di Maicol Vaccadì e del suo amico Dino
Sabato sera a Padova non c’è mai stato un cazzo da fare, non parliamone col Covid. In provincia è tutto diverso: aspetti il sabato per prendere su il booster o la vespa per andare nel paese vicino, dove c’è un concerto nel solito bar marcio. Oppure provi ad andare fino a Verona in tre quarti d’ora con un fanale in 4, quello davanti, mentre l’ultimo della fila deve stare attento quando vede nello specchietto i fanali di una macchina – così almeno si accorgono che ci sei. Oppure esci in paese e ti sfasci sulle giostrine dei parchetti, insultando quelli che passano, il più delle volte finisce che fai anche amicizia. O almeno così era quindici anni fa, quando avevo io il motorino. E invece qua a Padova ci sono finito a fare l’università, a caso, ma era sempre sabato sera, dopo un po’ di anni anche un po’ una rottura. Sempre, tranne il sabato: il mondo alla rovescia.
Allora esco e vado alla Risorta che tanto qualcuno in vena di far schifo lo trovo sempre, e infatti eccolo, Dino, si è piazzato lì con due o tre amici ma si gira e non mi molla più. Non lo vedo dall’università, lui alla fine è andato a insegnare anche se ci si era ripromessi che professorini non lo saremmo diventati, piuttosto morire, così ci siamo un po’ allontanati. Insomma in definitiva ogni volta che lo vedo mi vengono in mente i Peggio punx.
Però questa volta ha qualcosa da raccontare, perché appunto è iniziata la scuola e lo sanno tutti che è un casino. «Areo!», mi dice avvicinandosi. Mi pare che sia un po’ pieno. «Maicol, ce li hai cinque minuti? Perché ziocan devo raccontarti che cazzo mi è successo sti giorni». Ovviamente non posso rifiutare.
«Allora prima di tutto c’è uno sfondo. Tu, vecio, hai deciso di fare altro, ma qua noi stiamo tutti aspettando il concorso. Questo è da sapere: questo concorso lo aspettiamo da un anno ormai, doveva servire per assumere i docenti entro l’inizio del 2020. I concorsi erano due, uno ordinario per l’immissione in ruolo e potevano farlo tutti; uno straordinario per chi aveva 3 anni di lavoro nella pubblica. Io, lo sai, insegno dai preti maledetti, paritaria, ma i tre anni ce li ho, ma no, niente perché lo straordinario è solo per la pubblica. Si accorgono che è una cazzata e i sindacati gli promettono di sommergerli di ricorsi e zac, sdoppiano il concorso straordinario, anche quelli della paritaria possono fare il concorso, ma solo per abilitarsi all’insegnamento, no assunzione a tempo indeterminato. Ancora non finisce. Perché il concorso straordinario doveva servire per assumere gente in massa entro settembre 2020, e allora dicono: “facciamo un bel concorso a crocette, lo correggiamo al pc e in due giorni assumiamo tutti”. Il concorso straordinario è allora previsto per luglio ed esce pure il decreto che avvia la macchina burocratica. Finita? No cazzo! Perché poi viene fuori che è vergognoso assumere 24.000 docenti con 50 domande a crocette. E allora si decide che anche il concorso straordinario per l’assunzione in ruolo si deve fare con domande aperte, invece pare tengano quello per le paritarie a crocette. Ecco che finalmente aprono le iscrizioni per i concorsi, si dovevano fare tra giugno e luglio, poi hanno pure posticipato le iscrizioni. La data dei nuovi concorsi ovviamente resta un mistero, cioè tu dici alla gente di studiare per un concorso su tutto lo scibile umano e non gli dici quando sarà la prova! Fin qua tutto chiaro??».
