intervista al Nadir
A Padova si avvicinano le elezioni e la destra cittadina, che dall’insediamento di Giordani non ha particolarmente fatto parlare di sé, inizia a muovere alcuni passi. In piazza Gasparotto a partire da gennaio è aperta la nuova sede di Andromeda, che in città è guidata da Filippo Ascierto, ex parlamentare, tesserato a Fratelli d’Italia; per sei mesi terrà compagnia alle associazioni che, da anni, lavorano e provano a costruire una forma diversa alla piazza. Cosa sta succedendo, nello specifico? Ne parliamo con Giovanni del circolo Nadir.
«A partire da gennaio l’associazione Andromeda ha aperto la nuova sede in piazzetta Gasparotto. Si tratta di un luogo difficile, sul quale noi, assieme alle altre associazioni della piazza, stiamo lavorando da anni per provare a costruire una forma di intervento alternativa a quella del binomio degrado/decoro. Andromeda invece – che come sapete fa capo esplicitamente a personaggi della destra padovana, di Fratelli d’Italia – propone un’altra politica: quella della bonifica, che si vantano di portare avanti».
È evidente che, se riqualificazione è stata una delle parole d’ordine della giunta Giordani, con i suoi aspetti interessanti e le sue grosse problematiche, la destra ha recuperato una parola genuina, dal sapore antico: bonifica. Come? «Andromeda non è particolarmente attiva, un paio di ore la mattina. Si avvale, per i suoi scopi associativi, della collaborazione di detenuti ed affidati ai servizi sociali, che vengono così messi alla prova scacciando, a quanto ci è dato di vedere solo verbalmente, chi frequenta la piazza. La loro propaganda si gioca su questo: si mandi via, si spostino le persone, di modo da restituire ai residenti uno spazio vivibile, sottraendolo alla criminalità. Noi abbiamo una progettualità condivisa sulla piazza, in dialogo col settore servizi sociali, che ha gli sportelli e il dialogo come pilastri; Andromeda però non si è messa in contatto con noi fino a pochi giorni fa, abbiamo in programma un incontro». L’associazione è in comodato d’uso in un locale della piazzetta per alcuni mesi, in ossequio alla propria politica societaria: spostarsi di mezz’anno in mezz’anno, estromettere la delinquenza, bonificare, consegnare pulito e profumato. Come appena accaduto in piazza De Gasperi, dove in una cerimonia pubblica Andromeda ha consegnato al sindaco Giordani il risultato della bonifica. «Niente di nuovo, in effetti: sono le solite politiche della destra, la soluzione per qualsiasi problema sociale è quella di spostare un po’ più in là».
In città è almeno dal fattaccio di via Anelli che, a fasi alterne, si va in questa direzione: alcuni dei luoghi dove si concentra il disagio vengono riqualificati, o bonificati, spostando le problematiche in un’altra via, in un’altra piazza. L’ultima interessata è stata piazza De Gasperi, che – con una mossa che ha fatto molto discutere – è stata riconsegnata, dopo la “bonifica” e una successiva benedizione, da Ascierto direttamente nelle mani del sindaco Giordani. «Non mi interessano le ideologie quando i padovani realizzano qualcosa di importante. La sicurezza non ha colore politico», ha affermato Giordani, dimostrando di non cogliere tutte le implicazioni della vicenda.
«Non mi interessano le ideologie quando i padovani realizzano qualcosa di importante. La sicurezza non ha colore politico», ha affermato Giordani, dimostrando di non cogliere tutte le implicazioni della vicenda.
