Seize the Week è una rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dall’1 gennaio al 7 gennaio 2024.
Un nuovo anno all’insegna del futuro?
L’anno nuovo, si sa, è una convenzione magica: porta sempre con sé l’illusione della palingenesi, del rinnovamento che prende la forma dei buoni propositi. Ecco che, le prime pagine dei quotidiani si aprono con l’immagine di un Veneto lanciato verso il futuro, grazie a due grandi operazioni di ammodernamento delle stazioni del Nord-est. La prima è prevista entro il 2026 e prevede un piano di investimento del RFI (Rete ferroviarie italiane) da 102 milioni di euro in vista delle Olimpiadi invernali che si svolgeranno a Milano e Cortina nel 2026. La seconda, più consistente, interesserà il rinnovamento strutturale della stazione di Padova con l’arrivo dell’Alta velocità sulla linea Brescia-Padova, previsto per il 2029. Gli investimenti in questo caso saranno più sostanziosi (si parla di circa 9,82 miliardi entro il 2029) e i risultati più eclatanti. Sul piatto c’è già un masterplan di Stefano Boeri, l’architetto del Bosco Verticale, che è stato presentato nel 2021. Un progetto tutto orientato a una rivoluzione green, con un aumento del verde pubblico dal 5% all’80% e che trova la sua immagine simbolo o, come dicono gli architetti milanesi, un landmark in una serra bioclimatica all’interno di un ponte che sovrasterà i binari della stazione. Futuro o utopia? Lo scopriremo nel 2029.
Rendering del progetto di Stefano Boeri sulla stazione di Padova.
Di certo i sogni per ora devono lasciare i posti a problemi ben più concreti, come quello di capire dove la linea dell’Alta velocità dovrà passare. Preoccupa in questo senso il tratto che va da Vicenza a Padova, dove le amministrazioni comunali delle due città targate PD (Possamai a Vicenza, Giordani a Padova) dovranno fare i conti con le esigenze del proprio elettorato e i limiti tecnici, prevedibile per un progetto così ampio e complesso. A Vicenza, ad esempio, Possamai vorrebbe l’interramento dei binari, ma la presenza dei fiumi rende questa opzione quasi impraticabile, mentre a Padova il nodo più difficile da sciogliere sembra quello dell’entrata in città, in particolare a Montà, dove si intrecciano attraversamenti dei binari, un cavalcavia, un sottopasso e una strada a senso unico alternato che dovrebbero essere demolite, creando non pochi problemi alla viabilità.
L’ospedale a Padova e le tensioni tra comune e regione.
Il tema della viabilità a Padova, d’altronde, è particolarmente sentito negli ultimi anni, soprattutto alla luce della futura creazione di due linee del tram che renderanno particolarmente difficile la gestione del traffico. A questo si deve aggiungere la costruzione del nuovo ospedale di Padova est, il cui progetto è stato da poco presentato in consiglio regionale e dovrebbe essere ultimato nel 2031. Progetto, quest’ultimo, che sta creando non poche tensioni tra comune e regione. Sembra infatti che nel patto sottoscritto a maggio dell’anno scorso tra i due enti non ci sia alcun riferimento chiaro su chi si debba occupare finanziariamente della gestione della viabilità dell’area e, in particolare, dei collegamenti all’ospedale per chi viene da fuori. L’unica soluzione, il completamento dell’Arco di Giano che collega Padova ovest a Padova est, costa troppo per le casse del comune. Alla richiesta mediatica di finanziamenti da parte del comune di Padova ha risposto l’assessore all’Infrastrutture Elisa De Berti dichiarandosi aperta alla collaborazione, ma bacchettando la Giunta comunale per i tempi e i modi della richiesta. Come finirà?
Rendering del progetto del nuovo ospedale di Padova est.
La lobby che non ti aspetti e una risoluzione del TAR.
