Seize the Time nasce come espressione di un giornalismo nuovo, di un modo diverso di raccontare il territorio e le sue contraddizioni. È un laboratorio partecipato, collettivo e, allo stesso tempo, una voce di lotta e di inchiesta.
Perché è nato Seizethetime?
Siamo partiti da una piccola analisi dello stato generale dell’informazione. Sul piano nazionale esiste un giornalismo ufficiale che è il riferimento immediato per chi pensi alla parola informazione: quotidiani nazionali e telegiornali nelle diverse forme del loro incarnarsi, dal giornale cartaceo al profilo Twitter; è il quarto potere, lo strumento con il quale un giorno dopo l’altro viene costruito il senso comune e il mondo ufficiale in cui viviamo. Esistono poi moltissimi siti nazionali di movimento, di area, strumenti di parola di organizzazioni, che si occupano di produrre letture e analisi fornendo grandi quadri di interpretazione generale e restituendo dignità a realtà e prospettive diverse. Questo sottobosco dell’informazione e il mondo che racconta vengono sistematicamente esclusi dall’informazione ufficiale, la quale sa ma finge che la seconda realtà non esista o la usa in modo funzionale alle proprie narrazioni, la maggior parte delle volte senza nemmeno interpellarla.
una realtà pulsante di attività politica, culturale, di inchiesta e ricerca sul campo, che viene metodicamente messa in disparte quando provenga da soggetti che non sono riconosciuti come autorevoli
A livello locale per molti versi si propone la stessa dinamica: da un lato, istituiti di informazione ufficiali come quotidiani, telegiornali regionali o emanazioni delle istituzioni (a Padova l’Università svolge un ruolo importantissimo). Dall’altro, una realtà pulsante di attività politica, culturale, di inchiesta e ricerca sul campo, che viene metodicamente messa in disparte quando provenga da soggetti che non sono riconosciuti come autorevoli. Questa seconda realtà – sul piano regionale molto più che su quello nazionale – fatica a prendere parola e a farsi ascoltare. Per queste voci dissonanti e antagoniste esistono le pagine Facebook e i vari profili.; quando va bene esistono siti e blog, ma spesso sono rivolti verso l’interno, verso i “propri”, verso coloro che già hanno accettato una visione del mondo, un senso comune alternativo. questi organi riescono raramente a intaccare l’altro senso comune, quello del paese reale.
Costruire un contropotere
Poi ci siamo noi che stiamo scrivendo e presumibilmente molti e molte di voi che state leggendo, quelli che sul territorio, in maniera individuale o in un determinato gruppo, “fanno cose”. Fino al momento del lancio il noi particolare che ha lavorato all’apertura del sito e ha scritto queste righe era una parte del Catai, della casetta del popolo Berta e dell’assemblea di Potere al Popolo Padova. Adesso già non è più solo così e il noi tende ad allargarsi.
Sentiamo come nostro il problema dell’informazione e presumiamo che esso possa essere tale per molti altri che agiscono sul locale. Riconosciamo che gli strumenti che finora abbiamo utilizzato (in particolare Social Network e comunicati stampa in varie forme) sono inadeguati e spesso limitanti. Le nostre parole sono riuscite solo in certi casi ad uscire dalla cerchia di conoscenze dirette. Riconosciamo anche un altro fatto, che nel momento attuale (come in qualsiasi momento storico) è centrale la questione del potere e della sua gestione all’intero dell’informazione. Poca speculazione teorica: intendiamo questo potere come l’occupazione di uno spazio nel discorso pubblico e nel senso comune, esistere nell’immaginario generale, prendere parola in modo autorevole laddove sappiamo avere autorevolezza per parlare. Non pensiamo che questa nostra presenza sia un diritto naturale o democratico, non ci lamentiamo per questa esclusione se non con noi stessi: il potere di parola, come qualsiasi altro potere, dev’essere conquistato un pezzo alla volta, il più delle volte a spinte.
il potere di parola, come qualsiasi altro potere, dev’essere conquistato un pezzo alla volta, il più delle volte a spinte
Non ci illudiamo, le forze in campo sono diverse. Su una testata giornalistica chi scrive lo fa di mestiere e, anche nel regno dell’informazione digitale, la televisione rimane un istituto pervasivo alla quale non abbiamo i mezzi per accedere. Non abbiamo la possibilità di sostituirci all’informazione ufficiale, molto semplicemente perché non è il nostro lavoro e non abbiamo il tempo e le disponibilità economiche per produrre quotidianamente tutto quella mole di informazioni, immaginario e ideologia. Non possiamo costruire un nostro potere che muova direttamente guerra a quell’altro in campo aperto, ma possiamo organizzare un “contropotere dell’informazione” e muovere guerriglia, sfruttando a un tempo le mancanze e le qualità del grande potere sotto l’ombra del quale siamo costretti a muoverci.
