia è riuscito per l’ennesima volta nelle sue giravolte tanto rapide da disorientare.
La sua conferenza stampa di venerdì 18 dicembre è arrivata con un tempismo perfetto, strategico e ha dato vita ad un nuovo colore: il giallo plus. Il governo non si muove? Benissimo, il Veneto si traveste ancora una volta da primo della classe, senza cambiare nulla, dando solo una parvenza di efficienza e di tutela.
Ed è così che un’ordinanza confusa e irrilevante, completamente giocata nelle apparenze, ottiene l’effetto desiderato. Fioccano i titoli su un presunto anticipo da parte di Zaia delle mosse del governo. Ancora una volta il “doge” si mostra più responsabile di Roma, senza scontentare nessuna categoria: tutto resta aperto, i movimenti sembrano limitati ma non lo sono realmente perché il punto 1 della ordinanza vanifica quanto millantato.
Nelle sue parole si rivela la vera preoccupazione del governatore: “Da sabato 19 dicembre al 6 gennaio è prevista la chiusura dei confini comunali dalle ore 14, mantenendo inalterate le attività produttive e commerciali. Però dalle ore 14 avranno come clienti solo i residenti del proprio Comune”
Chi fa parte ora della frangia consumista di incivili? I cittadini sono diventati clienti ed è questa l’unica cosa che conta.
Inoltre, il tempismo è perfetto: Luca Zaia sapeva benissimo che il governo stava varando un nuovo DPCM. Sapeva che la parte del poliziotto cattivo l’avrebbe fatta qualcun altro. Il gioco era fatto.
Nei giorni seguenti Zaia getta fumo negli occhi, nelle sue conferenze stampa infila il terremoto quando meno te lo aspetti, addirittura in via eccezionale, il 29 dicembre, salta un turno. Sta preparando una strategia per rispondere alle critiche, sempre più numerose, alla gestione della seconda ondata (numeri gonfiati dei posti di terapia intensiva in Regione, sostituzione dei tamponi molecolari con quelli sì più rapidi ma altamente meno precisi, eliminazione dalle statistiche del numero dei morti, esasperazione della litania: abbiamo più positivi perché facciamo più tamponi, come raccontavamo già in un articolo).
Zaia sostiene di aver intensificato la strategia, fa paragoni con il mese di marzo in cui la disorganizzazione era comprensibile, ipotizza bizzarre traiettorie del virus da ovest a est nella seconda ondata, dando una parvenza di inevitabilità alla situazione nella quale ci troviamo e afferma, con serenità, che “il numero dei morti sarà l’ultimo valore a scendere”. Mettiamocela via.
Non risponde a nessuna critica, si fa forte dietro la presunta “decisione in anticipo e autonomia rispetto alla tabella di marcia di Roma”, si mostra un buon padre di famiglia che “vuole avere la coscienza a posto”. Come? Facendo appelli al “buonsenso” dei veneti, con metafore sportive e rassicuranti. Ancora una volta fa il poliziotto buono:
Il buonsenso è la base di questa partita, se pensiamo di regolarla con Dpcm e ordinanze la partita è lunga di qui ad aprile prossimo, non possiamo controllare 5 milioni di veneti con il gioco di guardie e ladri. Se avremo di nuovo assembramenti ne prenderò atto e dirò chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Il governatore a forza di proverbi, dialetto, modulazione perfetta di toni seri e faceti, mette tranquilli tutti, inserendo qua e là qualche riferimento personale che piace, lo rende umano, vicino, uno di noi.
Raccontandoci, ad esempio, come passa l’ultimo dell’anno. Lui è un lavoratore, non festeggia il Capodanno, è un bravo marito che lo passa con la moglie e, inaspettatamente, Royal Cal, il cavallo. Anzi, non più.
Io domani sarò a casa, come al solito, con mia moglie. Non ho una tradizione di feste, quindi per me questo capodanno non cambia nulla rispetto al passato. Una volta, il primo dell’anno andavo a cavallo, ma mi è morto anche il cavallo… me ne sono successe di tutte quest’anno. Quindi, dopo il Natale più triste della nostra vita, sarà anche il peggior capodanno e non ho motivo di festeggiare sapendo che ci sono persone che stanno lottando per la vita. Ai cittadini auguro di stare bene e non avere problemi di salute. Dopo la pioggia arriverà il sereno
Gliene sono proprio successe di tutti i colori quest’anno al nostro governatore. Al colore giallo, però, non sembrava proprio essere pronto a rinunciare.
Così conclude la sua ultima conferenza stampa del 2020 facendo lo spiritoso, come piace a noi.
“Speriamo sto 2020 vada presto fora dae bae”.
Noi vorremmo ci andasse qualcun altro. E no, non stavamo pensando al cavallo.