di Filippo Grendene
Il primo ottobre ore 9.30 a Monteortone (ritrovo nel parcheggio dello stadio di Abano) ci sarà una manifestazione contro una grossa lottizzazione: 90.000 mq di cemento su terreno attualmente seminativo. 150.000 metri cubi, di cui 100 realizzati subito. Riassumiamo qui la vicenda, con le voci di Giorgio Bassan, del Comitato spontaneo Monteortone, e di Francesco Miazzi, del Coordinamento associazioni ambientaliste Colli Euganei. È una manifestazione importante contro la cementificazione, non solo sullo specifico sito. Per info e adesioni: comitatosalvaguardiaeuganea@gmail.com
Il Parco dei Colli Euganei, in tema di vincoli architettonico-urbanistici, è sottoposto a severe restrizioni. Si deve richiedere autorizzazione per tutto ciò che vada a modificare l’aspetto esteriore delle abitazioni e del territorio, per la costruzione di recinzioni e muri di contenimento. Gli alberi da piantare devono appartenere a specie autoctone e non modificare il biotopo, in equilibrio delicato fra natura e antropizzazione.
Esistono casi in cui una logica differente prende il sopravvento; accade quando si aprono le possibilità di grossi investimenti e di ancor più lauti guadagni. In questi mesi, ad esempio, si è parlato della lottizzazione di Monteortone, nel comune di Teolo, ma al confine con Abano, in area termale. C’è una grossa famiglia di Abano che ha fiutato un buon affare; c’è un comune che non sembra avere intenzione di opporsi alla colata di cemento; c’è un comitato di residenti che sta lavorando duramente per bloccare il tentativo. Ci sarà anche, il primo ottobre, una manifestazione, che se partecipata darà una grossa mano al lavoro di chi si sta opponendo.
Il progetto
Tra gli anni Settanta e Ottanta, nel bacino termale padovano il business erano gli alberghi. L’escalation economica dei comuni di Abano e Montegrotto ha portato il comune di Teolo a riflettere sull’opportunità di creare una propria area turistica termale, individuando nella zona di Monteortone, più vicina al bacino termale, l’area più idonea a tale trasformazione. Un terreno comunale è quindi ceduto a privati a fine anni Settanta, divenendo contemporaneamente, nel piano regolatore, zona turistico-ricettiva termale di espansione. In pratica, vi si potranno costruire strutture alberghiere e ricettive, come in parte è stato fatto con gli hotel Leonardo e Michelangelo.
Non tutto il possibile è stato edificato; la causa si può intuire visitando l’area termale fra Montegrotto ed Abano, che attualmente presenta una trentina di alberghi chiusi, falliti, in stato di abbandono. È la sorte toccata al Michelangelo. Chiediamo lumi a Giorgio Bassan, del Comitato Spontaneo Monteortone: «Leonardo è in attività, Michelangelo è abbandonato da una decina d’anni. Negli anni Settanta nella zona di Abano e Montegrotto gli alberghi spuntavano come funghi, erano un investimento trainante per l’economia cittadina; anche Teolo avrebbe potuto avere la sua parte. Pensiamo al reddito che danno delle strutture del genere, anche in termini di IMU e tassa di soggiorno (da questa Montegrotto e Abano ricavano rispettivamente 1 e 2 milioni – dati 2022). A un certo punto però c’è stata un’inversione di tendenza, il mercato era saturo e la costruzione di nuovi alberghi è iniziata a divenire un’operazione rischiosa”.
Tre tentativi
La reddittività degli investimenti alberghieri, dunque, diminuisce: ce ne sono tanti, il mercato è saturo… Quindi?
Tentativo numero 1. Fine anni Novanta, il Comune prova a cambiare la destinazione d’uso della zona introducendo anche una parte di residenziale, disaccoppiando quindi i due interventi. Un ricorso al TAR di privati impone al comune di Teolo che l’area sia un tutt’uno, ovvero si costruiscano contemporaneamente sia gli edifici alberghieri che residenziali.
