È tornata la rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 2 all’8 ottobre 2023. Buona lettura!
Un settimana all’insegna della viabilità e dei trasporti
Tra i tanti fatti della settimana il più rilevante e tragico è l’incidente avvenuto a Mestre la sera del 3 ottobre. Un autobus pieno di turisti è precipitato da un cavalcavia; nell’impatto hanno perso la vita 21 persone. Gli addetti ai lavori stanno ricostruendo l’accaduto, ma ancora niente è sciuro. C’è chi incolpa il cavalcavia e la sua gestione, chi si concentra sulle batterie elettriche del mezzo e chi, come Marco, un ex autista Actv, (l’azienda veneziana dei trasporti) ci ricorda cosa voglia dire guidare un autobus nelle nostre frenetiche città. Nel corso di un’intervista a Il Mattino, egli stesso ammette di essersi licenziato a causa dei turni massacranti e della paura che un giorno la tragedia avrebbe coinvolto anche lui.
Sfogliando i giornali, è possibile notare una dinamica piuttosto interessante: le notizie di Mestre hanno dirottato l’attenzioni di tutti i media sul “tema trasporti”. A Padova non si è realmente mai smesso di parlare di autobus e viabilità, dal momento che i giornali cittadini, da un anno a questa parte, hanno sempre dedicato almeno un trafiletto al “caso Busitalia” e ai regolari disservizi sulle linee; ora, però, sembra aprirsi un vero e proprio “processo” alla ditta responsabile della mobilità pubblica in città. Insomma, l’aumento del prezzo del biglietto non sembra aver risolto i problemi dello scorso anno: le corse continuano a saltare, i ritardi sono la quotidianità e autobus pieni di studenti prendono fuoco sulla via per la scuola; è quanto accaduto venerdì mattina a Piove di Sacco.
Le vicende di Mestre hanno riportato alla memoria un altro caso meno tragico, sebbene molto sentito dai cittadini padovani, quello del cavalcavia Borgomagno. L’anno scorso vennero svolti lunghi lavori di manutenzione sul più importante collegamento tra il centro di Padova e il suo quartiere più abitato, l’Arcella. Per diverso tempo il traffico era stato limitato e le zone ciclo-pedonali rimosse. Oggi il vicesindaco di Padova, Andrea Micalizzi, guardando a Mestre, ricorda quei lavori e ne giustifica la necessità; tuttavia, sembra aver dimenticato ciò che il blocco del Borgomagno aveva comportato: uno stato di costante pericolo per pedoni, ciclisti e autisti. Ricordiamo, infatti, che gli stessi dipendenti di Busitalia chiedevano un intervento di messa in sicurezza perché sicuri che il morto ci sarebbe scappato.
I record del Veneto e l’ambiente
Questa settimana Il Sole 24 Ore (in collaborazione con l’emittente tedesca Deutsche Welle e lo European data journalism network) ha rilasciato la classifica annuale delle città italiane più inquinate. Preoccupante è soprattutto la situazione in Pianura Padana dove la concentrazione di Pm2,5 (particolato) supera ampiamente la soglia di riferimento fissata dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Cinque sono le città venete in top ten: Padova (sesta), Verona (settima), Vicenza (ottava), Treviso (nona), Rovigo (decima).
Fortunatamente non tutti guardano a questi dati con indifferenza. La settimana scorsa si era chiusa con circa un migliaio di persone scese in strada a Monteortone per manifestare contro il progetto di costruzione di un nuovo centro alberghiero e residenziale di 90 km2 . La mobilitazione dei gruppi ambientalisti e soprattutto della popolazione locale sta avendo successo. È intervenuto persino il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi che ha riconosciuto l’assurdità alla base del progetto. Le sue dichiarazioni sono però alquanto “particolari”, poiché lasciano più di un dubbio sulle mansioni e sulle responsabilità delle amministrazioni comunali del nostro paese: «Il sindaco di Teolo non ha nessuna autorità mentre il ministero sì. E io dico che lì non si fa assolutamente nulla, non c’è altra via che lasciare perdere».
