Manifesti, foto, volantini del femminismo veneto negli anni ‘70 e nel nostro presente
a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario e Non Una di Meno Padova
Pubblichiamo un articolo-presentazione della mostra sul femminismo veneto dagli anni Settanta, aperta dal 5 marzo nel corridoio aule della sede universitaria.
Perché oggi continua ad essere fondamentale parlare di femminismo? Che rapporto abbiamo con la nostra storia femminista? Perché oggi continuiamo a sentire la necessità di guardare al passato e confrontarci con le lotte che ci hanno precedute?
Abbiamo il potere datoci da coloro che sono venute prima di noi, per andare oltre rispetto a dove sono arrivate loro.
La frase che abbiamo scelto per aprire la mostra sul femminismo padovano è di Audre Lorde ed è contenuta nella raccolta di scritti politici Sorella outsider. In queste parole sentiamo di trovare una prima risposta alle nostre domande. Il passato è per noi una cassetta degli attrezzi per aggiustare il presente e costruire il futuro che vogliamo.
Dalla nascita del Collettivo Autorganizzato Universitario di Padova, femminismo e transfemminismo sono tra i temi su cui come studentɜ abbiamo sentito maggiormente l’esigenza di discutere e formarci. È proprio all’interno di uno dei nostri momenti di autoformazione che è nata l’idea di realizzare dentro l’università, al Polo Beato Pellegrino, la mostra Le nostre lotte, ieri e oggi, riguardo le lotte femministe a Padova negli anni Settanta (e non solo), a partire da documenti, manifesti e fotografie raccolte nel Fondo Sorelle Busatta, trovato sul sito Femminismo Ruggente.
Questa mostra si inserisce nel percorso di avvicinamento all’8 Marzo, giornata dello sciopero transfemminista globale, la cui manifestazione qui a Padova l’anno scorso era terminata con l’occupazione da parte di Non Una Di Meno di un ex consultorio chiuso nel 2019. Era nata così la Consultoria Liberata, che è esistita per dieci bellissimi mesi.
La sua somiglianza con il Centro Sociale di via Callegari, in zona San Carlo, occupato nel 1976 dal Centro Femminista, ci ha immediatamente fatto pensare al nostro presente e all’esperienza della Consultoria. Dopo aver condiviso con le compagne di Nudm l’idea della mostra, insieme abbiamo iniziato a guardare i materiali del Fondo Sorelle Busatta, individuando i temi su cui si sarebbe poi sviluppata.

Dall’inizio degli anni Settanta, studentesse e lavoratrici (padovane e non) si sono organizzate in gruppi e collettivi femministi che con le proprie lotte hanno animato la città di Padova.
Manifesti, volantini, scatti delle manifestazioni testimoniano quali fossero le rivendicazioni del tempo: aborto libero e gratuito, salario per il lavoro domestico, consultori familiari, potere alle donne. Oggi riportiamo a galla quel patrimonio storico e culturale per guardarlo e per confrontarci con esso, per trarre nuovi strumenti utili alla nostra riflessione e pratica femminista sul mondo..
Sono passati cinquant’anni eppure molti temi per cui le nostre sorelle si sono battute continuano ad essere attuali, come quello della violenza di genere, della salute sessuale o del diritto all’aborto libero e gratuito. Alcuni temi e alcune parole che ci muovono nelle nostre lotte, invece, sono cambiati: non parliamo più di lavoro domestico ma di lavoro di cura; termini come soldi e potere sono meno utilizzati nei nostri slogan, si parla di casalinghe sempre meno spesso e nessun movimento femminista o transfemminista rivendica più un salario per il lavoro domestico, chiedendo piuttosto un reddito di autodeterminazione.
Attraverso questa mostra presentiamo un estratto del materiale raccolto dall’archivio Busatta, che abbiamo suddiviso in tre temi principali, scelti per la loro rilevanza nella storia femminista padovana, ma anche perché ci possono offrire degli spunti di confronto tra le nostre lotte ieri e oggi.
Il primo, proprio per la sua centralità nella storia del femminismo padovano, è quello del salario al lavoro domestico.
È qui a Padova che nasce nell’estate del 1972 il Collettivo internazionale femminista, che è il nome scelto per sé dal movimento per il salario al lavoro domestico, che riunisce militanti da Inghilterra, Francia e Stati Uniti. È in quel clima politico e ideologico che si afferma la consapevolezza per cui «lotta di classe e femminismo sono (…) la stessa cosa».


Il secondo focus riguarda il diritto all’aborto
Qui la storia nazionale si intreccia con quella locale: il caso di Gigliola Pierobon è uno degli episodi chiave nella storia della lotta femminista per il diritto all’aborto in Italia negli anni ’70 e Padova fu uno dei centri di mobilitazione più importanti di quel periodo. Gigliola era una giovane donna padovana di 17 anni denunciata per aver aver abortito: la denuncia era partita direttamente dall’ospedale dove si era recata per complicazioni post-abortive. All’epoca l’aborto era considerato reato secondo il Codice Rocco, il codice penale di epoca fascista.



Il terzo tema è quello dell’8 marzo
La giornata internazionale della donna scandisce un momento di rivendicazione, di lotta politica e di auto-rappresentazione del movimento femminista. In questa sezione è possibile percepire come la riflessione femminista si sia evoluta, articolata, incrociata con altre tematiche e diventata così più elaborata nonché rarefatta con l’andare del tempo.

Primo manifesto nazionale di Lotta Femmista, ideato in occasione del 8 marzo 1973.

In quanto studentɜ, allestendo questa mostra dentro l’università in vista dello sciopero transfemminista dell’8 marzo sottolineiamo il carattere di lotta che questa giornata ha assunto e continua ad assumere. Per noi l’8 marzo è un momento di lotta collettiva oggi essenziale di fronte all’avanzata delle destre e ai continui attacchi a diritti sociali e civili fondamentali, a cui possiamo e dobbiamo opporci a partire da momenti di costruzione e incontro come questi, riappropriandoci dei nostri spazi e organizzandoci insieme.
Guardando indietro, ci ha colpito il numero di gruppi e collettivi femministi esistiti in Veneto, spesso nati dalla volontà di studentesse medie e universitarie all’interno delle scuole e delle facoltà del nostro stesso ateneo. Abbiamo così creato una mappa dei collettivi femministi attivi in Veneto negli anni Settanta a corredo dell’introduzione alla mostra.
Oggi viviamo in un contesto accademico che, nascondendosi dietro ad una presupposta neutralità del sapere, continua a riprodurre dinamiche patriarcali oltre che razziste e coloniali, diventando sempre più inaccessibile e precario per studentɜ e lavoratorɜ.
Portando questi contenuti all’interno dell’università oggi vogliamo creare momenti di confronto e ritrovo che possano darci degli spunti su come organizzare la nostra lotta per trasformare il presente. Una lotta che sarà transfemminista o non sarà.
Noi stiamo creando il futuro, oltre a unirci per sopravvivere all’enorme pressione del presente: essere parte della storia significa questo
Audre Lorde