John Zorn, l’Ebreo errante: guida a cinque decadi di labirintiche ossessioni
Come un tesseratto che contenga al suo interno infinite scatole cinesi, così l’imponente produzione discografica di John Zorn, distribuita lungo quasi cinque decenni di frenetica attività, restituisce il ritratto di una delle figure più complesse ed affascinanti del secondo ‘900 musicale. Polistrumentista, compositore, impresario, evocatore di dèmoni e artigiano della variatio, adolescente innamorato del surf e quarantenne folgorato dall’hardcore punk, attento cultore di Ornette Coleman e studioso iconoclasta della tradizione ebraica: in una carriera che ha toccato, assorbito e ridotto a macerie fumanti alea, serialismo, arte performativa, improvvisazione regolata, minimalismo, musica da camera, post-bop, jazz modale, klezmer, hardcore, thrash metal, noise, surf, lounge e chissà quanti altri generi ancora Zorn è stato tutto e il contrario di tutto, un autentico Ebreo errante della contemporaneità alla perenne ricerca di Qualcosa che sempre sembra sfuggire. Il diciassettesimo podcast di We Insist! è un lungo speciale monografico in cui proveremo ad esplorare i momenti chiave della produzione di John Zorn, qui arbitrariamente – ma convenientemente – suddivisa in sei tronconi principali: i primi passi, le esperienze estreme, il canzoniere Masada, i due successivi canzonieri Book Of Angels e Book Beri’ah, l’attività da compositore di colonne sonore e la più recente produzione easy listening.
O bailan todos o no baila nadie.
Immagine d’apertura: J. Z.