Seize the Week è una rubrica che, a cadenza settimanale, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 2 al 9 giugno 2024.
ELEZIONI
Questo weekend si sono tenute le elezioni per le Europee. In Italia, Fratelli d’Italia si conferma il primo partito, ottenendo un numero di consensi maggiore delle nazionali dell’autunno del 2022. Il secondo partito è il PD, che arriva primo a Treviso, storica roccaforte della Lega, e a Padova. L’affluenza nelle diverse Regioni, comunque, rimane molto bassa: alle 19 di domenica sera era al 45,4% per le Europee e al 51,3% per le Comunali. Sicuramente la concomitanza tra le due votazioni in diverse regioni ha aumentato l’affluenza, rimasta comunque ai minimi storici: ha votato 1 un italiano su 2. In Veneto Fratelli d’Italia ha raggiunto il risultato migliore, aprendo lo scorcio a un post Zaia non più nelle mani leghiste. Bene anche AVS, con l’elezione a europarlamentare di Ilaria Salis.
PRATO DELLA VALLE E CANALI PADOVANI
E’ allarme inquinamento. In Prato della Valle il canale è pieno di rifiuti, gettati da chi frequenta la zona. L’assessore all’ambiente di Padova, Andrea Ragona, si dice indignato, ma non indica chiaramente a chi spetti la pulizia del canale, in passato gestita da APS; evidente è però che andrebbe istituito un sistema di pulizia ordinaria per limitare l’accumulo di rifiuti, dannosi per le diverse specie presenti nel canale, tra cui carpe e germani.
Nel frattempo, l’Operazione Fiumi, gestita da Legambiente Veneto, ha condotto dei rilievi in tre punti del Bacchiglione e in uno del Piovego, che hanno evidenziato un’elevata presenza di erbicidi e batteri. Alta anche la percentuale di PFOS in zona Vicenza, dovuta al noto fenomeno dell’inquinamento del sito ex Miteni, che interessa anche le falde acquifere di Verona e Padova.
CAMBIAMENTI CLIMATICI E PROSECCO
La scorsa settimana è uscito un articolo sul The Guardian sulla crisi del Prosecco in Veneto. La causa principale della compromissione della produzione sono i cambiamenti climatici: negli ultimi anni forti siccità si sono alternate a bruschi e violenti temporali, che hanno causato frane e difficoltà di assorbimento acque dei terreni. Le vigne interessate sono soprattutto quelle del Conegliano Valdobbiadene e dell’Asilo Montello. Secondo uno studio dell’Università di Padova, i terreni coltivati a vigneto hanno un tasso di erosione più elevato rispetto ad altre tipologie di utilizzo del suolo, addirittura 31 volte superiore alla soglia definita a tollerabile dagli standard europei. Non bastano i diversi accorgimenti presi dagli agricoltori, come le reti per riparare le vigne dalla grandine e gli stagni artificiali collegati ai canali di scolo. Inoltre, sebbene la Regione abbia vietato i vitigni verticali, perché più soggetti a rischio di “autostrade torrentizie” durante i temporali, alcuni viticoltori continuano a utilizzarle.
Il problema, per quanto raccontato come emergenziale, è reale: secondo uno studio di Nature entro il 2100 il 90% delle tradizionali regioni produttrici di vino, tra cui Italia, Spagna e Grecia, potrebbe veder scomparire le proprie aree costiere e di pianura, destinare a questo tipo di produzioni.
MENO TASSE UNIVESITARIA, MA POCHI ALLOGGI
In Italia le tasse universitarie sono tra le più alte d’Europa. Negli ultimi anni, però, in 4 università venete, Unipd, Univr, Unve e Iuav, la percentuale di studenti esenti è passata dal 10% al 25-30%, grazie al decreto ministeriale del 26 giugno 2020, che ha modificato le soglie della no tax area aumentando il limite Isee a 20mila euro, e l’anno successivo a 21mila. Attualmente a Padova la no tax area si attesta a 30mila euro, a Univr a 27mila, allo Iuav a 26mila e alla Ca’Foscari a 25mila. I costi di vita nelle città universitarie però rimangono inalterati, o aumentano, con una sempre più crescente difficoltà nella ricerca di un alloggio, che porta molti studenti a dover rinunciare alla possibilità di studiare fuori sede. Il problema è politico e richiede scelte coraggiose sia a livello nazionale che locale, con investimenti sul lungo periodo e la messa a disposizione delle numerose strutture ATER attualmente fuori uso.