Seize the Week è una rubrica che, a cadenza settimanale, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 2 al 9 aprile 2023.
Tra la vigna e il divano
Dal 2 al 5 aprile a Veronafiere si è svolto il Vinitaly, il salone internazionale del vino che ogni anno porta a Verona circa 150 000 persone. Per insignorire la location sono stati trasferiti a Verona due quadri degli Uffizi a tema bacchico, un Guido Reni e un Caravaggio. Alla fiera hanno fatto la loro passerella diversi esponenti della destra di governo, impegnati a propugnare una cultura vitivinicola fatta di impegno e di lavoro nei campi, vero antidoto alla tentazione dei giovani di «stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza» (Lollobrigida).
Sempre durante la fiera la premier Giorgia Meloni, parlando ad alcuni studenti di un istituto agrario, ha rilanciato l’idea del «liceo del Made in Italy», un nuovo indirizzo di scuola secondaria di II grado a cui a dir la verità il governo sta già lavorando da alcuni mesi e che dovrebbe funzionare dall’anno scolastico 2024-2025. Il nuovo liceo dovrebbe assomigliare a un indirizzo tecnico-economico e del marketing, con elementi di agroalimentare e di moda: una formazione all’insegna del brand Italia, chiaramente sempre di più al servizio delle aziende.
Non bruciamoli!
Lo scorso sabato 1 aprile, a Padova, al parco Cavalleggeri, si è svolto il Forum regionale sui rifiuti; tra i nodi del dibattito la politica di costruzione e ampliamento degli inceneritori, che in Veneto è rappresentata soprattutto dalla vicenda dell’impianto di Fusina (VE) e dalla realizzazione della quarta linea dell’inceneritore di Camin a Padova.
Ciò che emerge è che favorire gli inceneritori sfavorisce il riciclo dei rifiuti, non elimina le discariche e soprattutto è disastroso sul piano ambientale: un Kwh di energia elettrica prodotto bruciando rifiuti emette il triplo dell’anidride carbonica emessa da un Kwh dell’attuale mix energetico nazionale (l’ha detto Enzo Savoino, presidente del comitato scientifico del network Zero Waste). Seize the Time segue la questione da tempo e ha pubblicato anche un dossier sulle ragioni del No alla quarta linea.
La strada degli errori
Con la presenza di Salvini e di Zaia si è inaugurato in settimana il collegamento tra la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) e l’autostrada A27: dovrebbe essere uno degli ultimi capitoli dell’infelicissima storia di questa grande opera, che avrebbe dovuto migliorare la viabilità nelle province di Treviso e Vicenza e invece ha solo causato enormi costi ambientali e sociali ai rispettivi territori.
Tra i vari passaggi della vicenda ricordiamo la gestione «emergenziale» delle fasi di progettazione e approvazione, avvenuta tramite nomina di un commissario straordinario, com’era stato fatto per il Passante di Mestre, con chiaro travisamento del concetto di emergenza (alla nuova strada si stava pensando da decenni), e il lungo sequestro del cantiere a seguito del crollo di una galleria e morte di un operaio, probabilmente per mancato rispetto delle normative di sicurezza.
Da non dimenticare infine la travagliata storia del finanziamento dell’opera, che doveva essere svolto in gran parte in project financing (con fondi privati, garantiti però in caso di mancati introiti dalla Regione) e invece nel tempo ha richiesto contributi pubblici fuori programma e l’assunzione diretta del rischio da parte della Regione. Il costo, secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano, è lievitato da 2 a 13 miliardi di euro, e l’autostrada è pressoché vuota, anche per colpa dei pedaggi salatissimi.
Lavoro e sfruttamento
Proteste a Rovigo di fronte all’impianto di Geodis di Villamarzana, che chiude a seguito di nuove politiche di Amazon (per cui l’impianto lavorava i pacchi) lasciando a casa 130 lavoratori e lavoratrici. Il quadro proposto al Mattino da Riccardo Mantovan, segretario provinciale Fp-Cgil, è particolarmente efficace: «multinazionali che arrivano, cementificano, creano l’illusione di un’occupazione e poi lasciano col cerino in mano 130 famiglie, scaricando su di esse i costi economici e sociali». Su di esse e sul territorio, che si trova ad ospitare l’ennesimo capannone vuoto.
Una lavoratrice padovana, sostenuta da Adl Cobas, ha fatto causa all’azienda Civis, che le corrispondeva un salario di 3,96 € l’ora, in conformità al contratto nazionale «Vigilanza privata e servizi fiduciari», e ha vinto la causa presso un giudice del lavoro di Milano. Nella sentenza il richiamo all’articolo 36 della Costituzione. Sono moltissime le persone nella stessa situazione in Veneto.
In provincia poi la Guardia di Finanza ha eseguito alcuni controlli sulla regolarità dei rapporti di lavoro, in particolare presso piccole attività commerciali; sono state trovate numerose situazioni di irregolarità, tra cui lavoratori in nero, lavoratori a chiamata che lavoravano senza che fosse stato aggiornato il registro, lavoratori che lavoravano più delle ore previste nella documentazione, e altri casi simili.