C’è un gruppo di interesse molto piccolo, circa 38.000 (meno dell’1 per cento dei veneti), eppure il suo peso politico si fa costantemente sentire. È il gruppo dei cacciatori veneti, la cui influenza elettorale è tale da aver portato l’assessore al Territorio- Cultura e Sicurezza della regione Veneto, Cristiano Corazzari, a infischiarsene dei pronunciamenti tecnico-scientifici dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). L’istituto ministeriale ogni anno, infatti, emana precisi pareri alle regioni sui calendari venatori che, tuttavia, quest’anno Corazzari ha deciso di non voler rispettare, allungando il calendario venatorio di una decina di giorni. Una mossa politica che ha causato l’intervento del TAR Veneto alla fine del 2023, costringendo Corazzari a rispettare le linee guida indicate dall’Istituto. Corazzari e, più in generale, il Consiglio regionale veneto non sono nuovi a questo tipo di operazioni, soprattutto quando si tratta di caccia. D’altra parte, i cacciatori veneti sono fortemente rappresentati non solo a destra, nella figura del leghista Gianpiero Possamai (presidente di Federcaccia Veneto) e dell’immancabile Joe Formaggio, ma anche a sinistra, con i consiglieri quota PD, Jonatan Montanariello e Francesca Zottis. D’altronde, non sono forse queste le priorità dei cittadini veneti?
Storia di come un golf club di lusso riceverà quasi 2 milioni e mezzo di euro dallo Stato nei prossimi tre anni.
La nostra storia inizia con una legge di Bilancio che, come ogni anno, deve essere approvata dal Parlamento. E con un governo che chiede ai parlamentari della maggioranza di non proporre emendamenti sulla manovra (in buona sostanza chiedendo di non esercitare il proprio potere), promettendo loro in cambio una legge-mancia alla fine dell’anno e un tesoretto di 80 milioni. E dopo che la legge di Bilancio viene approvata e la legge-mancia proposta, i nostri parlamentari si adoperano per proporre microfinanziamenti nei propri piccoli feudi, i propri collegi elettorali. Tra questi, il caso più emblematico è quello di un golf club di lusso di Asiago (tassa d’iscrizione: 1420 euro) che, grazie a questa manovra, nei prossimi tre anni riceverà circa 2 milioni e quattrocentomila euro per operazioni di ristrutturazione e riammodernamento di una struttura in parte privata e in parte pubblica (parti dei terreni infatti sono infatti del comune). D’altronde, non sono forse queste le priorità dei cittadini italiani?
Il golf club di Asiago che riceverà 2 milioni di euro nei prossimi tre anni
Storia di come tre senzatetto morirono durante la notte della Befana
Un’altra storia, più tragica, inizia e finisce con tre corpi senza vita, ritrovati alle 22.30 del 6 gennaio a Padova, presso l’ex-istituto Configliachi. Erano corpi di uomini che, cercando di riscaldarsi, hanno acceso un fuoco per trovare un po’ di tepore. E sono morti a causa del monossido di carbonio. Dietro questi corpi c’è tutto il problema di una città, di una regione e, probabilmente, di una società che guarda con ansia al proprio futuro perché vuole nevroticamente nascondersi i problemi del presente. Lo stesso ex-Configliachi ne è la prova, dal momento che è al centro di uno dei tanti progetti futuribili che interessano la città di Padova. Dovrebbe diventare un centro polifunzionale: al piano terra spazi espositivi e mediateca; al primo piano un’aula auditorium, una biblioteca e un centro di alta formazione culinaria. Spazi da sogno in cui una città si vuole specchiare, pensandosi all’avanguardia e in difesa dei diritti civili, ma che non vuole guardare in faccia la realtà, la miseria che la circonda.
E così, un altro capitolo della storia si aprirà: uomini che camminano tra scaffali zeppi di libri, dove altri uomini sono morti.
D’altronde, il futuro non era di certo per loro.
Fiori che il collettivo Catai di Padova ha lasciato in memoria delle tre persone morte stanotte.