A dir la verità no, anche perché a metà del discorso mi sono perso a pensare che volevo un altro campari cinar. Lo dico a Dino, che mi guarda come uno dei suoi studenti poco diligenti, ma replica: «Non serve che sia chiaro, serve che capisci che mi sono appena fatto un’estate di merda a studiare per un concorso che doveva essere a luglio e adesso non si sa ancora niente. Senti, morale della favola: hanno fatto un casino pazzesco, diventa evidente che con i concorsi non faranno in tempo ad assumere per il 2020 e allora la Cazzolina apre le graduatorie che non si dovevano mai più aprire, così i precari come me possono mettersi in un listone e fare le supplenze annuali. Chiaro?». Si, adesso è chiaro.
«Bene», prosegue Dino. Dino è un tipo di veneto orientale classico, tutto biondo, magro, coi tratti affilati, e quando si incazza diventa tutto rosso. Adesso è anche sbronzo, quindi sembra che gli stiano scoppiando le guance. «Facciamo un focus: ufficio territoriale di Padova, 1 settembre: devono uscire le graduatorie ma non escono. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 settembre: eccole. Sono abbastanza in alto, forse è fatta e mando a cagare qui preti di merda, prendo più soldi e quant’altro». È cresciuto in un paesetto dell’alta e ha dei conti in sospeso coi preti, questo me lo ricordo bene, poi però c’è finito a insegnare e coi colleghi non può neanche bestemmiare, ci credo che si incazzi.
«Bene», gli dico. «Quindi sei a posto?»
«Eh no ziocan. Ti pare che si poteva andare via guaivo? Perché sono le graduatorie di tutta la provincia, italiano per dire siamo settecento e oltre, e allora no, perché il primo ha diritto a scegliere tutte le scuole, il secondo tutte le scuole meno quella scelta dal primo, il terzo tutte meno quelle scelte dai primi due, e così via. Ecco che ti esce un annuncio in un punto invisibile del sito che dice: “Da domani sarà possibile rispondere alla convocazione”. Ti fanno pure presente di fare in fretta! Comunque rispondere alla convocazione vuol dire compilare una pagina scegliendo, in ordine di preferenza, tutti i 147 posti disponibili per le medie. La pagina produce un file excel che dovrò mandare per mail all’ufficio scolastico; inserito assieme a tutti gli altri in un programma, darà origine all’elenco delle priorità secondo diritto. Va beh, un po’ macchinoso ma accettiamo».
Dino si ferma un attimo, si gira la terza cicca da quando ha iniziato a parlare e riprende a macchinetta: «Ecco, qua arriva il bello. Perché cosa succede? Apro google maps, il sito delle ferrovie, quello degli autobus, inizio a guardare: Padova ok. Poi Cadoneghe. Poi… Albignasego è vicino? Ma devo andare in macchina, e invece mi ricordo dalle superiori che Camposampiero è a 20 minuti di treno e ce ne sono tanti. Guardo, è vero, metto Camposampiero. Ma allora anche Mestrino! No, a Mestrino non ferma niente, e poi la stazione è lontana. Cazzo non ce li ho i soldi per comprare la macchina, non adesso che ho appena finito di pagare il dentista, quella merda di uomo. Pozzonovo è qua vicino? Ah no è verso l’Adige, troppo in là. Insomma, ci penso bene, ci metto due ore di vita, ma è necessario. Bene, chiudo la procedura, è ancora presto e anche se domani devo andare dai cuccioli dei ricchi che vanno a scuola dai preti, mi dico, riesco a dormire sette ore, e poi sai che soddisfazione mandare a cagare tutti quei vecchi rimbambiti? Bene, chiudi, esporta il file excell».
«No. No no no. Ma come porcozio! Schiacci il bottone per estrarre il file excell e ti trovi sparato fuori dal sito! Provo a tornare indietro, reinvio il modulo: niente. Vado a vedere il manuale, che cazzo ho sbagliato? Niente, tutto giusto. Bon, mi dico: “Dino datti una reffata, non fare ilmona, fatti un elenco con le scuole tutte in ordine di preferenza, ricompila tutto e niente, ti manda ancora fuori dalla pagina, la Gessica si incazza, è già andata a letto scocciata che stai sempre in piedi a farti i cazzi tuoi.”. Non so quanto tempo ho per farlo, quando è la scadenza? Riprovo. Non va. È l’una. Domani mattina sono in consiglio di classe alle 10, mi sveglio a un quarto alle sette, ok riprovo. Forse non posso passare fra le due pagine, ci stanno solo 100 posti per pagina, provo a mettere solo i posti della prima pagina. Esce. Riprovo. Sono le due, domani mi sveglio alle sei e quarantacinque. Esce. Riprovo… Ecco dove ho sbagliato: devo fare come le graduatorie di istituto degli scorsi anni, metterne venti. Guardo la guida, ma la guida dice no. Provo. Esce».