Tentativo numero 2. La CIMA s.r.l., che su questo progetto fallirà, rileva la zona e sigla un accordo col Comune di Teolo. Bassan ci racconta cosa accadde: «L’accordo prevede la costruzione di un albergo, di una parte residenziale e di un centro polifunzionale per il comune di Teolo. I consiglieri di opposizione che devono approvare l’accordo (2003), dopo ore di discussione, inseriscono una clausola che lega l’ottenimento dell’abitabilità della parte residenziale al completamento della struttura alberghiera. Prima si costruisce la struttura turistica, poi le case. La Cima s.r.l. fallisce, va in amministrazione controllata, il tribunale fallimentare mette in vendita il terreno”.
Tentativo numero 3. Il tribunale fallimentare dopo numerosi tentativi di vendita e importanti ribassi aggiudica l’area alla famiglia Scapini per circa 2.200.000€. La Ditta Luna s.r.l., di proprietà della famiglia Scapini, conclude nel 2022 un accordo pubblico-privato col l’amministrazione di Teolo (precedente amministrazione, stessa linea dell’attuale). Continua Bassan: «L’accordo, che permette al comune di poter giungere a un progetto condiviso con un privato, dovrebbe avvantaggiare entrambe le parti. È un accordo sbilanciato a favore del privato che prevede, tramite una variante urbanistica, la divisione del terreno in due aree, una con possibilità di edificazione turistica termale e l’altra residenziale.”.
I numeri
Qual è il vantaggio di passare alla destinazione residenziale? È presto detto. Il progetto prevede 90.000 metri quadri edificati; un albergo da 30 stanze, in un territorio dove gli alberghi chiudono e vengono abbattuti; 40 bungalow da 50mq; 100 appartamenti.
L’amministrazione di Teolo si vanta di aver ridotto la cubatura totale prevista dal progetto del 2003 (perché salta l’unica parte di pubblica utilità, il centro polifunzionale) e di aver portato a casa 150.000 euro.
Anche accettando questa logica, sono briciole: un investimento del genere, stando ai calcoli del Comitato, ha una potenziale reddittività di 30-40 milioni solo per la parte abitativa, a fronte di un costo d’investimento che potrebbe essere meno della metà: un colossale regalo agli investitori privati, a spese di un territorio in cui il tasso di urbanizzazione è notoriamente fuori controllo. Parco dei Colli compreso.
Il territorio dei Colli
Il territorio padovano è sottoposto a forme massicce di cementificazioni e i Colli non fanno eccezione. Chiediamo a Francesco Miazzi, storico attivista della Bassa Padovana nonché consigliere di minoranza a Monselice, di delinearci la situazione.
«Sui Colli ci sono diverse piccole lottizzazioni: Abano, Montegrotto; fortunatamente, niente delle dimensioni di Monteortone. Ce ne sono invece di più rilevanti nel circondario: una a Maserà, dove vogliono fare un grosso centro logistico; l’altra a Tribano, dove si progetta un altro centro logistico di 16.000 mq. Non si arresta il percorso del consumo del suolo; ovviamente chi interviene fa leva su previsioni urbanistiche che hanno base sugli indici di sviluppo di 30 anni fa, attuando poi i progetti con semplici accordi pubblico-privato e delibere del consiglio comunale.
Pensiamo all’assurdità di Monteortone, dove si vuole costruire su terreno vergine con in fianco un albergo dismesso. Stessa cosa nelle aree di Maserà e Tribano, dove ci sono zone industriali dismesse. Non ci sono accenni a progetti di recupero e riuso: è più semplice consumare terreno agricolo vergine.
La manifestazione a Monteortone cercherà di portare questo: le dimensioni diffuse e imponenti dei processi di cementificazione, da quello – allucinante – che succede nella città di Padova, a ciò che avviene diffusamente nei territori.
