È tornata la rubrica che, a cadenza regolare, riporta i fatti più significativi avvenuti nelle città e nei territori del Veneto. Un’informazione sintetica, indipendente e critica su ciò che accade in regione: fatti politici, realtà di movimento, scioperi, problemi ambientali e molto altro. Questo numero della rubrica si riferisce al periodo dal 24 settembre al 1 ottobre 2023. Buona lettura!
Emergenza migranti
L’estate solitamente è un inganno. Almeno dal punto di vista mediatico, l’estate ci dà l’idea che la vita politica, istituzionale, culturale del Paese si arresti, per poi risvegliarsi a settembre ad affrontare una qualsiasi emergenza. Tuttavia, l’emergenza quest’anno è arrivata prima: quella dei migranti. Era da anni che in Italia non si parlava così tanto e così a lungo di immigrazione. E, dobbiamo aggiungere, a ragione. Se la tendenza sarà questa, il 2023 sarà l’anno con il maggior numero di migranti arrivati in Italia, via mare, dal 2016.
Il governo, oltre a rendere chiara l’irrealizzabilità delle promesse elettorali del 2022 (vedi alla voce “blocco navale”), sembra si stia muovendo alla cieca. Gli effetti di questa cecità trovano risonanza a livello locale, rendendo la situazione insostenibile sia per i migranti sia per gli operatori che cercano di trovare soluzioni per aiutarli. Si vive alla giornata, trovando soluzioni temporanee, non sapendo quale sarà il proprio destino il giorno successivo. A Belluno, venerdì sei profughi hanno rischiato di dover dormire sotto il portico del palazzo della prefettura, altri invece hanno trovato alloggio per 24 ore presso un BnB solo grazie all’aiuto di alcuni volontari della Croce rossa, che hanno pagato di tasca propria il costo del servizio. A Padova invece, oltre all’apertura dell’aeroporto Allegri come centro di accoglienza temporanea, mancano gli alloggi per poter accogliere i migranti, sebbene la città pulluli di spazi disabitati, sia privati che pubblici (come l’ex caserma Cimmarrusti in via Brigata Padova). Il tutto accade mentre su una delle cooperative che gestiscono l’accoglienza presso l’Allegri, la cooperativa Un mondo di gioia, è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Ferrara per la gestione dell’accoglienza in Emilia-Romagna (il presidente, Marco Callegaro, risulta indagato per truffa e frode in pubbliche forniture).
«L’aspetto umano» e l’imprenditore cinico
Alcune settimane fa si era già espresso in merito alla questione anche il sindaco di Padova, Sergio Giordani:
«Sono persone che vanno accolte con dignità e a cui va insegnato l’italiano. Sono persone che vogliono lavorare e qui ne abbiamo bisogno. Non voglio fare l’imprenditore cinico ma qui tutti cercano personale. Penso all’agricoltura, alla manifattura e a tanti altri settori. […]. O ci diamo una mano tutti assieme o non ne usciamo. Mi dicono che così sto aiutando il governo di centrodestra a risolvere i problemi? Io bado solo all’aspetto umano»
Eppure, nonostante gli auspici illuministi di Giordani, la realtà continua a raccontarci situazioni di sfruttamento, in cui lavoratori di recentissima immigrazione vengono utilizzati come forza-lavoro conveniente. Lo dimostra quanto accaduto nel corso della settimana nel trevigiano, dove la polizia locale ha scoperto alcuni dormitori-lager destinati a braccianti stranieri. Impiegati per la vendemmia stagionale, lavoravano per aziende che fatturano milioni, ma venivano pagati una miseria.
Un bell’esempio di eccellenza veneta.
Emergenza spopolamento
L’ultima settimana sembra chiudersi con notizie preoccupanti dal punto di vista della distribuzione della popolazione. Non è una novità che l’invecchiamento della popolazione da una parte e l’abbassamento del tasso di natalità dall’altra siano un problema nazionale. Tuttavia, ci sono zone che sembrano soffrire più di altre questo problema. Nel Polesine, ad esempio, la diminuzione del numero di abitanti (in dieci anni si sono persi circa 10.000 residenti) e l’avvicinamento alla quota di “soli” duecentomila residenti nella provincia porterà ad accorpamenti e tagli dei servizi pubblici, in ambito sanitario, giudiziario, elettorale e amministrativo. Qualcosa di simile nella sostanza, sebbene con una portata più limitata, inizia a registrarsi anche nelle province di Treviso e Belluno, dove con l’abbassamento del tasso di natalità si inizia a parlare di «piani di razionalizzazione» delle scuole elementari, ossia di accorpamenti di plessi scolastici e, nei casi peggiori, di vere e proprie chiusure.