Pausa accendino. «Il giorno dopo mi sveglio un’ora prima. Ho dormito tre ore, leggo che il server è intasato, che hanno fatto varie utenze. Cento utenze. Posso provarle tutte fino a che non ne intivo una. Madonna, sono in treno, mi metto gli auricolari li chiamo e li desfo, giuro che li desfo. Li. Desfo. Beep beep beep beep. Due ore. Non risponde nessuno, tutta Padova li sta chiamando. Scopro da un amico che la scadenza per l’invio dell’excell sono le 23:59 dell’11 settembre, panico, ti giuro panico.».
«Mentre col telefono provo a chiamare gli scrivo una mail. Pacata. Gli chiedo che cazzo devo fare. Nel frattempo mi dico, mal comune mezzo gaudio, proviamo a sentire Gennaro, vediamo come è messo lui… Non sa niente! Non ha visto l’avviso in basso, nel sito. Altri come lui, scoprirò più tardi».
Dino tira il fiato, si vece che è ancora incazzato. «Mi rispondono con un pezzo di regolamento, copiaincollato dal sito, una pappardella che mi dice, in sostanza: “Se ci sono problemi tecnici, riprova”. Riprova. Esce. Ora io ho già riprovato una ventina di volte, e conta vecio che non lo compili in due minuti, devi stare attento di mettere tutto giusto. Mi dico: proviamo a fare una compilazione a caso e a vedere se funziona, e cosa ti fa quel fetente? Funziona e mi estrae il file excell. Sbagliato, il primo che faccio a caso da quando ho iniziato a rovinarmi gli occhi con sto portale me l’ha preso. Ho un file con le scuole messe sbagliate e ti dicono che non puoi modificartelo da solo! Riprovo, esce, riprovo, esce, riprovo, e alla fine con la stessa utenza – la 78 – riesco a estrarre il file. È di nuovo sera ma ormai, dirai tu, è fatta… No ziocan, no, no ancora no, perché mi chiama Gennaro e mi dice che anche lui ce l’ha fatta, ma adesso le mail sono intasate! Bisogna provare a inviare compulsivamente a una delle dieci caselle che per l’occasione oggi hanno attivato fino a che non si riesce. E alla fine riesce, sono le undici e trenta, sono passati due giorni».
Dino, adesso lo vedo, è un po’ pallido. Pensavo che fosse sbronzo, invece è solo incazzato stanco stremato. È per questo che qui la gente ha paura della burocrazia: ci sono una serie di cose che andranno sempre male, penso mentre si gira un’altra sigaretta prima di tornare dai suoi amici, che doveva stare via cinque minuti ma è stato un’ora e mezza. Prima di andare mi dice: «Ad oggi non abbiamo ancora le date del concorso. Abbiamo solo una ministra che piange. Piange. Piange! Qua tutti i ministri piangono pensando di aver fatto grandi cose e invece fanno solo cappelle. Ha pianto in TV, dicendo che a ottobre ci sarà il concorso… Ma non ha detto quando!».
P.S.: Mentre buttavo giù questa conversazione per mandarla ai butei del sito, Dino mi manda questo whatsapp, che riporto tale e quale:
Vecio scusa se ti ho stressato sabato. Alla fine non so come finirà, ma ho preso una supplenza breve a una media dell’alta solo per aver la scusa di andarmene dai preti, che non li sopporto più. Poi con le graduatorie vedremo. Nel frattempo beccati cosa ho trovato in classe. La cattedra.