Daunbailò. Canzoni in prigione
È tornato anche il nostro podcast resistente, che inaugura la sua quarta decina con un episodio dedicato alle canzoni e ai canti nati dentro le carceri o ispirati alle storie di vita di detenuti provenienti dall’Italia, dall’Iran, dalla Grecia, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dal Malawi: dal blues traballante di Tom Waits all’epitaffio di Mikis Theodorakis, dal tropicalismo psichedelico di Gilberto Gil all’impegno goliardico di Lèo Ferré, dalla morale epica di Bertolt Brecht alle melodie veneziane di Alberto D’Amico. Due ore di musica e racconti accompagnati dalle parole di Jim Jarmusch, Robert Bresson e Jean Genet, in sostegno alla battaglia contro l’abuso repressivo del 41-bis e l’ergastolo ostativo di Alfredo Cospito, l’anarchico che è in sciopero della fame dal 19 ottobre e rischia di morire nel carcere di Sassari, perché dallo scorso aprile, dopo aver trascorso sei anni di detenzione, è stato costretto all’isolamento più totale e alienante da una nuova condanna che è già una tortura autorizzata dallo Stato.
O bailan todos o no baila nadie.
Immagine di apertura: i graffiti di Palazzo Chiaramonte-Steri a Palermo, sede del Tribunale dell’Inquisizione e del Carcere dei Penitenziati (XVII secolo).