Fratelli d’Italia e il nodo del genere
La carriera alias nelle scuole deve sparire. La scorsa settimana la dirigente scolastica del liceo Marco Polo di Venezia, Maria Rosa Cesari, ha ricevuto una mail a firma di Anita Menegatto e Andrea Barbini del partito Fratelli d’Italia. Si tratta di una comunicazione dall’aria semiufficiale, in cui i due citano la propria posizione in seno al Comune di Venezia e poi sollecitano i dirigenti scolastici ad interrompere ogni progetto relativo alla carriera alias, con una serie di minacciose considerazioni sul reato di falso in atti pubblici (ma anche sul rischio di «indottrinamento dei ragazzi»). La dirigente ha giustamente rifiutato di prendere in considerazione le indicazioni di un partito politico su cosa debba essere inserito nel piano dell’offerta formativa della sua scuola, e contro la mossa di FdI si sono mossi gli studenti e diversi esponenti del centro-sinistra regionale.
Fratelli d’Italia, dunque, compatto nel negare legittimità all’esistenza delle persone transgender? Sembrerebbe di no: lo scorso 7 marzo, in un post su Facebook, Elena Donazzan ha scritto di aver votato a favore di una delibera che riconosce il sostegno del sistema sanitario pubblico per le persone con disforia di genere certificata. Che succede? Ce lo spiega la stessa Donazzan: ha votato in questo modo a seguito di un lungo confronto con Alessandra Gracis, avvocato trans di destra che l’ha convinta della legittimità del «cambio di sesso», «in età adulta, dopo un percorso difficile e articolato», attraverso «una dolorosa consapevolezza di sè e un’altrettanto dolorosa modifica del proprio corpo in via definitiva» (insomma senza pretese di fluidità di genere o altre diavolerie moderne).
Le persone trans insomma possono continuare ad esistere, purché la loro vita sia resa sufficientemente difficile e dolorosa.
Uomini e orsi
La notte tra mercoledì 5 e giovedì 6 aprile il ventiseienne Andrea Papi è stato trovato senza vita nei boschi di Caldes, in Trentino. L’autopsia ha rilevato che nella sua morte è stato coinvolto un orso, dal quale il ragazzo forse si è difeso con un bastone. Da quando l’orso è stato reintrodotto nella zona, è la prima volta che uno scontro con un orso ha come esito la morte di una persona, e naturalmente la stampa si è scatenata: si leggono espressioni come «ghermito e trascinato nel bosco», «sbranato dall’orso», «una fine terrificante», prima ancora che le dinamiche della vicenda vengano chiarite. Si parla di abbattimento dell’orso responsabile, ma anche di drastica riduzione della popolazione di orsi in Trentino, che ormai sarebbe incompatibile con la fruizione turistica del territorio.
Alla fine del Novecento, nelle Alpi orientali, l’orso era sparito da tempo, proprio a causa dei conflitti con l’uomo. È stato reintrodotto a partire dalla zona delle dolomiti di Brenta tra il 1999 e il 2002 con il rilascio di 10 esemplari sloveni; il progetto si chiamava Life Ursus e ha previsto un ampio piano di informazione e condivisione con la popolazione, che da parte sua era favorevole con percentuali intorno al 70-80% al ritorno del plantigrado. La presenza dell’orso sul territorio ha un elevato valore scientifico, culturale ed estetico, e contribuisce al mantenimento della funzionalità degli ecosistemi naturali: l’orso infatti è una «specie ombrello», richiede ampi territori e un ambiente diversificato e proteggendo lui si proteggono automaticamente moltissime altre specie.
La convivenza con l’uomo, però, non è semplice. L’uomo non è una preda dell’orso, anzi l’orso è molto schivo e tende ad evitare ogni contatto con noi, ma alcuni orsi (una minoranza) sono più confidenti di altri; e quando uomini e orsi si trovano vicino si può creare una delle circostanze (percezione di pericolo della prole, mancanza di vie di fuga, timore di attacco da parte dell’uomo) che portano l’orso a poter ferire. Nelle zone del mondo in cui l’uomo convive con i grandi carnivori la gestione riguarda proprio questi individui «problematici» in quanto particolarmente confidenti; su questi si concentrano i provvedimenti di captivazione o eventuale abbattimento.
Pensare, come ha detto il presidente della provincia di Trento, a un piano di abbattimenti che riduca drasticamente la popolazione sarebbe invece soltanto una mossa d’immagine. E renderebbe più difficile lo scopo ultimo del progetto di reintroduzione, cioè che l’orso un po’ alla volta si espanda oltre la zona del Trentino e vada a ricolonizzare tutto l’arco alpino.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani regionali e provinciali e altre testate, in particolare su Il Mattino di Padova, Il Corriere del Veneto, La Nuova di Venezia, Il Gazzettino, SkyTg24, ilsussidiario.net, nella settimana tra il 2 e l’8 aprile 2023.