Seizethetime vuole essere lo spazio di questa organizzazione, un modo per dare voce a tutte quelle realtà che – come la nostra – non hanno voce o le cui voci sono oscurate dalle trombe dell’informazione ufficiale.
Il locale: fare per sapere
Locale come parola d’ordine. Vogliamo stare letteralmente con i piedi per terra; su quella terra che è teatro dell’azione politica. Vogliamo fornire strumenti di analisi che muovano dall’esperienza delle diverse e molteplici lotte che vengono ogni giorno portate avanti. Chi fa, sa; e sa in modo profondo e non viziato da schematismi e semplificazioni. Gli strumenti privilegiati saranno quindi da un lato il lavoro di inchiesta basato sull’intervista, e dall’altro la rielaborazione dei dati raccolti nello schema più generale dell’analisi. Solo in questo modo il concreto può venire riconnesso alle astrazioni, confermandole o confutandole, per fornire strumenti interpretativi fondati sulla concretezza e sull’esperienza.
L’informazione per noi
La nostra idea di informazione è quella di un processo che funziona a due tempi. Da un lato, c’è la dimensione delle cronache, la registrazione puntuale di quello che succede, mediante il lavoro di inchiesta e di intervista mirato ogni volta a chi è direttamente coinvolto. A questo va affiancato però un’altra attività, più lenta e riflessiva: quella dell’elaborazione analitica che ricongiunge il dato raccolto, la notizia riportata e l’interpretazione complessiva di entrambi. Nel primo caso, sfruttiamo il giornalismo ufficiale e su alcuni settori arriviamo dove esso non intende guardare, nel secondo cerchiamo di supplire alle sue mancanze o combattere la sua egemonia ideologica. La dimensione del locale è centrale proprio perché permette di affiancare allo studio e all’elaborazione astratta il lavoro di inchiesta, certamente più impegnativo e difficoltoso se pensato su scala nazionale. I nostri centri di interesse sono Padova, il Veneto e soprattutto la sua provincia, che più di tutti è senza voce e senza un’immagine di sé. Il contatto con altri attori sociali, politici e culturali presenti sul territorio è fondamentale per raggiungere la capillarità che auspichiamo.
i nostri centri di interesse sono Padova, il Veneto e soprattutto la sua provincia, che più di tutti è senza voce e senza un’immagine di sé
Un altro punto centrale è quello della forma con cui esporre quanto produciamo. Aprire un sito può apparire scontato al giorno d’oggi. Esso sembra ormai essere l’alternativa obbligata al cartaceo per chi – come già si diceva – non fa giornalismo a tempo pieno e non può permettersi di stampare. Ma non è solo questo! La rete ci offre opportunità non scontate, che vogliamo sfruttare al massimo: non solo parole quindi, ma anche e soprattutto materiale audiovisivo, videointerviste, fotografie, reportage, fumetti, grafiche, registrazioni. Non significa per noi abbandonare la forma scritta, ma riconoscere limiti e potenzialità delle varie forme per integrarle.
Un “noi” aperto
Seize the time sarà prima di tutto una redazione aperta a chiunque voglia contribuire: tutto è da costruire, tutto è da inventare, tutto è da fare. Noi per primi ci rendiamo conto di dover imparare molto, provare e costruire pazientemente sempre sperimentando modalità nuove. Seize The Time vuole essere un Laboratorio della Controinformazione, vivo e pronto a mettersi in discussione. Ma Seizethetime è di tutte e tutti, è uno strumento per prendere parola liberamente, per iniziare a costruire il Potere Popolare in quel campo ostico e difficile che è l’informazione. Vorremmo anche che sia uno spazio esteso, che abbia un occhio, una penna e l’obiettivo di una fotocamera in ogni città e in ogni provincia del Veneto.
È il momento di Seizethetime. È il momento di cogliere l’occasione.
Cominciamo!