Un anno fa iniziavano le pubblicazioni di Seizethetime con un articolo dal titolo Salute e lavoro. Da che parte pende la bilancia. Eravamo nel mezzo del primo lockdown, rinchiusi nelle nostre abitazioni, in una situazione per certi versi simile e per altri diversa rispetto ad oggi. Certo è che il quadro non è cambiato radicalmente.
Nei mesi precedenti all’apertura, preparando il sito, pensavamo di lavorare in alcune direzioni. Avremmo voluto uscire dalle città, andare a discutere con tutti coloro che si muovono, in un qualsiasi modo, al di fuori dei centri della regione, per cui il sito avrebbe dovuto essere la scusa per approfondire la conoscenza di questa regione, bella e fastidiosa. Ci sarebbe piaciuto dare un ordine alle tantissime iniziative che, individualmente o collettivamente, attraversiamo, organizziamo, rendiamo vitali. Era nostra intenzione ricorrere maggiormente all’audiovideo, alla fotografia, sperimentando una comunicazione all’incrocio fra militanza e giornalismo che parli perché direttamente coinvolta nelle cose. Eliminare al massimo il rumore di fondo fra ciò che accade – di cui spesso ci troviamo ad essere a vario titolo attori – e ciò che si riporta.
Alla base di questi desiderata, c’era una riflessione semplice: l’informazione ufficiale fa un lavoro che, fatto bene o male, è parziale, e tende a non coprire molto di ciò che si muove al di fuori dell’ufficialità istituzionale. Viene raccontata una società in cui esistono i luoghi deputati per la politica, esistono i luoghi deputati per l’economia, ci sono anche quelli deputati alla produzione di cultura; tutto ciò che esce da questo schema, che nasce e cresce dal basso, difficilmente esiste dal punto di vista mediatico. Di qui la necessità di una controinformazione.
Ciò che tutti ci siamo trovati a vivere nello scorso anno invece ha scompaginato le carte. Sotto la spinta della pandemia i mezzi di informazione hanno scoperto che esiste una rete sociale, spesso e volentieri di parte politicamente orientata, che in tutta Italia tesse una debole barriera contro la povertà. Le attività mutualistiche sono apparse sulle prima pagine e nei telegiornali, andando a slabbrare l’immagine di un Veneto operoso e ricco, dove la povertà e i conflitti sono questioni legate a chi non sa adattarsi, a chi se la cerca. In generale, il fatto che il capitalismo europeo nel corso dell’ultimo anno abbia messo da parte lo strumento del neoliberismo ha cambiato gli equilibri degli ultimi decenni, con conseguenze che si riflettono sulla vita di ciascuno di noi, sulle quali politicamente è necessario ritarare gli strumenti.
D’altra parte, le limitazioni alle quali tutti siamo stati sottoposti non ci hanno consentito di sviluppare il progetto di Seizethetime – cogli l’occasione, appropriati del tempo – come avevamo previsto: in provincia non ci si va, in città per mesi non accade niente di fisico, il dibattito politico e soprattutto la dimensione culturale si sono rinsecchiti. Abbiamo dovuto percorrere altre strade, quella delle interviste, quella dell’inchiesta e dell’analisi della stampa, quella dell’approfondimento politico e culturale – assieme a quello cui puntavamo, all’attenzione al lavoro, alla salute, alla scuola; nel frattempo costruendo una redazione funzionante. Insomma, abbiamo imparato molto.
Abbiamo imparato (ma lo sapevamo già) che per fare le cose fatte bene serve tempo. Che non ci si improvvisa giornalisti, ma che a volte è necessario farlo. Che le competenze tecniche servono e non sono sostituibili, ma che a volte è necessario sostituirle. Abbiamo ritrovato la frustrazione delle situazioni in cui le idee e le cose da fare sono maggiori (in modo incommensurabile) delle forze di cui si dispone. Ci siamo resi conto che bisogna saper guardare, che il Veneto è pieno di gente in gamba che ha studiato e capito una determinata cosa e che ha voglia di parlarne. Questa è la cosa più bella che ci portiamo a casa da questo anno in cui abbiamo cercato di afferrare il nostro tempo, o almeno una sua piccola parte. Abbiamo pubblicato 140 articoli in cui due o tre cose sono state dette.
Abbiamo appreso soprattutto che basta saper guardare nel modo giusto per capire. Adesso si apre una fase nuova; l’idea iniziale, di un sito come strumento di conoscenza e di sperimentazione giornalistica, è ancora lì e va ripresa – ma intorno a noi le necessità si sono fatte più dure dato che la situazione pandemica ha portato con sé una crisi economica, che finora ha visto il raddoppio della povertà assoluta nel paese, ma che non si è ancora manifestata in tutta la sua gravità.
Il bisogno di una controinformazione basata su una lettura diversa della realtà si è fatto più acuto. La redazione è aperta, nel senso più vero del termine: non solo perché invitiamo tutte e tutti a contattarci e a partecipare – ci servono come il pane fotografi, videomaker, gente che ci sa fare coi social, e ovviamente chi abbia voglia di scrivere – ma anche nel senso che la direzione della redazione è quella di chi partecipa.
E auguriamo un buon primo maggio a tutti: auguriamo un primo maggio di lotta e di giustizia, che anche noi, nel nostro piccolo, proviamo ad afferrare. Ancora di più quest’anno il momento è quello giusto: seize the time, the time is now!