A Padova la settimana è stata caratterizzata da altre azioni rilevanti: un blocco stradale di Ultima generazione (sgomberato con la forza) e il corteo di Fridays for Future. I temi caldi sono tanti, ma l’attenzione di militanti e attivisti è rivolta in particolare alla quarta linea dell’inceneritore e alle ormai imminenti Olimpiadi di Cortina: un progetto non solo alieno a qualsiasi tipo di interesse verso l’ambiente o verso la crisi climatica, ma anche un show apparentemente fallimentare già prima del suo inizio.
Non una bella settimana per lavorare
Sul piano del lavoro è stata una settimana difficile e triste. Martedì nel rodigino è esplosa una fabbrica di fuochi d’artificio ed è rimasto ferito un dipendente; in provincia di Verona è morto un operaio di appena vent’anni; a Brescia la titolare di un centro estetico è stata condannata poiché obbligava due minorenni in Alternanza Scuola Lavoro a praticare massaggi erotici ai clienti.
Si parla per lo più di lavoro giovanile. Il Ciset (Centro studi economia turistica dell’università Ca’ Foscari) e Manageritalia Veneto hanno riportato un recente studio sul lavoro turistico in cui si descrive un netto calo degli occupati under 20. La notizia è di mercoledì; venerdì, due giorni dopo, un’operazione delle fiamme gialle compiuta tra Padova e provincia ha scoperto 41 lavoratori in nero e 28 irregolari, tutti giovanissimi (anche un minorenne) e occupati nei settori della ristorazione e della balneazione.
Borse e case per gli studenti
All’incontro per accogliere le matricole in arrivo nel più importante ateneo veneto, la rettrice Mappelli ha ribadito che l’Università di Padova è caratterizzata dall’inclusione. Non tutti gli studenti, però, sono d’accordo: i problemi denunciati lo scorso anno non sono stati risolti, anzi, sembrano peggiorare. Nell’autunno 2022 molti studenti si sono visti privati del diritto alla borsa di studio; quest’anno sono aumentate le iscrizioni e ci si aspetta che aumenteranno anche gli studenti e le studentesse che andranno a riempire le fila di quel nuovo soggetto chiamato “idoneo senza borsa”.
A preoccupare è soprattutto la mancanza di case e i prezzi degli affitti. Gli studenti hanno iniato l’anno da dove avevano lasciato il precedente: sono tornati con le loro tende a chiedere una risposta dell’università. Sono state fatte molte promesse. La Mappelli ha garantito la presenza di nuovi 100 posti letto entro la fine dell’anno e 800 entro il 2025. La ministra Bernini riporta altri numeri, circa 291 posti già attivati.
Cosa succederà quest’anno? Non abbiamo certezze, ma sappiamo che l’università patavina ha appena acquistato per 21 milioni di euro l’ex albergo Storione (di fronte al Bo) per farci degli uffici.
La casa non è un problema solo studentesco
Unione Inquilini ha riportato alcuni dati molto interessanti relativi agli sfratti avvenuti durante l’ultimo anno: sono 425 e corrispondono a un aumento del 342%. Le stime per il prossimo anno non sono migliori; ci si aspetta un aumento del 252% corrispondente ai circa 1169 nuovi sfratti “programmati”. A rendere il quadro ancora più fosco è la causa a monte di questi provvedimenti: la morosità involontaria e incolpevole.
Uno dei responsabili principali di questa situazione è ATER, l’azienda che dovrebbe gestire l’edilizia pubblica in città e in regione. È fresca la notizia che riporta di come ATER rischi di trovarsi costretta a pagare circa 1 milione e 700 mila euro di arretrati IMU. Gli immobili in gestione dell’azienda sarebbero esentati dal pagamento di tale tassa, poiché sarebbe un ente a finalità sociale. Tuttavia, è stato concordato (finalmente) che le case vuote non portano utilità a nessuno. A mobilitarsi per ora sono i soli sindaci di Padova e Treviso, ma ci si aspetta che il fenomeno si espanda. Intanto, ATER trema; si dice che tutto questo potrebbe portare alla chiusura dell’ente, anche se sappiamo che i bilanci sono molto più che positivi. Cristiano Corazzari, l’assessore regionale che si occupa di edilizia residenziale, cerca di disinnescare questa possibile bomba ricordando l’importanza di ATER, evidenziando i costi milionari che i lavori di manutenzione di queste case sfitte comporterebbero e indicando come unica possibilità: “Chiedere al governo di intervenire, dichiarando la finalità sociale di tutti gli alloggi ATER, anche se sfitti”.