La cosa positiva è che in tutte queste realtà si registra la presenza di comitati, gruppi di cittadini che sono ben consapevoli della pericolosità di queste operazioni, che si sono organizzati o si stanno organizzando. Ognuna di queste lotte che acquista vigore e che magari riesce a bloccare speculazioni rafforza le altre, come è successo col Catajo: se blocchi un centro commerciale, dai respiro anche a tutti quelli che si muovono sui propri territori. Speriamo quindi che anche gli altri comitati e movimenti, soprattutto quelli con base a Padova, capiscano l’importanza di contrastare la più grossa operazione in atto sul territorio provinciale e, oltre ad aderire, vengano il 1° ottobre».
Come si sono organizzati a Monteortone?
Come risposta al tentativo speculativo, infatti, nasce il Comitato, per l’appunto spontaneo: dei ragazzi della zona, abituati ad attraversare il territorio facendo jogging o girando in bicicletta, davanti alla prospettiva della cementificazione, decidono di provare a bloccare l’iter autorizzativo. Aprono la chat su cui avevano iniziato a organizzarsi, trovano 200 persone disponibili a battersi sulla cementificazione; si riattiva chi, già a inizio anni 2000, si era speso contro il tentativo della Cima s.r.l.. A una prima assemblea pubblica si contano 300 persone, tutte della zona. Arrivano le osservazioni sul progetto, si trovano moltissime persone disposte a dare una mano, questa volta anche al di fuori dei comuni limitrofi. Importante è il sostegno di professionisti (ingegneri, architetti, tecnici) e di docenti dell’Università di Padova, che prendono a cuore la battaglia; fra questi, due ex rettori e un centinaio di docenti spendono il proprio nome. Il professor Maurizio Malo, docente presso l’ateneo, fra l’altro, di Diritto Europeo dell’Ambiente, collabora a stilare un appello al Presidente della Repubblica, che raccoglie oltre 2300 firme. Vittorio Sgarbi, sottosegretario del Ministero della Cultura, ha recentemente dichiarato che il progetto non ha futuro. Le certezze di imprenditori e speculatori del territorio potrebbero vacillare.
I Colli Euganei patrimonio dell’Unesco
Nel corso delle proprie indagini, il Comitato si è imbattuto in una scoperta incidentale, che ha però contribuito a far parlare del territorio: riguarda la candidatura a MAB (Man and the Biosphere) UNESCO. Come?
Dicono dal Comitato: «In giro per i comuni ci sono personaggi politici non sempre di spessore e competenza adeguata. Arriviamo così a prendere in esame anche il documento di candidatura del Parco dei Colli Euganei a riserva della Biosfera MAB-Unesco, pubblicata sugli albi pretori di diversi comuni del territorio, dunque documento ufficiale; su 150 pagine, 20 riportano frasi completamente copiate dalla candidatura, per la stessa posizione del Monte Grappa. A volte resta anche il nome, come refuso… L’operazione è stata finanziata con 120.000€, 20.000 finanziamento Regionale e 100.000€ erogati dalla Fondazione Cassa di Risparmio. La cosa ha provocato un certo scalpore…
Fanno notare dal Comitato come non vi sia una contrarietà alla candidatura, che prevede ad esempio di contenere le zone residenziali, quindi evitare o bloccare tutti i progetti di questo tipo futuri o in essere. «E secondo te, questi han capito quel che hanno scritto, o lo metteranno in atto? È la classica foglia di fico», dichiara amaramente Bassan.
La manifestazione del 1° ottobre
Il Comitato, assieme alla vivace rete ambientalista che opera attorno ai Colli, ha lanciato un appuntamento per il 1° ottobre, per dare sostanza numerica all’opposizione. La manifestazione parla di Monteortone ma, idealmente, dialoga con tutte le altre minacce che insidiano parco e territori contigui – l’unica grande area che gode di un minimo di tutele ambientale nella provincia di Padova, da vivere e difendere, preziosa tanto più è fragile.