Seize the Week è una rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 5 all’11 febbraio 2024.
I soliti Vannaccismi
Sembra che la Lega sia intenzionata a candidare Vannacci, peraltro non per l’Italia ma addirittura per le elezioni europee (evidentemente per esportare i nostri prodotti migliori), ma sembra ci sia qualcuno che non è disposto ad accettare questa immissione — si tratta dell’inossidabile Roberto Marcato, che parla di lui come se fosse una sorta di profeta impazzito: “I miei valori, il mio credo, la mia cultura e la mia sensibilità c’entrano poco o nulla con il suo verbo”. Soprattutto perché a quanto pare il quid della Lega è l’autonomia, la gestione del territorio, argomento che non sembra interessare più di tanto Vannacci. E poi ci sono certe sue idee fondamentaliste su omosessuali e famiglia tradizionale che, per coerenza, non potrebbero avere troppo a che fare con la Lega. Allo stesso tempo, nella sede della Regione Veneto un centinaio di amministratori locali hanno preso parte all’incontro “Educazione all’affettività” con l’immancabile Elena Donazzan e la psicologa Vera Slepoj, in cui sono mersi argomenti che Vannacci probabilmente apprezzerebbe: col femminicidio il patriarcato non c’entra, dichiara Slepoj, perché “è finito nel 1700”; gli assassini hanno una struttura mentale ben definita, e l’unico modo per curarli resta il trattamento sanitario obbligatorio, ma solo perché ci sono stati dei fraintendimenti della Legge Basaglia e i manicomi ora sono chiusi; e ovviamente la famiglia è in pericolo, le “tappe evolutive” dei giovanissimi sono bruciate e soprattutto “la madre è insostituibile, nonostante ci stiano portando via le identità”. Ed è stata la stessa musica anche al seminario “Quali strade per una sostenibile parità di genere?” della Consulta provinciale degli studenti, dove Luca Sammicheli, professore a contratto alle università di Padova e Bologna, e lo psicologo, psicoterapeuta e sessuologo Marco Inghilleri hanno rivelato alle più di 130 classi collegate online che le quote rosa sono introdotte perché le donne “latitano” dall’assumersi cariche importanti, che se l’educazione sessuale si fa su larga scala diventa “un campo di rieducazione maoista”, che sul consenso ciascuno ha il diritto di informarsi “se ne ha voglia”, e che è sempre più utile parlare “di violenza in generale, non di genere”. Pare che la Donazzan sia dietro anche a questa iniziativa, perché la presidenza della Consulta è espressa, guarda caso, dalla sezione giovanile di Fratelli d’Italia, Azione Studentesca.
Forse in fondo Marcato ha ragione: di Vannacci si può anche fare a meno, se l’andazzo è questo.
I trattori a Roma, una mucca a Sanremo
Ironia della sorte: nella settimana in cui bisogna fare i conti con le astute commemorazioni delle Foibe (ne abbiamo scritto qui) la notizia nazionale che fa forse più scalpore è stata una sorta di marcia su Roma. È stato forse il gesto più eclatante della manifestazione degli agricoltori che sta investendo praticamente tutta l’Italia, con rimostranze che vanno dal blocco della rotonda vicino al casello autostradale di Orte o alle manifestazioni allo stadio Battipaglia della zona di Salerno o in centro a Pavia, con comparse anche in Piazza Duomo a Milano. Ovviamente anche il Veneto è interessato: Rovigo è stata teatro di un corteo e presidio a cui hanno partecipato più di 500 persone da tutto il Veneto e 10 trattori.
Nel mirino degli agricoltori in protesta ci sono le politiche UE che danneggiano gli agricoltori, ma anche Coldiretti e i sindacati di categoria, tacciati di non rispondere alle esigenze dei lavoratori. Se tutto questo suona vagamente familiare è anche perché buona parte dei rimostranti fa riferimento al Cra, il Comitato degli Agricoltori Traditi, guidato da una figura che istanze simili se ne intende eccome: Danilo Calvani, che tra 2011 e 2013 era emerso come uno dei capi del movimento dei Forconi nella sezione Lazio. Un personaggio così scomodo che persino nei Forconi si è trovato esautorato: tra i video incriminanti, uno in cui lo si vedeva raggiungere un presidio in Jaguar. Potrà essere cambiato l’attrezzo ma la voglia di mettersi in gioco è la stessa, così come il malcelato fascismo, che fa elegantemente pendant con le ripetute dichiarazioni di estraneità sia dai sindacati che dai partiti politici. Un paio di immagini, che riportiamo qui sotto, ne testimoniano la straordinaria coerenza.
