Seize the Week è una rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dall’8 al 17 marzo 2024.
A Padova nasce una Consultoria
8 marzo, giornata di lotta più che in altri anni. A Padova Non una di meno, al termine di un corteo partecipato, ha riaperto il Consultorio di via Salerno, chiuso da anni e dal destino incerto. Si tratta di uno dei centri di quartiere, proprietà di ATER, pensati negli anni ’50 come luoghi di incontro, socialità e servizi per i nuovi rioni nati col piano Fanfani, che hanno seguito destini diversi ma con epilogo comune: anni di abbandono. Non una di meno inaugura l’otto marzo una Consultoria aperta alla città.
Dal comunicato:
“La salute è da sempre un tema centrale per il movimento Non Una di Meno perché i luoghi della salute sono dei luoghi dove come donne e libere soggettività viviamo la violenza patriarcale: dal mancato accesso all’aborto e alla contraccezione gratuita, dallo smantellamento del welfare alla difficoltà di curarsi se si è povere o precarie, fino alla chiusura dei presidi territoriali di salute.
Come da anni diciamo insieme alle donne di tutto il mondo, la giornata dell’8 marzo è solo un momento di visibilità in lotte che proseguono giorno per giorno nei territori e nelle vite di ciascuno e ciascuna […].
La Consultoria di via Salerno sarà sin da subito uno spazio di informazione e confronto sulla salute sessuale e riproduttiva, sull’accesso all’IVG a Padova, sulla genitorialità, sulla violenza ginecologica ed ostetrica, sulle molestie sui luoghi di lavoro, sul contrasto alla violenza di genere. Tutto quello che un consultorio dovrebbe fare e che non fa più. Tutto quello che vorremmo che un consultorio facesse anche oltre alle funzioni istituzionalizzate cinquant’anni fa.
Da ieri questo spazio lo abbiamo restituito alla collettività. È dunque a tutte e tutti che ci rivolgiamo ora: costruiamo insieme la Consultoria per trasformarla da edificio abbandonato, simbolo della distruzione della sanità pubblica, a luogo di raccolta e scambio di informazioni, di costruzione condivisa di saperi sui corpi, di lotte per la salute del territorio e di chi lo attraversa.”
La lega e il terzo mandato
La Lega non molla: il terzo mandato di Zaia (che poi sarebbe il quarto, che in realtà è l’apertura alla possibilità di fare fino a sei mandati) è una priorità nazionale e Salvini vuole ottenerlo. Il fallimento su questo piano apre, per il Comandante, la crisi su diversi fronti: quello interno, con il partito del nord in aperta ribellione – le critiche sul segretario piovono da molte parti –; quello con la coalizione di governo – che non intende aprire questa possibilità a una Lega in crisi di consenso, addirittura nelle proiezioni superata dal partito zombie, Forza Italia –; e con gli elettori.
Davanti alla seconda bocciatura della proposta leghista, dal Veneto il commento è sempre lo stesso, testardo, disperato e a per ora votato alla sconfitta: ci riproveremo. Il mito della Lega come partito di capaci governatori del territorio davanti a cementificazioni, grandi opere inutili, inquinamento, crisi della sanità si è dissolto: restano solo le facce note, ultimo appiglio che non si può sacrificare.
Famiglie arcobaleno
Nuovo capitolo della lotta delle famiglie omogenitoriali di Padova per il riconoscimento dei diritti rispetto alla registrazione dei figli. Dopo che due settimane fa il tribunale di Padova aveva decretato l’illegittimità della cancellazione degli atti di nascita, sembra che Piantedosi voglia impugnare la sentenza attraverso l’avvocatura dello Stato, per portarla in appello, a Venezia. La battaglia delle famiglie arcobaleno naturalmente continua. La scelta, politica, di non produrre una legislazione all’altezza dei tempi sta alla base di questa, come di altre ingiustizie sui diritti civili nel nostro Paese.
Cemento e ambiente
Sabato alle 15.00 si è svolta una manifestazione, a Maserà di Padova, per esprimere la contrarietà alla creazione dell’ennesimo maxi-polo – ne avevamo parlato qui. La tutela del territorio, dopo decenni di abusi, discariche, cementificazioni, assume una centralità sempre maggiore: sia in relazione alla evidenza di un consumo di suolo insostenibile, che alla maggiore consapevolezza degli effetti primari e secondari di questi impianti.
La bassa padovana è interessata da numerosi piani speculativi legati al cemento: magazzini destinati alla logistica, con scarse ricadute occupazionali sul territorio e congestione del traffico sulla viabilità minuta, grandi cubature abitative di lusso, di scarso o nullo interesse per la popolazione residente, fino a impianti a biogas quali quello progettato a Vescovana.
L’efficacia delle proteste che si levano in questi casi è direttamente proporzionale alla capacità, da parte della popolazione, di riunirsi in soggetti incisivi e radicati: in questo caso protagonista delle lotte nella Bassa è il comitato Lasciateci respirare che, anche ottenendo alcuni successi, rende possibile una mobilitazione ampia e consapevole contro questo tipo di iniziative rapaci. Accade diversamente dove non si ha un soggetto capace di esprimere un’analisi e una mobilitazione all’altezza della situazione, come a Villafranca di Verona: il progetto di ben due discariche d’amianto ha dato origine a numerosi comitati, parzialmente in conflitto fra loro, alcuni legati a PD o destre, lasciando però la protesta in un alveo sostanzialmente tecnico.
Bambino Bansky
I migranti non possono essere soccorsi in mare, le ONG sono multate, il governo procede ad accordi con l’Albania per impiantare campi di detenzione su territorio esterno all’Unione Europea. Si piangono amare lacrime di coccodrillo sulla spiaggia di Cutro.
Per fortuna, c’è l’arte che ci riporta un po’ di luce in questa triste, triste realtà. Così deve aver pensato il solito Vittorio Sgarbi quando, prima delle sue dimissioni forzate per ridicolo abuso della propria carica di viceministro alla Cultura, decretava il restauro dell’opera di Bansky a Venezia.
Un bambino con giubbotto di salvataggio e torcia di segnalazione in mano, a filo del canale, in procinto di essere sommerso dalle acque alte veneziane. Non potendo permettere il naturale degrado di un’opera di tal valore, il Governo mesi fa si schiera nell’eterna diatriba sulla street art – preservare o lasciare vivere, dunque morire, l’opera? – e decide per il restauro.
Come spesso accade in queste situazioni, l’idea di coprire il murales, per impedire la sua museificazione e conseguente messa a valore, gira; però c’è già la banca di turno, IFIS di Padova, che si presta al restauro. Non resta che mettere sotto sorveglianza il bambino, con turni di guardie giurate giorno e notte. Un destino coerente per un minore non accompagnato, nell’Italia del 2024.