Le notizie della settimana
Seize the Week è una rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 6 all’11 marzo 2023.
ANTIFASCISMO E ASSENTEISMO
Tra le conseguenze del geniale striscione di Blocco Studentesco al liceo Tito Livio c’è stata, lunedì 6 marzo, un’adunata antifascista in Piazza dei Signori: organizzata il giorno stesso dalla Rete degli Studenti Medi e da UDU, ha saputo comunque fare un buon numero di partecipanti coinvolgendo molte associazioni, dall’Anpi all’Arcigay passando per Cgil, Cisl e Uil. Il Ministero, in tutto questo, ha scelto la strada più coraggiosa: non si è minimamente espresso. Perché, sottolinea il provveditore agli Studi di Padova Roberto Natale, così facendo combatte un mostro ancora peggiore: la strumentalizzazione da parte della politica di questioni maturate fuori dalla scuola.
IMMIGRAZIONE E LAVORO
Infatti questa settimana l’assessora all’istruzione Elena Donazzan ha preferito concentrarsi su altre questioni, in cui la strumentalizzazione dell’istruzione da parte della politica conta davvero poco, ve lo assicuriamo. Era al Bo, nell’Aula Magna, alla conferenza degli addetti al servizio delle ambasciate, dove il ministro degli Esteri Tajani ha annunciato la creazione di un sistema di controllo dell’immigrazione che premia i paesi che trattengono-rimpatriano i migranti irregolari o formano quelli bravi, mettendogli a disposizione le competenze con cui potranno rinforzare le carentissime imprese italiane. Ecco un bellissimo esempio di integrazione: arrivare già formato per essere gettato in pasto all’industria italiana.
Forse però prima di proporre dei corsi di formazione in altri paesi sarebbe bene rivedere ciò che succede qui, a casa nostra. Una dottoressa ucraina con ben 20 anni di esperienza ha infatti deciso di abbandonare l’Italia per la Germania perché non ha mai trovato lavoro fisso. Nonostante le agevolazioni a disposizione per casi simili, la sua richiesta non è mai stata riconosciuta; in Germania pare abbia già una casa e la possibilità di lavorare. E se i super-qualificati si trovano scomodi, figurarsi le lavoratrici “invisibili”: con la spinta di Adl Cobas, le almeno 16 mila colf, badanti e baby sitter in Italia (di cui il 69% circa è costituito da immigrate) hanno indetto una mobilitazione permanente per disfarsi di lavoro in nero e sfruttamento rampante.
Se ci facciamo scappare migranti così preziosi per l’Italia forse non è poi così tanto una sorpresa che a quelli che arrivano senza soft skills mandiamo solo i motoscafi della guardia di finanza. Tra l’altro: dieci dei morti di Cutro verranno sepolti proprio a Padova.
E IN VENETO CHE SI FA? DUE CASI DI DIALOGO INTERCULTURALE
Mentre aspettano l’arrivo salvifico degli immigrati buoni e super competenti, le aziende venete non se ne stanno certo con le mani in mano. L’imprenditore Stefano Cossarini, pordenonese di stanza a Treviso, ha dato una mano ad abbattere i flussi economici Veneto-Cina — ossia, quelli riportati legalmente: perché ha fatto affari loschi con una filiale della China underground bank, che trasmette in Cina denaro sporco. All’ex-“Pier Monì” del Centro Ingrosso Cina Cossarini aveva organizzato infatti un fertile traffico di rifiuti ferrosi che fingeva di comprare da aziende dell’est Europa. Scoperto, ora rischia grosso.
Giorgio Scarso, ragioniere titolare di uno studio di consulenza fiscale a San Biagio di Callalta, è invece indagato per aver contribuito ad una truffa in cui i titolari di alcune aziende edili con sede nell’est Europa si incameravano i crediti fiscali del “bonus facciate”. Il suo ruolo? Preparare gli attestati per la richiesta dei crediti, ma soprattutto orchestrare l’intero piano. Un altro grande esempio della resilienza veneta.
UN PO’ D’ACQUA
A proposito di resilienza, il Veneto è la prima regione a finanziare la costruzione di un’opera di irrigazione con i fondi del PNRR: il LEB, l’”autostrada dell’acqua” che passerebbe per le zone di Lessinio, Euganeo e Berico. Questa settimana Salvini ne ha inaugurato un pezzo, e a testimonianza della condizione tremenda in cui versa la regione per l’acqua (che peraltro non potrà che peggiorare con l’arrivo dell’estate) è già oggetto di contesa. A Padova essere parte di questo sistema farebbe bene, ma gli agricoltori hanno già ribadito che prima di tutto quell’acqua serve a loro, e che se ce ne sarà in città potranno prendersi quella in eccesso.
