Conversazione con Marzia Albiero
La nostra indagine a proposito dell’effetto delle misure per il contenimento del Covid19 sulle filiere alimentari locali prosegue con un’intervista a Marzia Albiero, portavoce della Rete GAS Vicentina. I GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) sono un’esperienza nata in Italia negli anni ’90 per l’acquisto collettivo di beni alimentari e non, secondo principi di equità e solidarietà, in contrapposizione ai meccanismi della grande distribuzione organizzata.
Da quando esiste la Rete GAS Vicentina? Quanti GAS comprende?
La nostra rete esiste ufficiosamente da una quindicina d’anni, ma si è costituita in associazione nel 2013. Attualmente comprende 25-30 GAS, che raggruppano, in media, 40 nuclei familiari ciascuno. Uno dei GAS vicentini più longevi è quello di Lonigo, che conta circa 90 famiglie.
Qual è la funzione di un Gruppo di Acquisto Solidale?
Il GAS promuove lo scambio diretto di beni soprattutto alimentari di qualità, non dannosi per la salute e rispettosi dei diritti dei lavoratori. I produttori da cui acquistiamo sono aziende di piccole dimensioni, estranee alla grande distribuzione e trasparenti con il cliente. Chiamiamo il nostro modello chilometro equo-zero, per distinguerlo dal chilometro zero di cui parla Coldiretti o anche da quello di iniziative come Campagna Amica: un modello che ha i suoi pregi, ma che per me rimane comunque inferiore al nostro, frutto di decenni di relazioni dirette con i produttori.
Ci sono legami tra la Rete GAS ed altri movimenti attivi nella provincia?
I nostri GAS, oltre a garantire qualità ai consumatori ed equità ai lavoratori, svolgono anche un ruolo fondamentale di presidio e custodia del territorio. Per fare un esempio, come Rete GAS Vicentina siamo parte di PFAS.land, una rete costituita da rappresentanti di diverse realtà (Greenpeace, Legambiente, Rete GAS Vicentina, geologi, urbanisti ecc.) che cerca di raccogliere tutte le informazioni disponibili sugli PFAS, vera e propria piaga della nostra zona. Anche il significato del far parte di un GAS è stato compromesso dagli PFAS, perché questi inquinanti vengono assorbiti dal terreno e, se non vengono presi i giusti accorgimenti, rischiano di finire proprio negli alimenti di origine locale che cerchiamo di privilegiare nei nostri acquisti. Così tra i produttori da cui acquistiamo ci sono, ad esempio, agricoltori e allevatori che già nel 2014 hanno installato i filtri anti PFAS per evitare che i loro prodotti venissero contaminati, senza che nessuna normativa lo imponesse.
Come è organizzato normalmente un Gruppo di Acquisto Solidale?
Ogni singolo GAS – ad esempio quello di Creazzo, di cui faccio parte – ha un referente per ciascuna delle diverse tipologie di prodotti che acquista: c’è un referente per la frutta e la verdura, uno per la pasta, uno per l’olio, eccetera. In linea di principio ogni membro del GAS ha l’incarico di tenere i rapporti con un produttore, organizzando gli ordini e alimentando il rapporto di fiducia che dev’esserci tra il GAS e l’azienda da cui acquista. Il referente cura anche la distribuzione dei prodotti, che può aver luogo a casa di qualcuno, negli spazi dell’associazione oppure a domicilio ai singoli “gasisti”. Per il buon funzionamento di un GAS, insomma, è necessario che i partecipanti si mettano in gioco personalmente, non solo come acquirenti. C’è poi un momento di condivisione, la riunione mensile, che ha la funzione di mettere in luce le difficoltà del gruppo, le potenzialità di cambiamento, i successi riportati.
Com’è cambiata la vostra attività durante il lockdown?
Fortunatamente per noi non è cambiato quasi nulla, proprio perché sia la Rete GAS, sia molti dei GAS che ne fanno parte negli ultimi anni avevano ufficializzato la propria struttura costituendosi in associazione. In questo modo abbiamo potuto continuare le attività anche durante il periodo di lockdown, servendoci della semplice autocertificazione. Per me, anzi, questo periodo ha rappresentato una conferma molto soddisfacente del buon funzionamento della nostra rete. Abbiamo incrementato le consegne a domicilio per ridurre i rischi per la salute, e abbiamo continuato a rifornirci dai soliti produttori. Alcuni GAS che funzionavano come gruppi informali, invece, hanno dovuto interrompere la loro attività. Vi segnalo poi che giusto in tempo per l’inizio della pandemia, per un fortunato caso, la nostra rete ha completato e pubblicato una mappa delle realtà della Provincia di Vicenza con cui abbiamo collaborato in questi anni, per mettere a disposizione di tutte e tutti questi contatti. E molte persone se ne sono servite in questi mesi, anche grazie al rinnovato interesse per la filiera corta che si è manifestato durante il lockdown.
Avete aumentato gli ordini, raggiunto nuove persone?
Ti posso dire che molti dei produttori da cui ci riforniamo hanno lavorato, durante la pandemia, molto più del solito. I nostri ordini di prodotti freschi sono aumentati. Come Rete GAS Vicentina ci sono arrivate nuove richieste di adesione anche durante la pandemia, proprio grazie al buon funzionamento della nostra rete. Un altro effetto è stato che alcuni dei GAS vicentini che finora funzionavano come gruppi informali ci hanno chiesto una mano per ufficializzarsi.
Acquistare tramite un GAS è anche un risparmio o è più che altro una scelta diversa di spesa?
Innanzitutto acquistare tramite un GAS significa limitarsi ad acquistare il necessario. In questo è molto diverso rispetto alla spesa al supermercato, durante la quale è facile riempirsi il carrello di prodotti inutili. Significa anche sapere esattamente come è costruito il prezzo di quello che si acquista, assicurarsi che dietro al prezzo ci sia una regolarizzazione dei dipendenti, non ci sia sfruttamento, non ci siano infiltrazione mafiosa né caporalato. Nella maggior parte dei casi acquistare tramite il GAS non è più costoso che acquistare al supermercato; quando lo è, ci si guadagna in salute e si contribuisce ad alimentare un modello più sano di produzione.
Ai vostri produttori chiedete sempre la certificazione biologica?
No. La certificazione biologica è per certi versi una garanzia, ma fa anche lievitare i costi e non tutti i produttori hanno il desiderio di sottoporsi alla burocrazia che richiede. Così, spesso, preferiamo fidarci dei nostri produttori, con i quali abbiamo un rapporto molto stretto, quasi di amicizia, ed informarci direttamente sui loro metodi di produzione. Il rapporto con chi ci fornisce il cibo, d’altronde, va anche oltre al ragionamento esclusivo sulla qualità del prodotto: nella rete, a volte, ci si sostiene a vicenda. È capitato che un’azienda da cui ci rifornivamo, un anno, si sia trovata in grandi difficoltà economiche a seguito di certi danni al raccolto, e noi abbiamo garantito di rifornirci esclusivamente da loro per l’intero anno successivo.
La foto di copertina è di Federico Bevilacqua – © tutti i diritti riservati