di Emanuele Caon
Storie di ordinario sfruttamento. Verona, la città dell’amore, con le sue riconosciute bellezze richiama ogni anno turisti da ogni parte del mondo. L’Arena, le rinnovate zone museali, il balcone di Giulietta, rappresentano la punta di diamante di una città che, negli ultimi decenni, si è protesa verso un’economia basata sui visitatori. Un giro d’affari milionario che parte dal Garda e arriva a Soave, con l’epicentro nell’ansa dell’Adige, si regge sul ricatto del lavoro povero, sulla lamentela verso i lavoratori poco disponibili, sullo sfruttamento di maestranze qualificate. Arriva il momento di dire basta.
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Stato di agitazione
Martedì 9 maggio 2023 Usb ha comunicato alla Prefettura di Verona l’apertura dello stato di agitazione sindacale negli appalti dei musei civici di Verona, gestiti da Le Macchine Celibi.
Che significa? Significa che la Prefettura ha cinque giorni di tempo per convocare un tavolo di trattativa tra le parti (lavoratori e azienda), ma se questo non porterà a una conciliazione verrà proclamato lo sciopero. Per le meraviglie di Verona, come l’Arena o la statua di Giulietta, si mette male.
La storia – dove tutto è cominciato
Nel 2020 Le Macchine Celibi di Bologna si aggiudica l’appalto per i servizi di guardiania dei Musei Civici di Verona. Perde invece la gara Rear, cooperativa torinese, che avrebbe applicato il contratto dei servizi fiduciari: 5 € l’ora (lordi!). Le Macchine Celibi vince l’appalto anche appellandosi, lo ricordano bene i lavoratori, all’uso improprio del contratto Servizi Fiduciari da parte di Rear: contratto destinato ai servizi di vigilanza privata, quindi non adeguato alle mansioni previste dal bando di gara. Il bando in questione è infatti quello con cui il Comune di Verona esternalizza la gestione dei Musei Civici della città. Le Macchine Celibi vince dunque l’appalto applicando il contratto Multiservizi, circa 7 euro l’ora. In ogni caso il contratto di settore non è nemmeno il Multiservizi, ma il Ccnl Federculture.
Agosto 2022. Macchine Celibi comunica ai suoi dipendenti, circa sessanta persone, il passaggio dal contratto Multiservizi al Servizi Fiduciari, esattamente come avrebbe fatto Rear nel caso in cui si fosse aggiudicata l’appalto. Il passaggio è addirittura retrodatato, portando in calce il 30 giugno. Che cos’è successo?
Il Ccnl Multiservizi ha avuto un aggiornamento nazionale, per cui sono state alzate le tabelle retributive: si tratta solo di poche decine di euro al mese, ma tanto basta. L’azienda decide il cambio di contratto, giustificandosi con l’impossibilità di coprire gli aumenti retributivi e scaricando la responsabilità sul Comune. Il Comune ha infatti negato a Le Macchine Celibi l’adeguamento del budget previsto dalla gara d’appalto alle nuove condizioni contrattuali del Multiservizi.
Val la pena di fare due piccoli chiarimenti. Il primo: se ad assegnazione avvenuta il Comune avesse rifinanziato l’appalto, avrebbe commesso un illecito. Il secondo: Le Macchine Celibi il 27 luglio ha avuto l’arroganza di pubblicare un post con cui vanta un fatturato in aumento del 38% rispetto al 2020, dichiarando un utile di oltre 10 milioni di euro che fa della cooperativa una delle prime aziende italiane dei beni culturali.
E chi lavora?
Una volta ricevuta la comunicazione di Le Macchine Celibi i lavoratori e le lavoratrici si sono, giustamente, allarmati. Sarebbero stati infatti inquadrati al livello D del Servizi Fiduciari: niente quattordicesima, minimi che possono arrivare a 4 € orari. Un contratto che la sezione lavoro del Tribunale ordinario di Milano ha giudicato incostituzionale, in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione perché prevede paghe sotto la soglia di povertà. Il che significa che se anche lavori quaranta ore a settimana sei povero.
Ai suoi dipendenti Le Macchine Celibi si è affrettata a garantire che il cambio di contratto non avrebbe modificato le retribuzioni mensili, perché il Ccnl Servizi Fiduciari sarebbe stato accompagnato da alcuni correttivi che avrebbero mantenuto le paghe al livello precedente.
Ovviamente non è andata così.
Come si arriva allo stato di agitazione?
Dall’estate scorsa ad oggi sono seguiti alcuni tavoli tra Comune, Soprintendenza museale, Le Macchine Celibi e le rappresentanze sindacali. Tavoli che hanno portato solo a rimpalli di responsabilità, promesse vaghe e perdite di tempo per i lavoratori. Ad oggi infatti nulla è accaduto.
Intanto, non solo il personale ha visto peggiorare la propria situazione contrattuale, ma subisce irregolarità in busta paga. Alcuni lavoratori e lavoratrici hanno quindi deciso di rivolgersi a Slang-Usb, con cui hanno deciso di dar battaglia.
Il 20 aprile 2023 Usb ha chiesto all’azienda e al Comune l’apertura di un tavolo di trattativa sindacale. Il sindacato ha segnalato l’imposizione unilaterale di un Ccnl lesivo della dignità della persona, richiedendo il ripristino della precedente situazione contrattuale e, in prospettiva, chiedendo di poter discutere il prossimo bando di gara: si auspica che l’appalto futuro possa prevedere il contratto adeguato, ossia il Ccnl Federculture. Le Macchine Celibi ha risposto il 04 maggio 2023, rifiutando ogni possibilità di incontro, anzi lamentando che la richiesta di Usb è lesiva dell’immagine dell’azienda.
In breve, l’azienda vince l’appalto per i Musei Civici veronesi sottolineando l’inappropriatezza del Ccnl Servizi Fiduciari applicato dalla concorrenza, due anni dopo decide di imporre proprio questo contratto ai propri dipendenti e lo fa senza preavvisi e discussioni. Alla fine l’azienda lamenta pure che accusarla di pagare poco i propri dipendenti è un danno di immagine.
Forse, però, questa volta l’arroganza è stata troppa. Le lavoratrici e i lavoratori ci dicono che ora Le Macchine Celibi deve venire al tavolo di trattativa, ripristinare il vecchio contratto, sanare tutti i mesi di stipendi al ribasso. Guardano già al nuovo appalto per avere un contratto che sia veramente di settore, il Federculture appunto. Anzi, ora, già che ci siamo, è venuta anche la voglia di discutere dei ritmi di lavoro (vista la mole di visitatori), delle condizioni climatiche di alcuni siti museali, della disparità di trattamento economico rispetto ai dipendenti diretti del comune. O così, oppure sarà sciopero e i turisti possono anche sognare di andarsi a scattare una foto davanti alla statua di Giulietta. La speranza è che il Comune (il committente) voglia che le condizioni di lavoro nei suoi siti museali siano dignitose… o che almeno si voglia risparmiare la brutta figura dei musei chiusi in piena stagione turistica.
2 thoughts on “Verona, musei civici: aria di sciopero”
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