Seize the Week è una rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 22 aprile al 28 aprile.
Verso l’autonomia
La settimana ha visto al centro il dibattito sull’autonomia regionale differenziata, la Commissione affari costituzionali sta vagliando a ritmo sostenuto gli oltre 2400 emendamenti presentanti dalle opposizioni. Tutto per portare a termine una corsa contro il tempo finalizzata a poter presentare il testo di legge alla Camera dei deputati per lunedì 29 aprile. I tempi affrettati sono infatti fortemente richiesti dalla Lega intenzionata a giocarsi l’autonomia nella campagna elettorale delle elezioni europee. Fratelli d’Italia ha, invece, chiaramente concesso l’accelerata sul percorso di legge in cambio del sostegno al “premierato”. Nonostante si voglia discutere il testo di legge sull’autonomia regionale differenziata già lunedì, il ministro dell’economia, Giorgetti (Lega), non ha ancora presentato al Parlamento una relazione sugli effetti economici attesi dall’autonomia. Avevamo già discusso i pericoli dell’autonomia differenziata in un nostro articolo. Cosa dobbiamo aspettarci?
Sanità regionale
Dato che da tempo la sanità è in carico alle regioni, possiamo guardare allo stato di salute della sanità veneta per farci un’idea di quali effetti l’autonomia possa produrre in generale. La sanità in Veneto da tempo mostra i pesanti effetti delle privatizzazioni, con tutto il comparto pubblico praticamente allo stremo. Nella nostra regione mancano all’appello 669 medici di base, il Veneto registra quindi 6.4 medici ogni 10.000 abitanti: tra le peggiori regioni d’Italia, peggio di noi solo Toscana, Lombardia e provincia di Bolzano. Aggiungiamoci che il 31% dei medici di base ha più di 65 anni. Forse proprio queste carenze spiegano perché i Pronto Soccorso del Veneto siano quelli che registrano il numero più alto di codici bianchi di tutta Italia: il numero si attesta su 761.403 codici bianchi, circa tre volte quelli registrati in Lombardia.
Mancano anche medici palliativisti. Ossia quel personale che fornisce cure palliative, consistenti nell’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali volti a migliorare la qualità della vita sia del malato in fase terminale, sia della sua famiglia. Considerando che si dovrebbe avere un medico palliativista ogni 100.000 abitanti, nella provincia di Padova ne mancano 14, su un totale di 24, si tratta di oltre la metà.
A marzo 2024 le prestazioni sanitarie in attesa di erogazione sono ancora più di 21.000. “Prima i veneti” quindi, purché sappiano aspettare o pagarsi le cure da soli.
Case popolari
Sempre in tema di “prima i veneti”, la Corte Costituzionale ha respinto la legge regionale 39/2017. Con tale legge infatti il Veneto aveva limitato l’iscrizione alle liste per l’assegnazione di alloggi popolari a chi ha almeno 5 anni di residenza in regione, da accumulare anche in modo non continuativo nei 10 anni precedenti alla domanda. Per la Corte Costituzionale la legge è contraria a principi di uguaglianza e ragionevolezza previsti dagli articoli 3 e 25 della Costituzione, soprattutto considerando che proprio chi si trova in maggior condizione di bisogno è costretto a spostarsi da una regione all’altra per motivi di lavoro. Zaia sta però preparando la contro mossa, visto che la residenza in Veneto non può costituire criterio di esclusione dalle graduatorie dell’Ater (ente regionale per l’edilizia popolare), si prevede di inserire una forte premialità (più punti in graduatoria) per chi risiede in regione da più tempo.+
Aria irrespirabile
Legambiente ha presentato il suo report sulla qualità dell’aria. Nessuna novità, i dati restano preoccupanti. Da inizio anno sono già 4 le città ad aver sforato i limiti di legge per superamento dei livelli di Pm10 nell’aria: una città infatti non deve superare per più di 35 giorni all’anno i limiti di polveri sottili stabiliti per legge. Verona, Vicenza, Padova e Venezia in quattro mesi hanno già consumato tutti gli sforamenti previsti per un intero anno. Seguono Treviso con 35 giornate e Rovigo con 34; probabilmente la prossima settimana potremo scrivere che le città fuori legge sono 6 e non 4.
Venezia su prenotazione
Il 25 aprile Venezia ha inaugurato l’ingresso in città via ticket. La città ha registrato 113.000 ingressi, di cui 15.000 paganti, con un introito di circa 78.000 euro. Non sono mancate, per fortuna, polemiche e proteste. Se volete capirne qualcosa di più potete recuperare l’articolo in cui ne parliamo.
Non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza
Anche in Veneto ci sono persone che ancora ricordano che il 25 aprile non è solo la festa di San Marco, o un altro semplice giorno di festa buono per shopping e pranzi. Soprattutto, ci sono persone che vedono ancora nel 25 aprile la giornata fondante della Repubblica italiana. Il 25 aprile è infatti il giorno in cui il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia ha dichiarato l’insurrezione generale contro la dittatura fascista e l’occupazione nazista. I dizionari spiegano il significato di insurrezione in modo inequivocabile: moto collettivo di ribellione a un’autorità ritenuta ingiusta o illegittima, in particolare l’insurrezione si fa con le armi e la violenza. La Repubblica e la Costituzione, o quel che ne resterà dopo l’autonomia, sono nate così: da un’insurrezione armata che era anche guerra civile. Nelle principali città del Veneto ci sono state manifestazioni capaci di ricordarcelo affermando che la Resistenza è stata fatta a metà, perché per una parte della popolazione la guerra partigiana avrebbe dovuto trasformarsi in rivoluzione sociale e politica, capace di farla finita con il fascismo e con le ingiustizie che precedevano lo stesso fascismo e che, di certo, non sono finite con la dittatura. In particolare diversi collettivi e organizzazioni politiche, a fianco dei Giovani palestinesi, ci hanno ricordato che in questo momento c’è un popolo che ha diritto alla resistenza armata contro un esercito di occupazione. Se non vogliamo che il 25 aprile sia un’inutile ricorrenza, buona per le polemiche dei salotti televisivi, la nostra solidarietà deve andare al popolo palestinese. Questo, nel concreto, si traduce nella scelta di una parte, in una presa di posizione partigiana, che può tradursi, per esempio, nel boicottaggio dell’economia e delle capacità militari di Israele e non in generi appelli alla pace.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani regionali e provinciali e altre testate, in particolare su Il Mattino di Padova, Il Corriere del Veneto, Il Gazzettino, Il Giornale di Vicenza, Padova Today nella settimana tra il 12 e il 18 febbraio 2024.