Seize the Week è una rubrica che, a cadenza settimanale, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 23 al 29 ottobre 2023.
Città e campagna
È tempo di classifiche. In settimana è stata pubblicata l’edizione 2023 del rapporto «Ecosistema urbano» di Legambiente, che da alcuni anni analizza la qualità ambientale di 105 capoluoghi italiani sulla base di una serie di indicatori e stila una classifica. Per il Veneto, il comune di Venezia si posiziona bene, probabilmente grazie al centro storico fisiologicamente privo di automobili (la quantità di auto pro capite era un indicatore importante) e al buon funzionamento del suo trasporto pubblico. Anche Belluno ottiene un punteggio alto: la qualità dell’aria è migliore che altrove e le politiche ambientali comunali sembrano funzionare. Per quanto riguarda i cinque capoluoghi veneti di pianura, che a prima vista potrebbero sembrare simili tra loro e che scontano tutti un elevato livello di inquinamento, la situazione è sorprendentemente varia. Treviso si piazza quarta in Italia grazie alla sua gestione dei rifiuti e alle sue politiche in tema di trasporto pubblico; Padova (trentaquattresima) e Vicenza (quarantanovesima) peggiorano rispetto all’anno precedente registrando consumi elevati e performance mediocri in tutti gli ambiti. In fondo alla classifica stanno Verona e Rovigo, che scontano una gestione inefficiente dei rifiuti e un’elevata quantità di veicoli privati a fronte di un trasporto pubblico evidentemente non all’altezza della situazione.
Sempre in settimana è uscito il rapporto ISPRA 2023 sul consumo di suolo, che analizza i dati del 2022 e li pone in confronto con gli anni precedenti. Guardando al Veneto, come al solito il record di suolo complessivamente consumato spetta alla provincia di Padova (ad oggi il 19% del territorio è stato artificializzato), mentre la provincia che tra il 2021 e il 2022 si è data più da fare nel consumare nuovo suolo è quella di Verona (quasi 300 ettari di nuovi interventi!). Nello stesso anno in tutto il Veneto sono stati consumati circa 740 ettari di suolo, oltre 100 di più rispetto all’anno precedente, a fronte di una legge regionale del 2017 che dovrebbe ridurre progressivamente il consumo di suolo fino ad azzerarlo nel 2050 (davvero troppo tardi).
Dove va il cemento
Dietro a questi numeri si nascondono tanti piccoli interventi ma anche numerose concessioni monstre, sul modello del maxipolo Amazon di cui abbiamo parlato qui, dell’hub di Roncade di cui abbiamo parlato qui e della lottizzazione di Monteortone di cui abbiamo dato conto di recente. E come il caso del polo logistico di Maserà, emerso in settimana con articoli sul Mattino e su PadovaOggi. Il progetto, legato a quanto sembra al gruppo Unicomm, prevede la costruzione su oltre 4 ettari di terreno ora agricolo, ha già ottenuto il sì da parte dell’amministrazione comunale e ora può dunque procedere alle autorizzazioni regionali. Lo schema già visto a Casale sul Sile e a Roncade sembra ripetersi: la destinazione esatta del polo non è chiara (e quindi anche gli impatti sul territorio non sono facilmente stimabili), i cittadini non sono stati sufficientemente coinvolti e l’approvazione del progetto è stata presentata come la ratifica di diritti già acquisiti in precedenza.
Rimanendo in tema, segnaliamo che in settimana il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, e il presidente Zaia hanno tentato di riaprire la partita della pista olimpica da bob, di cui abbiamo parlato nell’ultimo Seize the Week. Grazie alle pressioni dei comitati del territorio, e a causa del lievitare dei costi, la costruzione della nuova pista è stata bloccata. Martedì Lorenzi e Zaia si sono recati a Milano a un vertice sui giochi Milano-Cortina 2026, decisi ad avere la nuova pista oppure almeno qualche ghiotta compensazione (vale a dire, che altre discipline olimpiche si svolgano a Cortina), ma pare che non siano riusciti a spuntarla – e che Zaia si sia parecchio arrabbiato.
Condizioni di lavoro
Ne abbiamo scritto lo scorso maggio: dietro la faccia moderna e pulita della Biennale di Venezia non tutto è come potrebbe sembrare. Dietro a uno dei più grandi contenitori di proposte culturali d’eccellenza della nostra regione sta una rete di entità che lavorano in appalto o in concessione e impiegano lavoratori malpagati, assunti con contratti irregolari e forme estreme di precariato. Se ne occupano da tempo Mi Riconsoci, Sale Docks, ADL e Institute for Radical Immaginations, che hanno dato vita al percorso Biennalocene e sabato mattina, nel corso di una manifestazione davanti ai cancelli dei Giardini della Biennale, hanno presentato una Carta Metropolitana del lavoro culturale. Lo scopo è portare alcune proposte concrete (salario minimo, lotta alle discriminazioni, correttezza nei contratti) e invitare la Fondazione Biennale a un tavolo di confronto. Fondazione che, si è saputo in questi giorni, da marzo verrà guidata dallo scrittore di destra Pietrangelo Buttafuoco, ma che vede membri di diritto del consiglio di amministrazione il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il presidente della giunta regionale Luca Zaia.
Ci spostiamo in un settore completamente diverso. Al MAAP, il grande mercato agroalimentare di Padova, funziona da anni un sistema di caporalato che vede decine di lavoratori sfruttati per 14-15 ore al giorno e costretti a pagare esose percentuali del loro stipendio per non perdere il lavoro e per evitare altre forme di ritorsione. Il caso è scoppiato in settimana grazie al lavoro di ADL Cobas, che ha divulgato i nomi delle cooperative subappaltatrici al cui interno si verificano queste dinamiche: un ottimo risultato perché, come sottolinea lo stesso sindacato, in questo ambito i lavoratori sono ricattabili e hanno paura, e le denunce sono rare e faticose. Nei giorni successivi alcuni di coloro che sono stati indicati come caporali sono stati sospesi, e il titolare della ditta che ha appaltato il lavoro alle cooperative incriminate si è dimesso da vicepresidente del MAAP.
Oltre al caporalato, in Veneto continuano ad emergere casi di lavoro nero: in settimana due aziende del padovano sono state costrette a sospendere l’attività perché scoperte impiegare lavoratori senza contratto, un’azienda di Villafranca Padovana che si occupa di logistica e un’azienda agricola di Merlara. Sono solo esempi di una situazione diffusa su tutto il territorio regionale, in questo tipo di settori in particolare, e che in molti casi si somma al mancato rispetto delle norme e dei criteri di sicurezza. Alle Acciaierie Venete di Padova, venerdì, un’esplosione ha causato ferite gravi a tre operai. Come da prassi, l’area è stata sequestrata per verifiche e il direttore dello stabilimento è stato iscritto nel registro degli indagati.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani regionali e provinciali e altre testate, in particolare su Il Mattino di Padova, Il Corriere del Veneto, La Nuova di Venezia, Il Gazzettino, Il Giornale di Vicenza, Venezia Today, nella settimana tra il 23 e il 29 ottobre 2023.