Seize the Week è una rubrica che, a cadenza settimanale, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 6 al 12 ottobre 2023.
Affitti
Quando su AirBnB c’è una scelta di 24.723 camere in Veneto e 4.216 in Friuli-Venezia Giulia ma in un anno ti arrivano solo i contributi per turistici brevi di 1.179 veneti e 192 friulani forse in effetti stai sbagliando qualcosa. È la situazione attuale del governo, che per sistemare la questione le prova un po’ tutte: aumenta la cedolare secca dal 21 al 26% e confisca preventivamente 779 milioni di euro a AirBnB per non avere pagato la cedolare secca sui canoni di locazione dal 2017 al 2021. Ma chi sarebbe veramente responsabile di questo giro di affari che sta evidentemente sfuggendo di mano resta ancora un passo avanti. Le piattaforme che fanno da intermediarie tra affittuari e clienti non fanno anche i sostituti d’imposta — in sostanza, non pagano le tasse al posto dei proprietari, mentre invece dovrebbero assumersene la responsabilità. Poco cambia se si aumenta la percentuale da pagare, quindi: il guadagno è ancora minimo rispetto al guadagno in nero di piattaforme e affittuari. Sarà forse che il governo non ha fatto altro che applicare a queste nuove forme di imprenditorialità le stesse regole che ha utilizzato per il sistema alberghiero.
Cemento
Dati ISPRA: il Veneto è la seconda regione italiana per consumo di suolo rispetto alla superficie totale dopo la sola Lombardia, con l’11,88% — e, cosa ancora più interessante, in cima alla classifica all’interno del Veneto c’è proprio Padova, come provincia, con un buon 18,7%, e come città, dove il terreno artificializzato arriva a costituire addirittura il 49,8%. In buona sostanza, la superficie cementificata nel Padovano dal 2006 al 2022 ha la stessa dimensione della città di Abano Terme. La cosa più inquietante, però, è che la cementificazione ha ripreso ad aumentare, sebbene la popolazione stia diminuendo. Naturalmente questo è un processo in atto da tempo: già nel 2017 la Regione aveva varato la legge 14, un insieme di leggi e disposizioni per regolamentarlo. Il problema, come sottolinea il presidente della sezione padovana di Legambiente Sergio Lironi, è stato che questa risoluzione concedeva comunque troppo a chi voleva costruire. Un progetto poteva infatti ricevere una deroga se rispondeva alle norme dello “sportello unico per le attività produttive” o SUAP — il problema è che per questo canale di approvazione straordinaria sono passati moltissimi degli interventi più estesi degli ultimi anni, soprattutto quelli per logistica e grande distribuzione organizzata, che sono quindi i settori che più hanno determinato l’eccesso di cementificazione di questi anni. Tra gli interventi che hanno ricevuto questa autorizzazione, poi, ce ne sono alcuni che sono già stati ultimati (come l’hub logistico di Maserà) ed altri che devono ancora iniziare: nel padovano il terreno che verrà sfruttato per realizzare nuovi progetti sarebbe oltre i 300 mila metri quadrati grazie, tra gli altri, alla realizzazione del polo logistico di Tribano, l’ampliamento della zona industriale di Maserà o l’ampliamento del magazzino Alì a Padova. Proprio quest’ultima questione verrà discussa in Comune settimana prossima, giovedì 16 novembre, anche se il sindaco Giordani, favorevole al progetto, è riuscito ad ingraziarsi mezzo mondo, fuori e dentro il consiglio comunale — questo perché assieme a questa concessione ad Alì è stato anche chiesta una permuta per mitigare lo sfruttamento del terreno con l’organizzazione di fondi per aree verdi e piste ciclabili. Insomma, possiamo stare tranquilli: avremo i nostri 300 mila metri quadrati di cemento in più.
Zaia ha deciso di dare un ulteriore piccolo contributo auspicando la costruzione di una pista da bob per Cortina d’Ampezzo per le olimpiadi invernali del 2026 — non sia mai che una città così importante abbia solo 8 gare e 24 medaglie!
Dopo Zaia?