Promesse di futuro: alcuni progetti e il dilemma della pista di bob
È insomma un futuro a tinte scure quello che sembra prospettarsi per alcuni zone della regione. Eppure, non mancano progetti che ci aiutano a capire la fisionomia del Veneto che verrà, almeno per come se lo immaginano i nostri amministratori locali. Ed ecco che accanto alle classiche lottizzazioni che distruggono il territorio (vedi il nostro articolo su Monteortone), ne abbiamo altre che vengono spacciate per grandi opportunità per la cittadinanza. Ad esempio, la nascita di un nuovo maxi-polo logistico nel Polesine (a Castelguglielmo) di circa 85mila metri quadri promette la creazione di un centinaio di posti di lavoro. Oppure, più in piccolo, il sindaco di Venezia sogna di trasformare parte dell’Arsenale in una discoteca. Tutto per combattere lo spopolamento di Venezia ed attrarre giovani universitari.
Ma la partita più grande in Veneto sembra giocarsi a Cortina. A scaldare gli animi è infatti una pista da bob, da costruire entro le olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. Dopo la manifestazione di domenica scorsa per denunciare l’inutilità di quest’opera, anche alcuni amministratori locali e lo stesso Zaia iniziano a riflettere sui costi e sui benefici effettivi della pista, ipotizzando di spostare le gare di quella specialità a Innsbruck (dove una pista da bob, effettivamente, esiste). L’ultima parola l’avrà il governo, che dovrà decidere se consegnare altri milioni di euro per la realizzazione della pista a Cortina oppure pagarne 15-17 per l’affitto della pista di Innsbruck.
Fun fact: all’ultima gara per l’affidamento dei lavori di costruzione, a luglio, non si è presentata nessuna impresa edile. Motivo? Gli 81 milioni che lo Stato pagherebbe per la realizzazione non coprono in nessun modo i costi di un cantiere che, per realizzare in tempo l’opera, dovrebbe essere aperto h24.
Chi vivrà vedrà.
Un presente con sempre meno servizi (e diritti) essenziali
Ma se smettiamo di guardare al futuro e ci soffermiamo sul presente, capiamo che la situazione non è delle migliori, soprattutto se si guarda ai servizi pubblici essenziali. A Padova, ad esempio, la società cui è stato appaltato il servizio di trasporti (Busitalia) si è resa protagonista di continui disservizi ai danni della cittadinanza, ma ha chiesto un riequilibrio del Contratto di Servizio al comune. Dall’altra parte quest’ultimo, prima di dare più soldi alla società, ne sta analizzando i conti in rosso. Sembra prospettarsi un braccio di ferro che di certo non gioverà ai cittadini.
Ma ad essere minacciato, a Padova come in altre città, è anche il diritto alla casa. Ad esempio, a Mestre, chi aspetta un alloggio comunale continua ad impoverirsi, mentre i fortunati che ce l’hanno rischiano addirittura di trovarsi la casa recintata! È quello che è successo agli inquilini delle case Ater che si sono trovati alcuni giorni fa impossibilitati ad entrare in casa (una mossa compiuta da Ater per combattere l’abusivismo).
Non mancano notizie preoccupanti anche sul fronte sanità: un numero sempre maggiore di primari si dimettono dagli ospedali veneti denunciando le ormai insostenibili condizioni di lavoro in cui sono chiamati a lavorare. Difficile capire quanto queste scelte siano frutto di opportunismo (molti si buttano sul privato) o di reali difficoltà riscontrate. Di certo, un altro brutto segnale per la sanità pubblica.
Ma il segnale più tragico dello stato di salute della sanità pubblica viene dalla notizia della morte di Bruno Modenese, paziente psichiatrico veneziano, morto probabilmente a causa delle lesioni procurategli dagli infermieri. I lividi al volto, il setto nasale rotto e lo zigomo fratturato fanno pensare a un tentativo violento di calmarlo durante uno stato di agitazione.
Oltre ai servizi essenziali sembrano questa settimana essere mancati anche i diritti.