di Ilaria Boniburini
Domani, Sabato 13 giugno alle ore 17.00 è in programma la manifestazione Venezia fu-turistica organizzata dal Comitato NoGrandiNavi e da altri gruppi e comitati cittadini. L’evento vuole rivendicare la necessità di una nuova concezione di Venezia dopo che la pandemia ha mostrato i limiti e l’insostenibilità di un modello di città costruita sulla monocultura turistica, la speculazione e lo sfruttamento lavorativo. Pubblichiamo un contributo di Ilaria Boniburini per rilanciare la manifestazione.
« Scegliersi chi è in condizioni economiche meno buone come primo destinatario del lavoro progettuale implica che si tenda a far convergere ogni intervento in un disegno pianificato nel quale si compenetrano l’urbanistica e l’architettura. Perché chi è abbastanza ricco per abitare in centro, andarsene con frequenza fuori in viaggio o in gita, demandare ad altre persone un bel po’ di incombenze quotidiane, può pure permettersi di vivere in una città disordinata »
Carlo Melograni, Progettare per chi va in Tram
Prima della pandemia sembrava assodata la necessità di una riorganizzazione generale della mobilità in quanto si riconosceva che i livelli raggiunti in termini di inquinamento e di congestione influiscono negativamente sulla qualità della vita di ciascun/a cittadino/a. Un miglioramento e una crescita del servizio di trasporto pubblico, parallelamente ad una diminuzione nell’uso del trasporto privato, era una delle soluzioni più rapide ed efficaci che si voleva intraprendere a livello locale, seppure con contraddizioni enormi a livello regionale e nazionale in quanto rimanevano sulla carta esecuzioni di nuove autostrade, arterie, bretelle e passanti stradali.
Con l’emergenza covid-19 e le misure di contenimento del contagio il trasporto pubblico è messo di fatto in discussione. Anziché potenziare il trasporto pubblico per evitare gli affollamenti ovunque si sono dimezzati i flussi, e non dappertutto si è tornati alla normalità sebbene tutte le attività produttive e commerciali sono riprese. Molti sindaci hanno incentivato, non solo a parole, cittadine e cittadini a muoversi con mezzi privati. Molti si riempiono la bocca di voler costruire piste ciclabili, che sicuramente sono da incentivare, ma ricordiamoci che non tutte e tutti possono andare in bicicletta o a piedi, soprattutto all’interno di città che sono organizzate su distanze non compatibili con questi mezzi di trasporto e non potranno essere modificate nel breve periodo.
È assolutamente indispensabile uscire dall’ottica di una visione fortemente proprietaria del veicolo, tipica della cultura italiana, per incentivare forme di trasporto collettivo o condiviso. Un trasporto pubblico diffuso e efficiente incide sul miglioramento della qualità della vita di ogni singolo cittadino, che sia utente o meno. E quindi va difeso con i denti.
A Venezia assistiamo a una delle peggiori gestioni del trasporto pubblico, almeno in fase post-covid. Per tantissimi di noi il trasporto pubblico è vitale, specialmente quello acqueo che collega le isole che altrimenti rimarrebbero isolate. Possedere o utilizzare una barca è ancora più difficile che possedere un auto, e comunque non è certamente auspicabile che ogni abitante si doti di una barca. Già nelle condizioni attuali i livelli di moto ondoso e di inquinamento prodotti da mezzi privati sono dannosi per la Laguna e la salute.
Nella fase 1 del Covid-19, le aziende della mobilità veneziana, pur avendo chiuso il 2019 senza apparenti grossi problemi finanziari, hanno sbandierato una situazione di pre-fallimento tagliando del 70% il servizio erogato sia di terraferma che di navigazione, e mettendo il 50% del personale in CIG a rotazione per 9 settimane e a stabilire un accordo con i vettori privati per la sostituire il trasporto pubblico.
Per la natura del nostro territorio di terra e di acqua questi tagli hanno causato assembramenti e disagi enormi, come la cronaca locale e i social hanno ben illustrato. L’amministrazione locale è rimasta impassibile, scaricando responsabilità che le appartengono al livello nazionale, oppure additando spese/costi sostenuti non credibili. Invece, sul versante invece dell’incentivazione del trasporto privato l’amministrazione non è rimasta immobile. Per settimane si sono resi i parcheggi gratuiti e si sta procedendo speditamente a realizzarne degli altri, addirittura a San Basilio e Piazzale Roma. È di questi giorni infatti l’approvazione della Giunta comunale del progetto per un ala nuova del Garage San Marco con 451 posti auto in più, abbattendo tra l’altro la torre piezometrica di Sant’Andrea e la cisterna ottocentesca.
Diciamoci la verità, il trasporto pubblico a Venezia, visto il carico turistico e l’esoso biglietto, è un affare lucrosissimo che fa gola alle imprese private. Con queste sordide tattiche, svilimento dell’efficienza e la presunta bancarotta, si sta pianificando anche a Venezia la privatizzazione del sistema del trasporto pubblico.
E non è finita: c’è in arrivo anche il Piano Colao cioè il piano Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022 elaborato dal comitato di esperti voluto dal governo e guidato appunto di Vittorio Colao, amministratore delegato del gruppo Vodafone. Se da una parte la task force propone di effettuare nuovi investimenti volti ad ammodernare il parco circolante e badate bene non di potenziare il sistema, dall’altra si propone di incentivare mobilità privata sostenibile, tramite investimenti nelle infrastrutture, come le reti di ricarica per vetture elettriche, nonché grazie a misure di sostegno al car sharing a basso impatto ambientale, biciclette, monopattini elettrici. L’industria automobilistica dice grazie!
Noi invece dobbiamo opporci con forza. Vogliamo una città per chi va in tram, in autobus e vaporetto, non per chi si può permettere un mezzo privato. Vogliamo una città dove si respira aria pulita e ci si possa muovere in sicurezza, tutte e tutti con gli stessi mezzi.