Le associazioni che animano piazzetta Gasparotto propongono un quadro più articolato, decisamente al di là del contesto elettoralistico nel quale l’ex parlamentare Ascierto ha fatto la sua mossa, che vale per la piazza ma ha riflessi almeno sul resto della città. «La piazza è, innanzitutto, luogo particolare. Architettonicamente ha degli enormi vantaggi: è isolata dai suoi bastioni di cemento armato, non ci sono residenti, è quasi l’unico posto del centro nel quale è possibile svolgere attività quali concerti all’aperto senza creare problemi; d’altra parte, la struttura ripara e nasconde. Non si può però fare di tutta l’erba un fascio, soprattutto politicamente. Nella piazza c’è un giro di spaccio, è vero, così come spesso vi trovano rifugio alcuni senza fissa dimora; poi ci sono le persone con dipendenze. Ora: queste persone non sono sullo stesso livello. Non sono la stessa cosa. È vero, vi sono svolte delle attività illegali, ma resta innanzitutto il luogo dove transitano persone deboli, che hanno necessità di un aiuto».
«Proviamo a considerare Padova in generale. Sui senza fissa dimora oggettivamente l’amministrazione si è mossa, c’è un lavoro e una progettualità, anche se non sempre sufficiente. La stessa cosa non si può dire per quanto riguarda la tossicodipendenza: quando siamo entrati in piazzetta, col Nadir ormai quattro anni fa, abbiamo subito capito che avremmo dovuto affrontare questa cosa. Ci siamo formati, ci siamo guardati intorno e abbiamo capito che, beh, nessuno ha bene idea di cosa fare. Non ci sono progetti attivi, per una persona con dipendenze non ci sono prospettive».
Finisce così che, in puro stile anni Ottanta, la figura del dipendente e quella dello spacciatore siano accomunate dalle destre nella stessa sacca di delinquenza, e proprio per questo debbano essere estromesse, spostate, debbano comunque sparire – come nella storia periodicamente si chiese di far sparire i mendicanti, le prostitute, gli altri. È un’idea tutto sommato facile, spendibile, che consente di non affrontare sia i problemi che le condizioni e le contraddizioni da cui questi nascono. La diffusione delle droghe pesanti, dell’eroina, non è un problema di ordine pubblico (che esiste, ma in quanto conseguenza), esattamente come – anche dal punto di vista legale – il consumo non è un crimine.
La droga è invece un segno, uno dei più gravi, dei problemi che attraversano una società, della mancanza di senso che grava sulle nostre vite. È il simbolo dell’espropriazione della prospettiva, di una direzione in cui si può camminare assieme. Lo affermavano già, negli anni Ottanta, i più attenti fra quelli che, a sinistra, osservavano la fine di una stagione politica. «Il gesto di chi si droga è simbolico di noi tutti, lo sappiamo da un decennio [e più]. Chi vuole che non si ricordi (ossia chi vuole un mondo di adolescenti e di servi) vuole anche che le esperienze della memoria involontaria e che le emersioni del subconscio siano diffuse, incontrastate e quindi impotenti come molecole di un gas decompresso. L’espropriazione del “ricordo”, cioè della tradizione, è il vero esito della colonizzazione» (Franco Fortini).
La posizione delle associazioni della piazzetta è chiara su questo. «La risposta delle destre è comprensibile dal loro punto di vista, in quanto giochetto elettorale, retorica; però dobbiamo anche dirci che il problema rimane. Finché non ci sarà una prospettiva, minima, per alcune di queste persone, Fratelli d’Italia o chi per loro avrà buon gioco a spostarsi di sei mesi in sei mesi e di portare avanti queste bonifiche, tutto sommato inutili. Noi ci mettiamo a disposizione, ad esempio con il nostro progetto di Ascolti di comunità, con cui stiamo mappando il quartiere e che termineremo fra un paio di mesi, con delle proposte concrete. Vedremo quale risposta avremo».
Ringraziamo Giovanni del Nadir e gli altri gruppi che lavorano in piazzetta Gasparotto; qui la loro presa di posizione ufficiale delle associazioni e dei gruppi operanti nella piazza. Su questi temi – sia l’associazione Andromeda ma anche sulle dinamiche di riqualificazione urbana – torneremo nei prossimi tempi: le posizioni sono molte e su questo terreno si giocherà la forma della città nei prossimi anni.
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