intervista ad un lavoratore di Sicuritalia con mansioni di servizio portineria all’ESU
Dove lavori, cosa fai e chi è il tuo datore di lavoro?
Lavoro all’interno delle residenze universitarie ESU (Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) a Padova, ente pubblico che offre, tra diversi servizi, anche quello degli alloggi agli studenti universitari italiani e internazionali. Lavoro all’interno delle reception delle sopradette residenze, e svolgo servizio di vigilanza diurna e notturna, inoltre sono formato per gestire le situazioni problematiche a livello di sicurezza.
Nelle residenze lavorano tre tipologie di addetti. E’ da premettere che il nostro è un servizio svolto per l’ESU poiché prestiamo servizio proprio all’interno delle strutture appartenenti ad ESU; i lavoratori che hanno partecipato allo sciopero in questi giorni, sono stati assunti e dunque dipendenti delle aziende Sicuritalia e Civis. In ultima analisi all’interno delle residenze sono presenti anche dipendenti assunti direttamente dall’ESU. Siamo assunti da tre aziende diverse ma tutti prestiamo lo stesso identico servizio. Sembrerebbe tutto abbastanza normale se non fosse per un “piccolo” dettaglio. I dipendenti ESU percepiscono uno stipendio di circa il 40% più alto rispetto ai lavoratori dalle altre aziende private.
Abbiamo sentito che siete in sciopero: qual è il motivo? Cos’è successo sul posto di lavoro?
Per comprendere il motivo per cui abbiamo deciso di indire uno sciopero, bisogna fare un passo indietro per comprendere che tipo di contratto viene somministrato per essere assunti all’interno di quest’azienda nel settore vigilanza e servizi fiduciari. Sicuritalia Servizi Fiduciari è una cooperativa che fa parte del ben più ampio gruppo Sicuritalia, quest’ultimo in continua crescita ed espansione. Loro non nascondono affatto che i loro fatturati continuano a salire e sembra dunque che la pandemia non li abbia nemmeno sfiorati. Stesso discorso non vale per la cooperativa che invece, a detta loro, versa in uno stato di “crisi” da ormai diversi anni. Ricordiamo che noi non risultiamo soltanto lavoratori, ma aderiamo anche in qualità di soci, dunque soci-lavoratori. Questa configurazione è di fondamentale importanza per comprendere la maniera in cui vengono ulteriormente violati i nostri diritti.
La configurazione di cooperativa è un abile stratagemma che consente di assumere dei soci-lavoratori, e versare su di essi i cosiddetti “rischi d’impresa”.
Attualmente abbiamo degli stipendi che si aggirano intorno a 950 euro lordi mensili, che si traducono in termini netti a circa 4.70 EUR all’ora. Senza mezzi termini, dico subito che questo stipendio non consente di vivere una vita dignitosa.
Ma non è finita qui, perché noi siamo assunti con un contratto collettivo di categoria, ovvero il CCNL della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, che di per sé è praticamente il più basso. Siglato nel 2013 da CGIL e CISL, è un contratto, si ricordi bene, scaduto da 6 anni.
Nonostante i reclami, l’ultimo quello del Tribunale di Torino che nel 2019 ha dichiarato che la retribuzione del personale è “decisamente inadeguata rispetto al principio di proporzionalità e di sufficienza sancito dall’articolo 36 Costituzione” il contratto è rimasto ad oggi invariato. Anche il Tribunale di Milano è intervenuto (si veda sentenza 1613/2018), dichiarando chiaramente che si tratta di salari al di sotto della soglia della povertà. Ci sono dei precedenti, non siamo i primi a denunciare questa situazione.
Ad aggravarla, entra in gioco la nostra posizione di soci oltre che di lavoratori. Il colpo di grazia è arrivato con le famose deroghe ottenute da Sicuritalia per affrontare le continue crisi aziendali – ammesso che fossero reali queste “crisi aziendali”. Le deroghe vengono approvate tramite pseudo-assemblee, a porte completamente chiuse. Qua stiamo parlando di qualcosa che, secondo me, è al limite della legge.
Forse è anche un po’ più in là.
Attraverso queste deroghe, per tamponare queste “pseudo-crisi aziendali”, sono riusciti ad ottenere ad esempio la cancellazione dell’integrazione per la malattia. Visto che nel 2013 questo contratto era già di per sé misero, inizialmente si era stabilito che la malattia venisse pagata al 100% per compensare salari così bassi. Adesso non è più così, la malattia viene pagata soltanto al 50%, dall’INPS.
Come se non bastasse, l’INPS non paga i primi tre giorni di malattia, definiti di “carenza” che il CCNL pone a carico dell’azienda. In quei primi tre giorni in cui io mi ammalo, non si prende un solo euro. Per non parlare delle ore di straordinario…. Per ogni ora di straordinario noi lavoratori abbiamo molto meno di quanto previsto dal CCNL.