Sembra che il movimento però si sta già dividendo. Se (prevedibilmente) Calvani e i suoi non vogliono saperne di fare apparizioni nella TV pubblica, un’altra compagine, Riscatto Agricolo, ha cercato di comparire a Sanremo con una lettera indirizzata ad Amadeus. Il presentatore dal canto suo dichiarava di aver “aperto le porte” alle loro rimostranze, essendo “a favore delle persone”, anche se diceva di non essere stato contattato da nessuno — posizione poi ripetuta dalla Rai. Nel frattempo a muoversi per intercettare le telecamere del Festival: è stata la mucca Ercolina 2, presentata come l’”erede” della mucca simbolo della rivolta del latte dei COBAS. Qualche giorno dopo anche i trattori sono arrivati a Sanremo: nonostante la latitanza di Amadeus, almeno Ornella Muti li ha incontrati e dice di essere dalla loro parte.
Ospedali a Padova: genuinamente allo sbaraglio
Prosegue il lento processo per cui l’Usl 6 scivola sempre di più in mano ai privati. Stavolta sembra addirittura che debba essere così per via della legge, che esige che l’appalto dei codici rossi delle strutture di Piove di Sacco e Cittadella sia “genuino” (termine legale), ossia uniformato nella gestione — e che quindi anche gli infermieri siano esternalizzati, appartenenti a cooperative, visto che i medici già lo sono e non è possibile assumerne di nuovi perché semplicemente mancano. Ovviamente i sindacati si oppongono a questa operazione, perché non c’è controllo diretto su équipe che devono svolgere lavori molto delicati e che oltretutto potrebbero non conoscere le specificità del territorio in cui operano. Intanto l’esternalizzazione del personale di Montagnana doveva durare solo un anno ma sta andando avanti, e difatti c’è già chi ha mangiato la foglia, si è licenziato ed ora lavora in cooperativa. Certo, non è che il pubblico si dimostri particolarmente accogliente a chi voglia entrare — e questo fin dai primi passi nel mondo lavorativo, i tirocini. Padova, con il Policlinico universitario e il Sant’Antonio, non è infatti in grado di sostenere tutti gli studenti e spesso va a finire che una buona parte di loro si ritrovi a fare tirocinio anche in altri ospedali della regione, spesso molto distanti, costosi e complicati da raggiungere. Anche se ora c’è un ufficio preposto a trattare i singoli casi, la questione è ovviamente più profonda — così profonda che pure i segnali di miglioramento utilizzati dall’Usl per giustificare la privatizzazione come una soluzione temporanea (la riduzione di carenza del personale, dal 40% al 30%) non sembrano così incontrovertibili.
Nuovi eroi
Se per sbarazzarsi degli stratagemmi delle giunte comunali per guadagnare un po’ di più con le multe basta un flessibile, cosa può mettere i bastoni tra le ruote al consorzio di garanzia fidi più importante nel Nordest di Confindustria, Neafidi, con settemila soci e sette sedi in Veneto, una a Pordenone e quattro unità territoriali in Emilia Romagna? Pare che la risposta sia il collettivo ransomware-as-a-service Qilin, specializzato nella violazione di database e nella loro pubblicazione, a meno che non si paghi un riscatto. A Neafidi la richiesta è arrivata, ma non ricevendo risposta ora il contenuto di uno dei suoi due Data Center è comodamente accessibile sul dark web, e chi si è ritrovato a dover subire questa
Controvannaccismi
Non si può non chiudere la rassegna raccontando delle violenze subite dai ragazzi del Catai il weekend scorso, quando cinque di loro sono stati aggrediti da una decina di neofascisti in via Barbarigo (e tre sono andati in pronto soccorso): l’ennesimo esempio del fatto che il fascismo, anche quello più violento, spesso ce l’abbiamo sotto casa, non sta in luoghi remoti. Proprio per questo il modo migliore per reagire è stato organizzare la quarta delle proteste che hanno avuto luogo venerdì 9 febbraio per criticare l’inaugurazione dell’anno accademico padovano, a cui ha partecipato anche il ministro dell’economia Carlo Nordio. Oltre al Catai, prima in presidio per Gaza e successivamente parte di un corteo contro il fascismo con altre organizzazioni, la manifestazione sul Liston del Collettivo Spina ha criticato le politiche del governo Meloni, in particolare sulle carceri; poi il Coordinamento studenti medi e il collettivo Squeert si sono ritrovati in Piazza dei Signori per chiedere di integrare l’educazione sessuale nei programmi delle scuole, rispondendo alla delusione del seminario online di qualche giorno prima. Una prova, insomma che se di Vannacci si può fare a meno, per il momento, in Veneto bisognerebbe arrivare al punto in cui di Vannacci si deve fare a meno.
Le notizie riportate sono tratte da articoli pubblicati in quotidiani nazionali, regionali e provinciali e altre testate, in particolare su Il Mattino di Padova, Il Corriere del Veneto, Il Gazzettino, Il Post, La Stampa, Libero, La Repubblica, PadovaOggi nella settimana tra il 5 e l’11 febbraio 2024.