Da quattro anni, dalla nascita del movimento globale Non Una di Meno, la data dell’otto marzo è tornata al centro del discorso politico. L’oppressione di genere è sempre più forte, eppure più sottile; i femminicidi fino a quattro anni fa non uscivano dalle statistiche; l’uguaglianza forma è completa, l’uguaglianza sostanziale tutto il contrario. Da quattro anni l’otto marzo, con al centro la forma dello sciopero , è tornato un momento di lotta.
L’8 marzo quest’anno cade di domenica. Non Una di Meno aveva rilanciato, raddoppiando su due giorni, prima che la pandemia arrivasse a sconvolgere dalle fondamenta le nostre vite. Siamo andati a chiedere alle compagne come abbiano deciso di reagire.
L’iniziativa non è paragonabile allo sciopero, come impatto politico e come potenza comunicativa. Parlando con le compagne, tuttavia, la soddisfazione era palpabile. La cosa è uscita bene, la gente si fermava a parlare, prendeva – a debita distanza! – i volantini, riconosceva il valore della presenza femminista nei quartieri periferici. Qualcosa su cui riflettere, decisamente, anche per i momenti come scioperi e manifestazioni che hanno come quinta tradizionale il centro cittadino.