Con Eddi e Jacopo al fianco del Rojava
Dopo l’attacco turco del 9 ottobre 2019 abbiamo sentito molto parlare della Siria del nord e dei “curdi”. Di chi fossero e cosa facessero in quel frammento di terra che difendono con tanta fierezza però sappiamo molto meno. In Rojava – come in curdo si chiama quella regione – da più di sette anni il territorio è sotto il controllo della popolazione che ha scacciato l’autorità centrale siriana nel luglio del 2012. Da allora si è cercato di dare forma a un progetto di trasformazione radicale della vita basandosi sui principi di pacifica convivenza fra le diverse etnie, condivisione degli strumenti e dei frutti del lavoro così come dell’uguaglianza fra uomini e donne. Una rivoluzione egalitaria, pacifista e femminista non può non essere qualcosa a cui dobbiamo ispirarci tutte e tutti: non può non essere anche la nostra rivoluzione.
Proprio perché il significato di quanto sta accadendo in Rojava esonda i suoi limiti territoriali, la partecipazione internazionale alla rivoluzione confederale è stata amplissima. Da tutto il mondo sono giunte persone che hanno messo a disposizione le proprie capacità e a rischio la propria vita per trasformare e migliorare quella degli altri e delle altre. Fra loro c’è chi decide di rimanere lì. C’è chi invece – come Lorenzo Orsetti – non è tornato a casa perché caduto in battaglia. C’è chi sopravvive e decide di ritornare ai propri affetti.
A coloro che decidono di tornare cosa succede? Sembra che la risposta sia scontata: gioia, felicità e riconoscimento. Così però non è. Lo scorso anno la procura di Torino ha deciso di inoltrare la richiesta di sorveglianza speciale – un regime di controllo dei movimenti e dell’agibilità politica di origine fascista – per quattro compagni e una compagna tornat* dalla Siria. Due di loro in estate sono stati scagionati perché il tribunale si è deciso a riconoscere che aver militato nelle forze rivoluzionarie curde non rappresenta un reato. Tre di loro invece, Maria Edgarda Marcucci (Eddi), Jacopo Bindi e Paolo Andolina, sono ancora sotto accusa e in attesa di sapere cosa ne sarà.
Eddi e Jacopo sono venuti a Padova per parlarci di quanto stanno subendo da parte dello stato italiano, ma soprattutto di cosa sta accadendo in Rojava, di come viene affrontato l’attacco turco e di quali risposte erano state messe in campo in precedenza per dare realtà agli ideali della rivoluzione.