I GIOVANI
Come liberarsi dal pesante stereotipo che pesa da sempre sulle spalle dei veneti? Facendo quello che hai sempre fatto, ma mettendoci una faccia diversa. È per questo che Zaia ha lanciato personalmente l’iniziativa Veneto Creators: 28 influencer veneti competeranno tra loro creando video promozionali per raccontare il bello della regione, ovviamente coadiuvati da un team fatto di manager e consorzi per il turismo.
DISAGI E TRASPORTI
Parliamo di belle iniziative con nomi acchiappa-like anche per Busitalia — ma in questo caso abbastanza fallimentari fin dall’inizio. Per fare fronte alla carenza di autisti, era stata infatti organizzata un’Academy, un percorso alla fine del quale 35 autisti avrebbero preso la patente D; ma i problemi ci sono adesso e l’iniziativa si concluderà solo a luglio. Che fare nel frattempo? La questione è aperta.
IL CAOS A DESTRA
La Lega è allo sfascio? No, ma quasi. La chiusura dei congressi regionali per l’elezione dei delegati ne ha messo in evidenza la frammentazione. Tre anime spingono per direzioni molto diverse tra loro: i fedeli alla linea nazionale di Matteo Salvini che fanno capo al commissario regionale Alberto Stefani; la linea radicale di Roberto Marcato, che spinge invece per il recupero della prospettiva della Liga veneta; e una corrente minoritaria che intenderebbe piuttosto ritornare alla visione bossiana del partito. Nei capoluoghi hanno vinto, di volta in volta, candidati che fanno riferimento all’una o all’altra di queste correnti; e mentre ciascuna parte rivendica per sé la vittoria forse si può tirare un sospiro di sollievo: per una volta l’eccessiva frammentazione non sembra essere solo appannaggio della sinistra.
Se i leghisti hanno idee confuse, certi soggetti classici della destra veneta non sono da meno. Alla trasmissione radio Un giorno da pecora Flavio Tosi, ora in Forza Italia, ha dichiarato, 1: di avere ben quattro pistole in casa e, 2: di sentirsi un po’ stronzo per aver portato i fascisti nella Lega, ma anche un po’ fascista — “un pochino però”. Niente da obiettare.
FEMMINISMI E NO
Avevamo detto che la destra locale sta attraversando un periodo di confusione; ma per l’8 marzo almeno qualcuno si è rivelato perfettamente coerente. Dopo la condanna per odio razziale e una foto problematica alla Fiera delle Armi di Verona, quel personaggione di Joe Formaggio si è guadagnato pure l’accusa di sessismo ed è stato sospeso da Fratelli d’Italia. Sono tempi duri per i pistoleri.
Pare che per scongiurare definitivamente il suo ritorno nel partito si starebbe cercando di riempire subito il suo posto in consiglio regionale con le dimissioni da assessora di Elena Donazzan. Che però rischierebbe di succedere a Zaia come candidata alla presidenza della regione, se non si crea una legge ad hoc per abolire il limite del terzo mandato. Cosa preferire?
Una buona notizia è che è stato ufficializzato il trasferimento del Centro regionale per i disturbi dell’Identità di genere dalla Casa di cura convenzionata di Abano Terme all’Azienda ospedaliera di Padova. Il che vuol dire che ci sarà a tutti gli effetti — speriamo in tempi umani — un centro operativo per queste questioni, perché la Casa di cura di Abano era stata riconosciuta già nel 2017 (quando le leggi statali e regionali avevano stabilito la presenza di una struttura simile addirittura nel 1993) ma in seguito al suo declassamento nel 2018 e all’emergenza sanitaria per il Covid non aveva mai cominciato il suo lavoro. Insomma: “una scelta di civiltà”, come l’ha chiamata Zaia, per cui ci sono voluti solo trent’anni: meglio tardi che mai.
Non mancano le critiche ai messaggi dello sciopero transfemminista dell’8 marzo. Il numero dei parti a Padova, nel padovano e nella regione sono tutti in calo, ma stando a Domenico Scilibetta, presidente di Federsanità, il colpevole è molto chiaro: si tratta proprio del “sistema fluido” delle relazioni e dei corpi che caratterizza la società odierna, che depotenzia il ruolo del genere sessuale nella definizione dell’identità di una persona. Ringraziamo quindi Fortunata Pizzoferro dell’Ordine degli psicologi per avergli ricordato che, semplicemente, non è che se sei sicura di essere donna allora vuoi assolutamente dei figli.
In conclusione: vi serve una ragione in più, oltre all’esistenza di persone come Scilibetta, per volere che l’8 marzo sia tutto l’anno? Eccola: che lo sia per evitare le inutili stragi di mimose, che ogni 8 marzo sembrano abbattersi un po’ dappertutto, anche con risultati tragici. È il caso di Via Cappuccina a Mestre, dove un servizio di vigilanza Civis è stato ingaggiato per proteggere gli alberi di mimose da chi ne strappa i rami per rivenderli abusivamente. Non una di meno.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani regionali e provinciali, da Il Mattino di Padova al Corriere del Veneto, nella settimana tra il 6 e l’11 marzo 2023.