E tutte queste modifiche sono state introdotte attraverso queste finte assemblee?
Esatto.
Quindi pian pianino hanno eroso questi minimi diritti che voi avevate, togliendo il salario.
Esattamente. Una naturale conseguenza è che molti colleghi cercano di coprire ciò che è stato “prelevato endovena” dall’azienda, attraverso degli straordinari, arrivando facilmente anche a 200 ore di servizio.
Per mantenere il livello del salario loro lavorano di più.
È necessario per poter sopravvivere, per poter arrivare a fine mese.
Mi sembra chiarissimo, c’è un atteggiamento criminale da parte dell’azienda, pian pianino un’erosione, con la scusa del COVID, di una serie di diritti, quindi voi ad un certo punto avete deciso di scioperare. Anche gli assunti da Civis hanno questi problemi?
Hanno anche loro alcuni di questi problemi, anche se con qualche differenza tecnica di cui non sono ancora bene informato. Avendo anche loro una situazione simile alla nostra hanno deciso di unirsi alla nostra lotta.
Hai idea dei numeri, quanti lavoratori sono in sciopero in questi giorni? Io so che sono tre giorni che siete in sciopero. Giusto?
Esatto, lo sciopero è iniziato lunedì 7 Giugno alle ore 7.00 e termina giovedì 10 alle ore 8.00.
Sono tre giorni di sciopero in cui le aziende Sicuritalia e Civis si dovranno cimentare a trovare dei sostituiti, siamo un numero importante e non sarà un’impresa semplice. Attraverso questo sciopero intanto abbiamo avuto un faccia a faccia con il Direttore ESU, a cui abbiamo consegnato le 400 firme degli studenti universitari residenti all’interno delle strutture. Attraverso queste firme gli studenti hanno avuto modo di mostrare solidarietà e vicinanza alla nostra causa.
Certo, immagino che dobbiate garantire la sicurezza. Insomma, questa mattina mi raccontava una studentessa delle residenza che è partito l’allarme antincendio, per mezz’ora è suonato e nessuno sapeva cosa fare. Non sapevano, ovviamente, se mancano delle persone.
All’interno delle reception, come in qualsiasi altra reception, tra le diverse mansioni vengono custodite le chiavi degli appartamenti dell’intera struttura, ed è nostro compito intervenire immediatamente ogni qualvolta riceviamo segnalazioni di allarme antincendio. Il nostro è un ruolo che ha moltissime responsabilità e che ahimè non viene valorizzato a sufficienza.
Vi sta seguendo un sindacato per portare avanti questa lotta?
Sì, abbiamo il sostegno dell’ADL COBAS che si è offerto di supportarci. Stiamo portando avanti con loro una battaglia legale e a breve verrà depositata una causa in Tribunale. In un modo o nell’altro dovranno confrontarsi con il trattamento che stiamo ricevendo.
C’è stato un confronto con l’azienda?
L’azienda Sicuritalia sino adesso ha taciuto…. Abbiamo fissato una data entro la quale ricevere delle risposte, se non arriveranno proseguiremo la nostra lotta “senza fretta e senza sosta”, conosciamo i nostri diritti e non ci fermeremo. Qui si tratta di persone che non arrivano a fine mese. Dopo tanti anni i lavoratori sono arrivati ad un punto di non ritorno e hanno detto: “Adesso basta, non ce la facciamo più”.
Come si può supportarvi?
La prima cosa è l’informazione. L’arma fondamentale è la conoscenza, lo sappiamo. Anche fra gli stessi lavoratori. Dobbiamo partire dal fatto che lo stesso contratto di categoria è qualcosa di infamante.
Noi siamo circa una ventina nelle residenze universitarie, ma in tutta l’Italia sono circa 4 000 i dipendenti dei servizi fiduciari in seno a Sicuritalia. Se per assurdo tutti i 4 000 addetti della vigilanza non armata, decidessero di fare uno sciopero nazionale, sono sicuro che passerebbero pochi giorni per cambiare le cose… Forse poche ore affinché venga restituita dignità a questo lavoro.
Quello che manca è la coscienza degli stessi lavoratori.
Si potrebbe aiutare mostrando vicinanza e solidarietà ai lavoratori, non bisogna sottovalutare il ruolo dell’opinione pubblica… Maggiore è la pressione da parte dall’opinione pubblica, e maggiore sarà l’incidenza con cui questi fatti verranno alla luce.
Quindi la prima cosa che mi verrebbe da dire, se qualcuno volesse aiutare la nostra causa, è diffondere questa conoscenza dei fatti. Concludo dicendo che i risultati che noi otteniamo oggi, saranno fondamentali per coloro che domani verranno assunti; attraverso la restituzione dei diritti che sono stati violati, ci sarà anche un beneficio diffuso per i lavoratori del futuro. Questo è uno dei motivi per cui molti studenti hanno deciso di offrirci il loro supporto.