Il problema che attanaglia il cuore della Lega in Veneto, un problema che cerca con tutta sé stessa di ignorare, è che bisognerà, prima o poi, fare i conti con un post-Zaia. E, parafrasando Mark Fisher, è più facile immaginare la fine del mondo che la fine della sua presenza in Veneto. Il problema si affaccia già, timidamente, all’orizzonte: ma chi viene interpellato sulla questione, magari perché potrebbe essere un potenziale successore, evita di esporsi. L’industriale Matteo Zoppas, neopresidente dell’agenzia Ice, preferisce restare concentrato sul suo incarico; un altro nome proposto sarebbe Adolfo Urso, correntemente ministro delle Imprese e del Made in Italy, che si svincola dichiarando che la candidatura a presidente di regione non è nei suoi interessi. Nel frattempo, le elezioni europee lasciano trasparire uno sviluppo interessante all’interno della composizione della giunta regionale, perché una candidatura al Parlamento Europeo sarebbe quella di una vera e propria decana della Lega in Veneto, l’assessora Elena Donazzan. Che sia una punizione o una promozione, questo lascia uno spazio libero in regione che potrebbe essere occupato da qualcuno di Fratelli D’Italia, che al momento costituisce l’altro problema della Lega (forse dei due quello che, paradossalmente, è più disposta ad affrontare) perché rischia di spodestarla.
Nel frattempo, Zaia è al lavoro per consolidare la sua querida presencia nella storia del Veneto estendendo il suo raggio d’azione. Nemmeno lui sa cosa farà di concreto nel mondo politico, se resterà nel Veneto come sindaco di Venezia magari o si sposterà altrove, anche se con molta umiltà ringrazia per la domanda (“ogni volta che c’è un’elezione sono il candidato naturale”). Di certo pare abbia già pronto un ulteriore contributo culturale: ha già concluso il suo terzo libro, che presenterà questo 22 novembre. E a contribuire a questa complessa operazione non già culturale ma antropologica sono stati alcuni ricercatori dell’università di Verona che hanno deciso di dare il suo nome ad una specie di pesce di cui è stato rinvenuto il fossile nei giacimento della Val d’Alpone, battezzata quindi Zaiaichthys postalensis. Niente di più gradito al presidente di regione, che fin da piccolo, ha dichiarato, era appassionatissimo di fossili. Dopo il suo ingresso nel mondo naturale, si aspetta con ansia la sua canonizzazione come santo.
UniPD e la Palestina
Finalmente il 7 novembre anche l’Università di Padova ha detto la sua, con una dichiarazione che potrebbe a primo acchito sembrare cerchiobottista ma a ben guardare è calibrata in modo che l’operato di Israele sembri una semplice reazione ad attacchi terroristici e non la naturale conseguenza di una prassi che sembra quasi connaturata alla sua organizzazione statale. Dopotutto c’era da aspettarselo se Il Bo Live del 12 ottobre scorso parlava degli attacchi di Hamas come tali “da superare e minimizzare qualsiasi considerazione politica attinente al “prima””. Non è però un pensiero che riflette la volontà di tutti coloro che partecipano alla vita anche politica dell’università. La mozione di pace è stata approvata dopo l’abbandono polemico dei rappresentanti degli studenti, che avevano proposto un documento che almeno dimostrasse solidarietà alla popolazione palestinese, e a discapito anche di un contingente di altri studenti coadiuvati dai gruppi Spina e Catai che hanno manifestato il loro supporto alla causa palestinese contro il genocidio israeliano proprio mentre quella decisione veniva ratificata dal senato accademico. È questo stesso gruppo che poi ha indetto un’occupazione di 24 ore del polo di Scienze Umane del Beato Pellegrino, e ce l’hanno raccontato qui.
Nel frattempo nella sola settimana che va da lunedì 6 a sabato 11 novembre nella striscia di Gaza sono morte 1056 persone (di cui 402 sono bambini) e ne sono state ferite 2082; sono stati attaccati 12 siti destinati all’educazione e 22 strutture sanitarie. Se gli attacchi di Hamas rimuovono ogni “prima” resta ancora da dibattere, ma se Israele va avanti così di sicuro a Gaza non ci sarà un “dopo”.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani regionali e provinciali e altre testate, in particolare su Il Mattino di Padova; sono inoltre stati inseriti dei dati dall’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari. Tutto è stato pubblicato nella settimana tra il 6 e il 12 novembre 2023.